Energia e industria. Bardi e Potetti (Fiom): “Precisazioni necessarie dopo le dichiarazioni di Clini e Pasini sui rapporti tra l’industria metallurgica e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili”
Alcune precisazioni sono necessarie a proposito delle recentissime dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, e del Presidente di Federacciai, Giuseppe Pasini. Mercoledì 9 maggio a Verona, nella giornata di apertura del Solarexpo, la più importante fiera italiana sull’energia solare, e parallelamente a Milano, nella presentazione dei dati sul settore siderurgico da parte di Federacciai, assieme a dati e a considerazioni condivisibili su entrambi i settori, vi sono state alcune opposte dichiarazioni sulle questioni energetiche che richiedono alcune precisazioni.
Per il Ministro Clini, non sono le fonti rinnovabili quelle che alzano il costo della bolletta energetica, ma piuttosto settori della vecchia economia degli anni ’70, come l’acciaio e alluminio, che non dovrebbero avere vantaggi sulle tariffe. Per Federacciai, viceversa, il Governo non fa scelte per abbassare il costo dell’energia e del gas, ‘favorendo invece le lobby delle rinnovabili che hanno goduto di forti incentivi che solo ora vengono tagliati’. Se effettivamente l’intenzione di questi illustri dichiaranti era quella di imputare alla siderurgia, o viceversa alle rinnovabili, il costo di una bolletta energetica più alta che in altri paesi europei, dissentiamo profondamente.
Come è stato dimostrato più volte, infatti, la causa di questa onerosa bolletta sta nell’inefficienza del sistema energetico italiano, nella sovracapacità produttiva e negli alti margini di profitto dei grandi produttori da fonti fossili che, chissà perché, hanno contratti di fornitura del gas legati al petrolio e più alti che altrove. Si tratta di aziende oligopolistiche – in questo caso si che si possono definire lobby – che, per di più, nel caso di Enel e di Eni hanno una partecipazione pubblica che ne dovrebbe indirizzare le strategie.
Per quanto riguarda le rinnovabili, proprio ieri a Verona il GSE (il Gestore dei Servizi Energetici) ne ha spiegato gli effetti: prima dell’esplosione del fotovoltaico dell’ultimo anno alla Borsa elettrica c’erano due picchi di prezzo, uno di giorno, verso le 11 di mattina, e uno di sera, verso le 18-20. Ora il picco delle 11 di mattina è praticamente scomparso (anche se quello serale è stranamente aumentato di molto). La spiegazione è che il fotovoltaico, assieme alle altre rinnovabili, producendo a costi marginali nulli (non serve più combustibile per dare un kWh in più), di giorno fa concorrenza alle centrali tradizionali e riesce a contenere il prezzo dell’energia. Si tratta dell’effetto peak shaving che nel 2011 ha fatto risparmiare 400 milioni di euro.
Mettere in contrapposizione le rinnovabili e la siderurgia è sbagliato da molti punti di vista. Un modello energetico efficiente e sostenibile deve aumentare razionalmente tutte le fonti rinnovabili e deve progressivamente diminuire quelle fossili, garantendo dei costi compatibili, nel rispetto delle regole comunitarie, a tutti i settori produttivi, ivi compresi quelli energivori e di base, che servono per mantenere un sistema industriale moderno.
Lo sviluppo della cosiddetta green economy e gli stessi settori delle energie rinnovabili hanno bisogno di molti prodotti siderurgici. Si può verificare quanto alluminio serva in un impianto solare, quanto acciaio di qualità serva per una pala eolica, in una caldaia a condensazione, o nel solare termico? Perché questi materiali dovrebbero essere importati, visto che in Italia li stiamo producendo?
Certo queste produzioni devono essere efficienti e compatibili con l’ambiente e, a questo proposito, dissentiamo da un’altra affermazione fatta da Pasini, assieme al suo vice Nicola Riva, quando hanno chiesto alla Unione Europea di ‘non esagerare con le norme di tutela ambientale’. A dimostrazione di questa nostra impostazione, che non intende essere un improbabile tentativo di ‘quadratura del cerchio’, vorremmo ricordare che la Germania è il primo produttore di acciaio in Europa e, contemporaneamente, il primo al mondo per MW solari installati (24.700).
In Italia siamo i secondi per la siderurgia e anche per le installazione del solare (a maggio 13.160 MW), ma la differenza non è solo questa. La differenza vera è che in Italia non c’è una politica industriale che dica in quali settori e come si debba riavviare uno sviluppo sostenibile, mentre si tagliano i diritti e la spesa anche in settori che crescono, come le energie rinnovabili.