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Seminario di formazione sui temi dell’energia – Roma

Dopo i risultati del referendum di giugno e in preparazione della 17° Conferenza Onu sul Clima di Durban

RIGAS invita a partecipare venerdì 16 settembre presso CAE – Città dell’Altra Economia, Roma, alla giornata di studi:

Dai fossili al sole, desiderabilità sociale e ambientale di una democrazia energetica

 

Relatori:
Mario Agostinelli
Membro del Comitato scientifico del Comitato Nazionale Referendario Vota Sì per Fermare il Nucleare, fondatore del Coordinamento Energia Felice
Angelo Consoli
Consulente della Commissione Europea sui temi dell’energia, responsabile della Fondazione Rifkin – Bruxelles
Livio De Santoli
Preside della Facoltà di Architettura Valle Giulia, Energy Manager dell’ateneo La Sapienza di Roma

Materiali:
Presentazione in slide sulla transizione dai fossili al sole (elaborate da Mario Agostinelli). Materiale didattico e di approfondimento

* * *
Informazioni e contatti:

Marica Di Pierri
maricadipierri@asud.net
+39.348.6861204

Luca Tornatore
gattoclochard@gmail.com
+39.320.0653039

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Dibattito: “Le sfide di un’altra economia?” – Torino

Giovedì 15 settembre

Parco Michelotti, ex Zoo, Torino

Con Guido Viale, Mario Agostinelli, Gianni Rinaldini. Modera Federico Bellono

“E’ il tempo dei sacrifici”, “Austerity”, “Dobbiamo rilanciare l’economia”, “Un patto per la crescita”, “Rilanciare i consumi”… Quante volte abbiamo sentito ripetere queste parole? Nel pieno della crisi le classi dirigenti al completo ripetono i loro presunti mantra salvifici senza batter ciglio. Ogni volta verrebbe da ricordare che le cure ad una malattia non possono mai essere le cause che l’hanno provocata. Questa banalità sembra non essere patrimonio comune.

Veniamo da trent’anni di scelte economiche basate su liberalizzazione dei capitali, privatizzazioni dei servizi pubblici, diminuzione dei diritti del lavoro, maggiore finanza e meno economia reale. Decisioni assunte all’unisono che hanno prodotto un’Italia con maggiori disuguaglianze, privilegi, delocalizzazioni produttive, meno lavoro. Oggi vengono vendute come ricette alla crisi le stesse cause, c’è qualcosa che non funziona…

L’attuale crisi, paradossalmente, può essere l’occasione per ripensare da capo l’economia e le sue leggi. Quasi tutti si ostinano a credere nel rilancio dei consumi e nella crescita delle produzioni: non sarebbe il caso di rifondare un’economia fondata sulla sostenibilità e l’equità al posto dell’aumento quantitativo delle merci?

Il Prodotto Interno Lordo non tiene assolutamente conto del benessere delle persone e di molti aspetti della loro vita: non sarebbe il caso di trovare altri modi di misurare la salute di un’economia? Le merci viaggiano in maniera sostenibile da un capo all’altro del mondo: non sarebbe il caso di ri-organizzare delle economie locali attente al territorio, all’ambiente, al lavoro?

Sono tante le ragioni che portano a sostenere la necessità di un altro modello di sviluppo. L’urgenza di pensare e costruire un’economia che abbia al centro le persone e non il mero profitto non è una scoperta dei nostri giorni. Eppure la radicalità della questione ambientale, il continuo aumento delle disuguaglianze, l’insostenibilità degli stili di vita occidentali impone la necessità di un’altra economia come mai prima d’ora.

Se è una conversione ecologica del modello produttivo e la transizione ad un’altra economia più equa sono necessarie, come attuarle? Quali strumenti? Basterà il movimento e l’organizzazione del basso per restituire una dimensione locale dell’economia? Come affrontare l’annoso problema del rapporto democrazia/poteri economici? Ed infine, come evitare che tutto si riduca a puro marketing in nome del green-washing (la classica pennallata di verde che mette la coscienza a posto)?

Info: www.fiumana2011.org

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Documento finale del Comitato “Vota sì per fermare il nucleare”

VERSO IL FORUM ITALIANO PER L’ENERGIA PER LA RIVOLUZIONE ENERGETICA NELLA PROSPETTIVA APERTA DALLA CULTURA DEI BENI COMUNI

Con il Referendum, quello che potremmo definire “l’equivoco del nucleare” è stato spazzato via dall’agenda politica ed energetica. Questo è il punto di arrivo di una straordinaria e vincente campagna referendaria. Oggi abbiamo la possibilità di individuare un nuovo punto di partenza. La vittoria è stata determinata da una molteplicità di fattori, ma in questa sede è importante per noi sottolinearne soprattutto due.

Il primo. Nel corso della campagna referendaria è emerso in modo palese il sostegno popolare, trasversale ai partiti, alla “visione” di una nuova economia e di un nuovo modello di sviluppo fondata sull’energia distribuita e su un uso diverso dell’energia, in altre parole su fonti pulite e rinnovabili e sull’efficienza e il risparmio energetico. Su questa visione, per oltre metà degli Italiani, si deve basare il futuro del Paese. E ciò che è più importante è che tutto ciò è stato visto come un’alternativa vera e concreta al nucleare.Il secondo.

Questa campagna referendaria ha visto emergere una società in movimento, che ha espresso una nuova politica fatta di pratiche e metodologie originali, insieme al ridimensionamento del potere assoluto delle TV a favore della riscoperta di strumenti di propaganda e informazione basati sul dialogo ed il convincimento diretto di milioni di persone, accanto all’uso dei social network e della rete. Tutto ciò è potuto avvenire perché è esploso nel paese un nuovo bisogno di partecipazione e di impegno che si è nutrito di uno straordinario interesse per i beni comuni.

La campagna referendaria ha quindi costituito una formidabile occasione perché si recuperasse il dibattito e l’elaborazione a livello territoriale su questioni strategiche, nazionali e globali: questo rende possibile, oggi, intrecciare le esperienze locali in un ambito più collettivo e in una prospettiva di nuova mobilitazione sociale e culturale a scala nazionale.

Per tutto ciò oggi è possibile parlare di un nuovo punto di partenza.

A due condizioni.

Che si valorizzi la varietà e ricchezza di posizioni e approcci.

Che non si rinunci ad un’azione unitaria ed efficace una volta individuato lo scenario condiviso.

Tale scenario può essere sintetizzato nella contemporanea presenza sulla scena mondiale della crisi economica e di quella climatica che disegnano il nostro campo d’azione intorno a tre grandi questioni tra loro intrecciate: lo sviluppo delle rinnovabili, del risparmio e dell’efficienza energetica, la risposta ai cambiamenti climatici, le opportunità di lavoro e di modifica degli stili di vita che tutto ciò determina.

Grazie a questi scenari oggi è concretamente possibile costruire una nuova economia fondata sulla sostenibilità ambientale, a basse emissioni di CO2, ed un modello di produzione distribuita dell’energia, partendo dal riconoscimento che stiamo vivendo nella prima fase di una vera e propria rivoluzione energetica, alla ricerca di un diverso paradigma di gestione delle risorse, che superi anche la dicotomia pubblico-privato. L’Unione Europea, ad esempio, sta elaborando una RoadMap per la decarbonizzazione al 2050. Si tratta di una vera rivoluzione, con il completo affrancamento dal carbone e dal petrolio che hanno costituito la base della rivoluzione industriale degli ultimi 200 anni. L’esito però di questa storica battaglia è tutt’altro che scontato: anzi, è già in atto un’offensiva tesa a rilanciare l’uso del carbone e mantenere inalterato il peso dei combustibili fossili.

Dobbiamo anche sapere che la rivoluzione energetica non è un processo tecnico, ma richiede un ripensamento profondo dei processi sociali e dei modelli culturali. Serve perciò rilanciare un grande investimento nella formazione di un nuovo patrimonio di conoscenza e di consapevolezza delle persone, che passa sia attraverso un rilancio del sistema di istruzione e ricerca sia attraverso il recupero dei saperi delle comunità.

Serve pensare a forme nuove e originali di mobilitazione sociale, capace di tenere insieme le associazioni con i gruppi di acquisto solare, le imprese con il governo del territorio, i piani di riqualificazione energetica delle città con la produzione distribuita di energia pulita, l’apertura di concrete prospettive di futuro per i giovani con il rilancio del lavoro a partire dal ruolo dei lavoratori nell’intervenire sui cicli produttivi e sui prodotti nella prospettiva di una riconversione energetica.

Sono obiettivi e prospettive ambiziosi. Tanto più che oggi in Italia, a differenza che nella maggior parte dei paesi europei, non esiste alcuna strategia e programmazione, né sul Clima e la riduzione delle emissioni climalteranti, né sull’energia. Sono necessarie scelte strategiche e settoriali di Governo e Parlamento, con un ruolo attivo delle Regioni e degli Enti Locali che partano dal chiaro obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica in tutti i settori energetici (produzione elettrica e industriale, terziario, trasporti, riscaldamento e agricoltura).

La forza che abbiamo accumulato durante la campagna referendaria può trasformarsi oggi in un grande movimento popolare che costruisca uno spazio pubblico partecipato capace di produrre risposte concrete alle sfide che abbiamo delineato, tenendo insieme energie pulite, clima, lavoro, ricostruendo un’idea di futuro che abbia al centro il benessere comune.

Oggi possiamo aprire un percorso originale e ci possiamo muovere su più piani:

– iniziativa forte ed incisiva contro il carbone a partire da una iniziativa nazionale da tenersi a Porto Tolle in autunno.

– appoggio alla Proposta di legge di iniziativa popolare SVILUPPO DELL’EFFICIENZA ENERGETICA E DELLE FONTI RINNOVABILI PER LA SALVAGUARDIA DEL CLIMA, per chiedere che la nuova Strategia Energetica e Ambientale Nazionale sia fondata sugli obiettivi europei di riduzione delle emissioni climalteranti entro il 2020 e sull’obiettivo di completa decarbonizzazione al 2050, sostenuta da un processo partecipato di consultazione che veda il coinvolgimento di tutti gli attori sociali (organizzazioni non governative, sindacati, aziende, cittadine e cittadini) e delle istituzioni locali e regionali.

– avvio di un percorso di confronto con i sindacati sulle opportunità di coniugare la sfida energetica con il lavoro

– promuovere una conferenza nazionale per l’energia che elabori un Piano Energetico Nazionale, partendo dall’attuale overcapacity nella produzione elettrica, per puntare alla progressiva sostituzione dell’uso di combustibili fossili con le fonti energetiche pulite e rinnovabili, nel quadro di una generale riduzione del consumo di energia e un uso più efficiente dell’energia stessa.

– messa in campo di piani energetici locali, in particolare per le grandi aree urbane, che sulla base di regole chiare individuino le priorità e le scelte strategiche, minimizzando l’impatto nell’uso del territorio.

– iniziativa autunnale per una Strategia Energetica e Ambientale che tagli le emissioni di gas climalteranti globali e locali, oltre che le emissioni dannose per la salute, che rilanci l’attenzione in Italia per i cambiamenti climatici e le urgenti e conseguenti azioni che rispecchino la giustizia climatica a livello nazionale e internazionale, mobilitando il popolo delle rinnovabili, del risparmio e dell’efficienza strutturazione di un Centro Studi, che accompagni le elaborazioni territoriali e avanzi proposte per la convocazione di una conferenza nazionale e la predisposizione di un vero e proprio piano energetico per l’Italia, ponendo l’obiettivo ambizioso, come già ha fatto la Germania, della produzione di energia da fonti rinnovabili all’80 % entro il 2050, con la contestuale riduzione del consumo energetico da fonti fossili

– prosecuzione della mobilitazione antinucleare sia per tenere sotto osservazione il nucleare che già c’è (dal decomissioning alla presenza di uranio impoverito o in ogni modo riprocessato), sia per lavorare con il movimento antinucleare europeo

– partecipazione alla cinquantesima Marcia della Pace Perugia-Assisi perché la necessità di approvvigionamento energetico e la dipendenza da fonti esauribili e geolocalizzate continua ad essere, insieme al bisogno di acqua, la causa principale di molteplici conflitti.

Sulla base di questi elementi l’assemblea decide di riconvocarsi entro il mese di settembre 2011 per proseguire l’esperienza unitaria della campagna referendaria, promuovendo la costituzione di comitati territoriali aperti in un percorso nazionale per la costruzione del forum italiano per l’energia, entro la prospettiva aperta dalla cultura dei beni comuni.

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Dopo il referendum, cosa?

IL COMITATO REFERENDARIO “FERMIAMO IL NUCLEARE”

convoca il 9 luglio, dalle ore 10.30

ASSEMBLEA NAZIONALE

c/o Facoltà di Ingegneria dell’Università La Sapienza, via Eudossiana 18 – Roma

 

Dopo che il popolo italiano ha detto ‘No’ al nucleare, come rilanciare per far affermare un modello energetico diffuso, che superi le fonti fossili e veda protagonisti i territori e le comunità? È una delle domande alla base del confronto che è già partito tra le associazioni del comitato nazionale e che deve continuare con i comitati e le associazioni locali, con tutti i gruppi e i volontari che hanno dato un contributo nella campagna referendaria. È questa la finalità dell’assemblea nazionale del 9 luglio prossimo.

Si è sprigionata in Italia un’energia positiva, popolare, si sono rafforzate relazioni tra gruppi, associazioni, singoli cittadini in tutti i territori. Sentiamo l’esigenza e la responsabilità di non disperderci e di non disperdere il grande patrimonio sociale e culturale che tutti quanti abbiamo contribuito a creare con la bella campagna referendaria.

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Proposta per il dopo la vittoria referendaria

NOTA della Presidenza dell’Associazione Sì alle energie rinnovabili No al nucleare

La presidenza dell’Associazione Sì alle energie rinnovabili No al nucleare ritiene necessario procedere, dopo il risultato formidabile del referendum abrogativo del nucleare, ad iniziative che diano continuità al lavoro svolto, tra queste c’è la proposta di costituire un Centro Studi in grado di contribuire all’elaborazione di proposte con l’obiettivo di contribuire alla costruzione di un vero e proprio piano energetico nazionale. A questo scopo la Presidenza ha elaborato la nota allegata che servirà come base per i prossimi contatti che verranno presi con l’obiettivo di verificarne la praticabilità e la sostenibilità economica.

La proposta della costituzione del Centro Studi è stata illustrata anche al coordinamento del Comitato “Vota Sì per fermare il nucleare”, che si è riunito giovedi scorso, con la proposta di farla diventare un’iniziativa comune, come del resto è stato proposto per l’iniziativa a sostegno del disegno di legge di iniziativa popolare che abbiamo presentato il 21 dicembre scorso alla Camera dei Deputati.

Alfiero Grandi

NOTA dell’Associazione Sì alle energie rinnovabili No al nucleare

Sì alle energie rinnovabili No al nucleare, Associazione costituita con atto pubblico nel febbraio 2009, ha contribuito al successo del referendum abrogativo sul nucleare del 12/13 giugno scorso e ha lavorato insieme alle altre Associazioni Ambientaliste con le quali ha costituito il Comitato Vota SI per fermare il nucleare.

Sì alle energie rinnovabili No al nucleare ha presentato il 21/12/2010 alla Camera dei Deputati una proposta di legge di iniziativa popolare, con oltre 110.000 firme, denominata Sviluppo dellefficienza energetica e delle fonti rinnovabili per la salvaguardia del clima. Questa pdl è stata assegnata il 21/1/2011 dal Presidente della Camera – con il n° 3988 – alle Commissioni parlamentari 8° Ambiente e 10° Attività produttive e da allora è in attesa di essere esaminata.

Sì alle energie rinnovabili No al nucleare, dopo lo straordinario risultato del referendum che ha cancellato per la seconda volta il nucleare in Italia, vuole sviluppare uniniziativa per conquistare un futuro fondato sullefficienza, sul risparmio energetico e sulle fonti di energia rinnovabili. Efficienza, risparmio energetico e sviluppo delle energie rinnovabili sono le ragioni costitutive dellAssociazione fin dalla sua nascita.

L’Italia deve dotarsi di una politica energetica compatibile con lambiente, in grado di offrire prospettive di sviluppo della ricerca, degli investimenti e delloccupazione di qualità, come primo passo significativo – in attuazione degli impegni del 20/20/20 presi con lEuropa – per realizzare lobiettivo di superare lattuale sviluppo ad alta concentrazione di energia inquinante, che ha causato la gravissima crisi del clima. Occorre realizzare un nuova politica energetica fondata sulle fonti rinnovabili diffuse nel territorio, più accessibili e controllabili da parte dei cittadini, fino alle possibilità di autogestione. Lobiettivo è un modello di energia pulita e di partecipazione sociale più diretta.

Per questi obiettivi Sì alle energie rinnovabili No al nucleare intende promuovere un Centro Studi, articolabile in sezioni regionali, per avanzare proposte nelle materie energetiche in vista della convocazione di una conferenza nazionale e della predisposizione di un vero e proprio piano energetico per lItalia, ponendo lobiettivo ambizioso, come già ha fatto la Germania, della produzione di energia da fonti rinnovabili all80 % entro il 2050, con la contestuale riduzione del consumo energetico da fonti fossili.

A questa iniziativa sono invitati a partecipare, entrando nella base sociale di sostegno, quanti hanno contribuito al successo del referendum, i settori produttivi impegnati nellefficienza energetica, nel risparmio e nelle energie rinnovabili, le organizzazioni sindacali e sociali, i tecnici, i ricercatori, gli scienziati, i cittadini che a vario titolo intendono contribuire alliniziativa. Il Centro studi deve coniugare proposte legislative con informazione, formazione e crescita del patrimonio culturale e scientifico del paese, con lobiettivo di stimolare ricerca, sperimentazione e nuove tecnologie nelle energie rinnovabili.

Sì alle energie rinnovabili No al nucleare nelle prossime settimane cercherà tutti i contatti per verificare la sostenibilità finanziaria della proposta e le disponibilità da parte di tutte le competenze scientifiche, professionali, sociali che hanno contribuito al successo del referendum. Il Centro studi avrà un comitato di garanti per assicurarne la trasparenza e leccellenza necessarie.

Roma, 2 luglio 2011

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