Archivi tag: inquinamento

Cambia la giurisprudenza per reati ambientali

da Corriere del Veneto.it – 7 febbraio 2012

Centrale Enel di Porto Tolle: amministratori rinviati a giudizio per disastro ambientale

Secondo la Procura gli imputati avrebbero omesso di collocare e far collocare impianti e apparecchi destinati a prevenire disastri ambientali: in particolare, l’insorgenza o l’accentuarsi di malattie respiratorie, asma e rinite allergica e malattie cardivascolari, legate all’inalazione e ingestione di sostanze inquinanti emesse in atmosfera.

ROVIGO – Amministratori Enel ed ex direttori della Centrale di Porto Tolle sono stati rinviati a giudizio dal gup di Rovigo per omissione dolosa di cautele contro disastri e infortuni sul lavoro, in concorso, dal ’98 al 2009. Dieci gli imputati. Tra questi, l’attuale amministratore delegato di Enel Fulvio Conti e i suoi predecessori, Franco Tatò, dal 1996 al 2002 e Paolo Scaroni, fino al 2005. Rinviati a giudizio anche i manager di Enel Produzione Alfredo Inesi, Antonino Craparotta, Giuseppe Antonio Potestio e Sandro Fontecedro; Leonardo Arrighi, che successivamente ha siglato il progetto di riconversione a carbone per conto di Enel Produzione; Renzo Busatto e Carlo Zanatta, ex direttori della centrale.

La decisione è stata presa dal Gup del tribunale di Rovigo, Alessandra Testoni, che ha accolto la richiesta del pm Manuela Fasolato. Secondo la Procura rodigina gli imputati, «ciascuno limitatamente ai periodi di rispettiva competenza», avrebbero omesso di collocare e far collocare impianti e apparecchi destinati a prevenire disastri ambientali e infortuni sul lavoro. In particolare, l’insorgenza o l’accentuarsi di malattie respiratorie, asma e rinite allergica e malattie cardivascolari, legate all’inalazione e ingestione di sostanze inquinanti emesse in atmosfera dal 1998 al 2004 dalla centrale di Porto Tolle.

In pratica, la Procura attribuisce la responsabilità agli imputati del mancato adeguamento degli impianti durante il funzionamento della centrale ad olio combustibile per ridurre le sue emissioni; adeguamento che sarebbe stato un obbligo in base alle direttive emesse dalla Unione Europea. A patire le conseguenze di questo mancato adeguamento e dell’esposizione alle emissioni inquinanti della centrale, secondo la Procura che attinge ad uno studio epidemiologico effettuato dalle Asl di Rovigo ed Adria per il periodo che va dal 1998 al 2006, sarebbero stati soprattutto i bambini, da zero a 14 anni, residenti nei comuni di Porto Tolle, Porto Viro, Ariano nel Polesine, Taglio di Po, Rosolina, Mesola. Questi, secondo lo studio, hanno mostrato patologie legate a malattie respiratorie. «In particolare – scrive la Procura rodigina – per il periodo ’98-2002 è stato calcolato nella misura dell’11% di tutti i ricoveri la percentuale legata alle patologie respiratorie». (Ansa)

Condividi

Fermiamo il carbone, avvelena il clima e la nostra salute

18-19 FEBBRAIO 2012

GIORNATE DI MOBILITAZIONE NAZIONALE

Il 16 febbraio ricorre l’anniversario del Protocollo di Kyoto, il trattato internazionale per combattere i cambiamenti climatici che tanti disastri stanno provocando anche in Europa e nel nostro Paese.

La scelta di incrementare in Italia l’uso del carbone per la produzione di energia elettrica tramite la riconversione e la costruzione di grandi centrali è una SCELTA NOCIVA E SBAGLIATA, la combustione del carbone produce altissime emissioni di anidrite carbonica, più del doppio di quelle del gas, aggravando il fenomeno del cambiamento climatico che minaccia il futuro del Pianeta.

Il carbone è anche una GRAVE MINACCIA PER LA SALUTE DI TUTTI: la combustione rilascia un cocktail di inquinanti micidiali (Arsenico, Cromo, Cadmio e Mercurio) che coinvolgono aree anche molto lontane dalle centrali. L’Anidride solforosa emessa, combinandosi con il vapore acqueo, provoca le piogge acide.

Il carbone è conveniente solo per le grandi lobby proprietarie delle centrali, che non rispondono dell’inquinamento causato e usano un combustibile a buon mercato grazie anche allo sfruttamento dei minatori. Col carbone aumenterà il ritardo dell’Italia verso gli obiettivi di riduzione di almeno il 20% delle emissioni entro il 2010, e il nostro Paese verrà condannato a pagare multe pesanti: tutti soldi che sborseremo di tasca nostra.

Come con il nucleare, anche le grandi centrali a carbone non servono. Già oggi l’Italia ha più centrali di quelle che occorrono: ci sono impianti per 110mila MW, ma i picchi di consumo non vanno oltre i 57mila MW. Semmai dobbiamo mandare in pensione quelle vecchie e inquinanti e rimpiazzarle con efficienza e fonti pulite.

L’efficienza è una risorsa per le bollette e per il lavoro: grazie alla detrazione del 55% per gli interventi sul risparmio energetico negli edifici, in 3 anni sono stati creati 150mila posti di lavoro. Le rinnovabili, poi, sono già una realtà: in Italia il 23% dell’elettricità è prodotta dalle fonti pulite. Con efficienza e rinnovabili, la Germania ha prodotto in 10 anni 400mila posti di lavoro e al 2050 potrà disattivare tutte le centrali a fonti fossili.

Info: www.fermiamoilcarbone.it

I promotori: Alternativa, AltraMente scuola per tutti, AltroVe, Arci, Auser, A Sud, Cepes, Circolo AmbienteScienze, Comitato Energiafelice, Comitato SI’ alle Rinnovabili NO al nucleare, Coordinamento Veneto contro il carbone, Ecologisti Democratici, Fare Verde, Federazione nazionale Pro Natura, Federconsumatori, Forum Ambientalista, Greenpeace, ISDE-Medici per l’Ambiente, Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, Lega Pesca, Lipu, Movimento difesa del cittadino, Movimento Ecologista, OtherEarth, Rete della Conoscenza (Uds-Link), RIGAS, Slow Food Italia, SOS Rinnovabili, Terra! Onlus, Vas, WWF, Ya Basta.

SCARICA IL VOLANTINO (PDF, 156 KB)

SCARICA LA SCHEDA DI ADESIONE (DOC, 37 Kb)

SCARICA IL BANNER (PNG, 49 Kb)

Condividi

Per non dimenticare Fukushima. E la centrale

da Il manifesto 27.1.2012

di YUKARI SAITO – FUKUSHIMA

Era una zona quasi paradisiaca, ora la contaminazione ne ha fatto un deserto. A dieci mesi dal disastro, la vita non è tornata alla normalità. La popolazione è dispersa, la comunità frantumata, i bambini a rischio. Eppure il governo ha sostenuto che «l’allarme è cessato».

«L’uomo imparò a coltivare la terra. Imparò ad allevare gli animali. Coltivare e allevare sono due atti che ci rendono umani. Un giorno però si è reso impossibile coltivare, allevare o pescare, nonostante la terra, gli animali e i pesci siano sempre lì. Com’è possibile, allora, non chiederci se questo è ancora un uomo?», si interroga Jotaro Wakamatsu, poeta di Fukushima, residente appena fuori della zona off limit intorno alla centrale nucleare teatro del disastro cominciato l’11 marzo scorso.

Forse pochi sanno che la provincia di Fukushima, divenuta famosa come fonte di contaminazione radioattiva, era una zona all’avanguardia giapponese per l’agricoltura biologica, con 200 aziende attive e altre 500 in via di conversione. Iitate-mura, oggi noto per i punti caldi di radiazioni e le tracce di plutonio trovate sul territorio, nonostante disti 40 chilometri dalla centrale di Fukushima Daiichi, era stato addirittura definito il villaggio più bello del Giappone. Era abitato anche da giovani nativi di Tokyo, che innamorati del luogo avevano scelto di trasferircisi per diventare agricoltori biologici o allevatori di mucche.

CONTINUA – LEGGI TUTTO L’ARTICOLO (PDF, 98Kb)

Condividi

24 gennaio: convegno “Auto elettrica ama il green” a Milano

Interessante convegno a Milano sul tema della mobilità sostenibile e l’auto elettrica. Presente l’Assessore all’ambiente del Comune di Milano Pierfrancesco Maran che è stato promotore dell’iniziativa e il Ministro dell’ambiente Corrado Clini. Presente per l’Associazione Energia Felice Giuseppe Farinella che ci riporta alcune suggestioni.

L’auto e il trasporto merci elettrico, come hanno dimostrato nei loro interventi i rappresentanti di Renault e Pininfarina, rappresenta il futuro della mobilità nelle città: è l’unico mezzo che permette di ridurre l’inquinamento che deriva dai mezzi dotati di motore a combustione interna. È prevedibile per motivi di sanità pubblica la completa sostituzione dei mezzi circolanti entro il 2050.

I problemi tecnici (autonomia, costi, batterie, produzione, ricarica rapida) sono ormai tutti risolti. È però necessaria la volontà politica di sviluppare il settore. Per quanto riguarda gli incentivi sarebbe sufficiente imporre che almeno il 10% delle auto blu (60.000) sia elettrico e che le città siano dotate di punti pubblici di ricarica. A Milano, ad esempio, sarebbe sufficiente investire l’equivalente del costo di 2 fermate della metropolitana per costruire 1000 punti di ricarica magari abbinati al bike sharing.

L’auto elettrica permetterà un aumento dell’efficienza delle automobili e permetterà di ottimizzare la distribuzione di energia elettrica mediante le smart-grid. Sbaglia chi sostiene che l’uso delle auto elettriche sposta il problema dell’inquinamento ma non lo risolve, ha fatto notare il rappresentante di APER, in quanto l’uso dell’elettricità significa usare un mix di fonti di energia primaria tra cui, in Italia, almeno il 25% deriva da fonte rinnovabile (idroelettrico, eolico, fotovoltaico, biogas…). Il ricercatore Leopoldo Montanari di Lem-Replay ha inoltre fatto notare che l’auto elettrica, integrata al sistema pubblico dei trasporti, sarà l’unica strada percorribile nel futuro per ridurre l’inquinamento da micropolveri. L’inquinamento altrimenti è destinato ad aumentare costantemente per via del costante aumento dell’urbanizzazione in tutte le aree intorno alle grandi città.

Il blocco della circolazione delle auto inquinanti a Milano mostra la necessità di intervenire con urgenza nel settore. Sia l’intervento del Ministro che quello dell’Assessore hanno confermato la volontà di avviarsi sulla strada della promozione della mobilità elettrica. Vedremo quali saranno le azioni messe in campo. La nostra Associazione è come sempre disponibile a organizzare iniziative a sostegno della mobilità elettrica e delle rinnovabili.

a cura di Giuseppe Farinella

Il programma completo dal sito del Comune di Milano >>>

 

Condividi

Vota la compagnia Vale, peggior multinazionale al mondo

La Vale, impresa mineraria brasiliana presente in 38 paesi e considerata oggi la maggior corporation di estrazione minerale del mondo, è una delle sei finaliste del premio “Public Eye Award”, che ogni anno elegge la peggior impresa del Pianeta attraverso il voto popolare e annuncia la vincitrice durante il Forum Economico Mondiale di Davos, in Svizzera. È la prima volta che un’impresa brasiliana concorre al premio.

Entra nel sito www.publiceye.ch e vota Vale!

L’indicazione di quest’impresa per il Public Eye Award 2012 è stata fatta dal “International Network of People Affected by Vale”, tramite la rete brasiliana “Justiça nos Trilhos” e in collaborazione con le ONG internazionali Amazon Watch e International Rivers. Alla base di questa ‘nomination’ ci sono innumerevoli impatti ambientali, sociali e nel mondo del lavoro causati negli ultimi dieci anni dalle attivitá di questa multinazionale, in Brasile e nel mondo.

L’entrata dell’impresa, in 2010, nel Consorzio ‘Norte Energia’, responsabile per la costruzione dell’idroelettrica Belo Monte nel fiume Xingu, in Pará (nord del Brasile), è stato considerato dagli organizzatori del premio (Greenpeace Suíça e Dichiarazione di Berna) il fattore determinante per l’inclusione di Vale nella lista delle sei finaliste al Public Eye di quest’anno.

Vale possiede il 9% delle azioni del Consorzio, che sloggerá circa 40mila persone dalle loro terre, colpendo direttamente o indirettamente 14 comunitá indigene del Médio Xingu, allagando 668 Km2 e seccando 100 Km di fiume della Volta Grande do Xingu.

La votazione del Public Eye Award 2012 continuerá fino al 26 gennaio.

Condividi