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Parigi: il “filo rosso” per la giustizia climatica diventa un corteo

UNA RISPOSTA DI MASSA ALLO STATO DI EMERGENZA DECRETATO DA HOLLANDE

Parigi, 12 Dicembre 2015 – di Alfonso Navarra

Il « filo rosso », non autorizzato, indetto per stamattina alle 12 dalla Coalizione Climat 21, che avrebbe dovuto essere una ripetizione della catena umana del 29 novembre (quella marchiata dalle cariche poliziesche e da centinaia di arresti con il pretesto dei Black Bloc), strapieno di manifestanti, si è trasormato in un corteo che, radunato a ridosso dell’Arco di Trionfo, bloccato nella direzione Elisi, occupando tutto lo spazio di via della Grande Armata, ha imboccato la direzione opposta.

Spiegamento enorme di agenti della PS armati di fucili, elicotteri trasvolanti, un mare di blindati, tutte le strade nelle vicinanze dell’Arco di Trionfo bloccate, ed in quelle meno vicine controlli e perquisizioni sitematiche degli zaini : a questo clima di guerra ha fatto da straniante contrasto la festosità di 50.000 manifestanti ecopacifisti, in massima parte giovani , e moltissimi provenienti da altri Paesi europei, giunti espressamente per rivendicare « la giustizia climatica per la pace ».

Se si voleva intimidire la protesta ecologista contro il circo diplo-mediatico allestito a Le Bourget con la COP 21, diciamo che stavolta chi proclama guerre e stati di emergenza inconsulti stavolta non l’ha spuntata (e del resto abbiamo anche visto che il « muscolarismo » non sta pagando elettoralmente contro il Fronte Nazionale).

Solita scenografia di volti dipinti, palloncini, cartelli colorati, bandiere della pace ma anche verdi e rosse ; e – questo per me è un dato insolito- tante bandiere gialle degli antinucleari, non solo francesi (ho rimediato una spilletta « Energia nucleare ? No grazie ! » proveniente dalla Corea del Sud). Lo slogan di Sortir du Nucléaire, tra i principali organizzatori ? « Don’t nuke the climate! »

Era presente uno striscione No-TAV, ma era portato da spagnoli e francesi .

Temevo di non riuscire a raggiungere la manifestazione perché la fermata del Metro Etoile era stata chiusa ; ma uscendo a Victor Hugo e facendo un giro largo per bypassare i blocchi polizieschi, alla fine sono approdato nel mare di gente dalla parte di Port Maillot (quindi verso la fine della via Grande Armata).

Poi mi sono girato il corteo in lungo ed in largo, e vi assicuro è stata una faticaccia dal punto di vista fisico. Volevo ritrovare la Banda degli Ottoni a Scoppio (i musicisti erano presenti ieri all’Assemblea preparatoria alla Bourse du Travail), ma non ho avuto questa fortuna di incontrarli.

Ora, lasciato il corteo e ritornato in Hotel (spero non si facciano vivi gli sfasciavetrine neri a guastare la festa, che è un grande successo politico), apprendo dalla TV di Stato francese che è stata messa a punto la bozza finale dell’accordo sul clima: a momenti dovrebbe essere votata.

La retorica di Hollande si spreca per l’occasione: “Siamo ora al momento decisivo” ha dichiarato il presidente francese rilevando che quello della Conferenza Onu sul Clima “può essere un messaggio di vita“, e aggiungendo “sono orgoglioso che sia inviato proprio da Parigi, che è stata colpita dalla morte un mese fa“.

Gli eco-scettici come il sottoscritto aspettano non fiduciosi: il nucleare non salverà il clima, caro Hollande!

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COP 21: Riduzione emissioni o barbarie – incontro a Genova

Venerdi 11 dicembre ore 17.00

Salone Rappresentanza Palazzo Tursi, v.Garibaldi 14 – Genova

I cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità.

Gli impatti più pesanti probabilmente ricadranno nei prossimi decenni sui Paesi in via di sviluppo, dove molte popolazioni vivono in luoghi particolarmente colpiti da fenomeni connessi al riscaldamento, e i loro mezzi di sostentamento dipendono fortemente dalle riserve naturali e dai cosiddetti servizi dell’ecosistema, come l’agricoltura, la pesca e le risorse forestali.

La scienza e la tecnologia non sono neutrali, dipendono dalle scelte politiche ed economiche.

Nessuno vuole tornare alla preistoria, però è indispensabile rallentare la marcia per guardare la realtà in un altro modo, raccogliere gli sviluppi positivi e sostenibili, abbandonando al tecnologia basata sui combustibili fossili, per un’economia basata sulal giustizia e la redistribuzione delle ricchezze.

L’attuale sistema economico energivoro, oltre a distruggere l’ambiente e a sfruttare i lSud del mondo, causa diseguaglianze e povertà anche nelel nostre città.

E’ necessaria una riconversione ecologico-sociale dell’economia.

Cosa sta succedendo alla Confernza di Parigi? In Italia e in Liguria a che punto siamo?

Ne parliamo con

Mario Agostinelli, ecologista, politico e sindacalista

Dott.ssa Maria Fabianelli, Direttore Divisione Energia IRE S.p.A, Agenzia Regionale Ligure (Il progetto COOPENERGY: la Governace multi-livello nella pianificazione energetica)

Enrico Pignone, Consigliere delegato all’Ambiente della città Metropolitana di Genova

COP 21: Riduzione emissioni o barbarie

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Cop21: attenti al gioco delle tre carte

dal Blog di Mario Agostinelli

logo-il fatto quotidiano 2015Occorre non cadere ancora una volta nella trappola mediatica e concettuale di tutte le conferenze mondiali sul clima fin qui svolte. Anche perché al numero 21 non c’è più tempo. Ma, tra il dire e il fare, per i governi seduti al tavolo Onu conta soprattutto l’apparire. Qui di seguito tre esempi di irresponsabilità camuffata, come al gioco delle tre carte, che non sembra proprio bandito da Parigi.

1. Il Trade Policy Committee dell’Unione Europea, tra i cui membri è rappresentato anche il Ministero dello Sviluppo italiano, in un documento rivolto ai negoziatori della Cop21, intima che non si parli di attività soggette ai trattati internazionali sul commercio, dato che “ogni misura adottata per combattere il cambiamento climatico” non dovrebbe costituire un mezzo di “restrizione del commercio internazionale“. Quindi,”non si faccia nessuna menzione specifica su questioni inerenti al commercio e alla proprietà intellettuale” perché ogni risoluzione in tal senso non potrà essere accettata dall’Ue”. Mentre, difronte alla instabilità mondiale, movimenti e cittadini ribadiscono la richiesta che siano le Nazioni Unite a gestire le crisi globali, ancora una volta la logica del “business is business” viene a prevalere. Far prevalere le trattative semisegrete del Wto e del Ttip, significa attaccare alla radice il negoziato climatico e favorire gli interessi economici rispetto alla tutela della salute del pianeta. La visione neoliberista del mercato globale non si smentisce, ma chi ne paga le conseguenze sono i cittadini, tenuti all’oscuro dall’ipocrisia di chi governa.

2. Il petrolio da sabbie bituminose è tra i combustibili più inquinanti al mondo. Tenerlo sotto terra è indispensabile per il contenimento dell’aumento di temperatura entro i 2°C.  Nonostante le prove fornite dalla Stanford University sull’eccesso di quantità di Co2 liberata nell’atmosfera (107 grammi di Co2 equivalente per megajoule (Co2eq / MJ) contro gli 87.5g (Co2eq / MJ) del petrolio tradizionale), il Parlamento Europeo, su disposizione della Commissione, ha ratificato l’inserimento del combustibile ricavato da sabbie bituminose nella stessa classe di inquinamento della benzina e del diesel convenzionale. Ciò è avvenuto perché le compagnie petrolifere e le raffinerie hanno vinto sull’evidenza scientifica e hanno ottenuto nel Ttip, il trattato di libero scambio tra Ue e Usa, una clausola di trattamento privilegiato per il petrolio da sabbie bituminose. Nello stesso periodo in cui ci si preparava per la Cop21, le maggiori raffinerie europee si sono attrezzate per ricevere e trattare il greggio da sabbie bituminose. Potremmo quindi trovarcelo sotto casa, come segnalato da questa mappa, che mostra Busalla, Livorno, Ancona, Sannazzaro (Pv), Trecate (No), e molti siti in Sicilia e Sardegna.

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3. Le autorità degli Emirati Arabi vogliono mettere da subito a frutto i loro petrodollari prima che sia troppo tardi. A questo fine annunciano grandi investimenti nel solare, ma anche 20 miliardi per la costruzione di una grande centrale nucleare. Naturalmente non se ne parla a Parigi, dove, stranamente, le centrali nucleari in costruzione o quelle francesi in funzione sembrano scomparse. Il fatto è che, di fronte ad un mancato accordo sulle emissioni di Co2, come purtroppo prevedibile, si potrebbe invece legittimare un uso massiccio dell’energia nucleare in sostituzione dell’uso di petrolio e carbone, nonostante i rischi del militare, degli incidenti, dello smaltimento delle scorie. Ci sono settori dell’establishment mondiale che potrebbero pensare di rilanciare questo discorso e che non vanno sottovalutati. La questione messa in questi termini fornirebbe anche una ragione in più alle guerre in corso: non soltanto per determinare il predominio sulle fonti energetiche come petrolio e gas in progressivo esaurimento, ma anche per determinare nuovi equilibri politici adatti ad aprire una ipotetica nuova fase ancora nelle mani degli stessi. Alla Cop21 è presente una lobby nucleare di 140 soggetti, che “richiede un attento esame di tutte le possibili soluzioni e la prevenzione di tutte le decisioni ideologicamente o dottrinalmente guidate”. E manda un segnale ai negoziatori: “tutti i paesi devono avere il diritto di scegliere l’energia nucleare per ridurre le emissioni di gas serra e raggiungere i loro obiettivi nazionali di energia pulita. Tale scelta non deve essere limitata da convenzioni o protocolli firmati a livello internazionale”.

Insomma, tre notizie inquietanti, che non possono che richiedere quella attenzione e quella mobilitazione democratica che le azioni terroristiche cercano di tenere lontano, schiacciata dalla paura.

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Il nucleare non salverà il clima

di Alfonso Navarra
Parigi, 8 dicembre 2015

Parigi, che si sveglia lepenista (grazie, credo, anche all’insipenza di Hollande ed ai suoi strumentali stati di emergenza per la guerra al terrorismo islamico”) gioca a fare la “capitale del mondo” durante la conferenza sul clima. E’ la logica dei grandi eventi calamita tutto, che abbiamo già visto dispiegarsi con l’EXPO di Milano: ogni realtà culturale e associativa riceve le sue briciole di finanziamento per partecipare alla celebrazione del tema retorico dominante, mentre la grande industria nucleare (EDF, AREVA) sponsorizza.

Sono arrivato ieri notte (il 7 dicembre, una notte sorprendentemente non fredda) e, rimediata la RER dall’aeroporto di Orly, ho preso alloggio presso il Vintage, un dignitoso ostello per la gioventù (c’è persino la stanza con gli attrezzi per la ginnastica!), in rue Dunquerque, vicino alla Gare du Nord: siamo nel 10mo arrondissement.

La piccola camera a due letti, con bagno interno, telefono, TV, etc., l’ho occupata purtroppo in solitaria e mi costa 108 ero al giorno.  Nel prezzo è compresa la colazione: caffè, cornetto, scelta di burro e marmellate, succo di arancia. Nella sala in cui si fa breakfast è piazzato, lo giuro, un calcio balilla!

Lancio l’ennesimo appello a chi voglia prendersi il letto libero condividendo l’esperienza degli ultimi giorni della conferenza (e la spesa, che per il sottoscritto è alquanto gravosa)!

Mi è molto utile il servizio di Free wifi access, garantito dall’Ostello, per il quale avrò facilitato il lavoro, che spero risulti utile al movimento di base italiano, di prendere informazioni e di resocontare.

Tutte le municipalità di Parigi ovviamente partecipano alla COP 21 con un fitto programma di manifestazioni organizzate.

A mo’ di esempio, riporto quanto ha organizzato il quartiere dove mi sono stabilito sotto lo slogan: “Il clima cambia, noi pure“.

Gli eventi sono raccolti sotto titoli:

1- la sfida dell’energia positiva (una proposta rivolta alle famiglie su come ridurre i consumi di energia)

2- i film con la possibilità di interloquire con i realizzatori. Mercoledi 9 dicembre è in programma “Intox”, a cura dell’Associazione Bloom, seguito da un dibattito con Laure Ducos, la regista

3 – le mostre, una fotografica a cura della Fondazione Abbé Pierre, e un’altra, “DIXruption”, definita come interattiva e partecipativa

4- un dibattito di bilancio della COP 21 (previsto il 15 dicembre a cura dell’associazione 4D).

Il quartiere patrocina, in rue Dunquerque, “Place to B” (slogan: “Rinfresca il clima, riscrivi la storia!”) che si presenta come una “cassa di risonanza della società civile” ma anche per i media partecipativi (vai su: http://www.placetob.org).

Oggi, 8 dicembre, è in programma lo “spazio per ridere”, ma anche un “programma radio a porte aperte”, un gioco-quiz, l’incontro con esperti internazionali, trasmesso in diretta, che fa il punto della giornata dei negoziati, uno stage teatrale…

Place to B è ospitata da Belushi’s, una struttura aperta nel 2013, uno spazio molto ampio a disposizione della creatività giovanile, con biblioteca, laboratori, sala concerto, postazioni per co-working…

C’è anche posto per un ristorante “verde” con prodotti biologici ed equo-solidali…

Quanto finora ho scritto riguarda la programmazione di un solo quartiere di Parigi.  Dovete però tenere presente che ogni arrondissement – a Parigi sono ben 20! – ci ha messo del suo e presenta una analoga mitragliata di eventi.

La mappa di queste divisioni amministrative è bene che me la studi perché, per muovermi, ho da comprare il biglietto “turistico” del metrò, che copre solo 3 zone. Per quello che ho capito, sentendo la mia amica Giovanna che è parigina acquisita (insegna storia della matematica in una delle 13 Università che illustrano la “Ville Lumiere”), gli arrondissement si sviluppano a spirale in cerchi intorno al primo centrale, verso l’esterno, in senso orario.

Cosa andrò a seguire oggi? Per me la risposta parte dalla premessa che i negoziati farlocchi di Le Bourget li lascio volentieri ai “giornalisti”: da “antigiornalista” condivido l’opinione di Hermann Sheer, il profeta tedesco dell’energia solare, che si tratti solo di “minimalismo organizzato”? Se tutto – secondo le concezioni del WWF e simili – va bene, insomma, saremmo comunque (mezzi) rovinati!

Mi interessa in particolare, tra le azioni critiche in ballo, cosa fa Sortir du Nucléaire, rete di oltre 600 gruppi di base, che contrastano l’atomo, sia di guerra, sia quello presunto di pace, con la quale, LOC, Energia Felice, Accademia Kronos, Confederazione COBAS, etc., a Firenze 10+10 (novembre 2012) abbiamo cominciato a costituire il Network antinucleare europeo.

La Rete ha lanciato, in occasione della COP 21, una mobilitazione all’insegna dello slogan: “Il nucleare non salverà il clima”. L’obiettivo è, appunto, quello di contrastare la proposta del nucleare “civile” come soluzione al problema climatico.

Il 29 novembre c’è stata la catena umana con 10.000 persone che hanno sfidato il divieto di manifestare imposto dal governo (e che è stata disturbata dall’immancabile imbecillità dei Black Bloc: hanno offerto il pretesto per le cariche poliziesche e per gli arresti di massa indiscriminati, che ho già commentato).

La Rete ha poi partecipato al Villaggio delle Alternative, svoltosi a Montreuil il 5 e 6 dicembre.

Sortir du Nucléaire ha lanciato una petizione on-line contro le affermazioni menzognere di EDF: la corrispettivo francese di ENEL sostiene di produrre elettricità senza emettere C02.

Nel sito: http://www.sortirdunucleaire.org/WISE-nucleaire-climat troviamo un rapporto di esperti che sbugiardano questa affermazione.

Vi riferirò se ci sono novità da parte degli antinucleari francesi, a parte l’intenzione di confluire nella manifestazione ecopacifista del 12 dicembre, che pare il governo consentirà, anche se con molte limitazioni.

Per quanto riguarda la nostra iniziativa di “disarmisti esigenti” – emendare in senso antinucleare la Carta dei diritti dell’Umanità, che Hollande sta elaborando – ho da registrare le lettere che Luigi Mosca, il fisico di Armes Nucléaires Stop, ha indirizzato sia a Jean Marie Collin, presidente dell’Associazione dei Parlamentari per il disarmo nucleare, sia a Leila Aïchi, senatrice e vice presidente della Commissione degli Affari Esteri e della Difesa del Senato francese (Leila Aïchi, appartiene al partito EELV – Europe Ecologie Les Verts).

La mozione, da noi ispirata e  presentata dalla Sinistra Italiana, è bene precisarlo, non è stata l’unica approvata alla Camera il 26 novembre scorso:  ne sono passate altre cinque con il placet del governo Renzi (che ha “benedetto” tutti, tranne, se non ho capito male, una iniziativa proveniente dal Gruppo Misto).

Per sì e per no, sulla base della mozione approvata, e delle conclusioni del Seminario di Villar Focchiardo del 25 e 26 settembre scorsi, un incontro a Ban Ki-moon è già stato chiesto, per il momento scrivendo al sito ufficiale del Segretariato delle Nazioni Unite.

Aspetto notizie da Luigi Mosca sulla riunione che faremo per vedere come organizzare un coinvolgimento ed un sostegno internazionale al disarmo nucleare come “diritto dell’Umanità”.

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