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Per un nuovo approccio all’energia, al sole e all’acqua

Si è tentato in ogni modo di sequestrare l’informazione e di esorcizzare il dibattito sui referendum nello scellerato tentativo di sottrarre ai cittadini la più cogente e costruttiva opzione sul futuro che l’agenda politico-sociale abbia riservato negli ultimi anni agli elettori. Evitare il quorum è stato e rimane l’ossessivo obiettivo di cinque mesi di trucchi governativi, ma purtroppo il tempo sottratto alla discussione ci ha impoverito di una riflessione e di una maturazione collettiva sullo spostamento dell’attenzione dall’economia alla vita. Invece, partendo indipendentemente dal rifiuto della privatizzazione dell’acqua e dal rigetto definitivo del nucleare e utilizzando il confronto pubblico come un’esperienza civile insostituibile, sarebbe potuta crescere una lettura coerente sul saccheggio passato e futuro, che ha condotto alla rarefazione delle risorse necessarie e indispensabili a vivere , alla mercificazione e monetizzazione di ogni forma di vita e salute, alla privatizzazione delle decisioni pubbliche relative alla valorizzazione e uso dei beni e dei servizi comuni. Ma non ci è stata data la possibilità di una discussione limpida e si è così volutamente indebolita quella funzione di spartiacque discriminante tra due concezioni opposte che l’istituto del referendum sa svolgere positivamente nei passaggi storici, come è avvenuto ad esempio ai tempi del divorzio e dell’aborto. Perché di vera discriminante si tratta per l’appuntamento di giugno e i casi dell’energia e dell’acqua sono tra i più emblematici e di rilevanza strategica per il divenire delle società umane e della biosfera che caratterizza il pianeta. Spero di non disturbarvi, se provo qui di seguito a ragionare su un approccio all’energia, al sole e all’acqua beni comuni che dovremmo proiettare anche al di là della scadenza del fine settimana che si apre e che dovremmo fare nostro una volta raggiunto il quorum per quattro si al referendum. Un abbraccio. Mario

L’alternativa tra atomo e sole va risolta non solo sul piano della sfida tra tecnologia e sicurezza, o del conflitto tra interpretazione prometeica o precauzionale del ruolo della scienza, ma, utilizzando continue allusioni alla metafora dell’universo, va interpretata sotto il profilo della messa in discussione della sopravvivenza della specie, della necessità di una condivisione dello spazio e del tempo tra uomo e natura, della constatazione dell’incompatibilità tra giustizia sociale e spreco dei beni comuni. In tal modo si fanno confluire nucleare e acqua dentro un unico sguardo che riguarda passato, presente e futuro di una civiltà e non solo la produzione e il consumo delle merci che l’hanno caratterizzata.

Niente cattura l’attenzione quanto l’accostamento delle parole vita e universo. La grandezza dell’universo è legata alla sua età – circa 13 miliardi di anni – ma questa longevità non è affatto una coincidenza. Ci sono voluti miliardi di anni per formare i mattoni necessari a qualunque forma di complessità chimica come quella del fenomeno che chiamiamo «vita», così dipendente – come sappiamo – dall’acqua. Tali mattoni si sono formati in seguito a una lenta sequenza di reazioni nucleari all’interno delle stelle: dall’idrogeno all’elio e, su su per peso atomico, fino al carbonio, all’ossigeno, all’azoto (componenti essenziali per la vita), e ancor più su al ferro, fino all’uranio, relativamente instabile. Se l’universo non avesse tanto tempo sarebbe così denso di energia in tutti i suoi punti da non consentire pianeti raffreddati e stelle assai distanti che li irraggiano e li illuminano. Il fatto che ci siano esseri viventi e, quindi, osservatori come noi, risulta possibile perché l’universo, puntiforme ai tempi del big bang, ha raggiunto col trascorrere di un grande lasso di tempo dimensioni pari a miliardi di anni luce e si è raffreddato, a tal punto che è stato possibile che su un Pianeta del sistema solare sia apparsa la vita che si è evoluta e differenziata fino ai nostri giorni e che verrebbe meno senza acqua o con troppo consumo istantaneo di una energia accumulata nei millenni, quando l’uomo non abitava ancora la Terra.

La vita di cui facciamo parte prendendone coscienza, è un fenomeno recente, fragile, che si nutre quotidianamente di energia esterna che proviene dal sole per mantenersi e riprodursi. Un’energia diffusa, discontinua, decentrata, che viene intrappolata grazie alla fotosintesi e immagazzinata nelle molecole dei carboidrati prima che sfugga nello spazio sotto forma di calore. L’intera biosfera fa da accumulatore e trasduttore dell’energia solare, alimentando il sistema biologico e trasferendo il calore dalle zone calde alle più fredde e svolgendo la funzione di termoregolatore del clima. L’esistenza degli oceani e dei mari – l’acqua !- fa sì che una buona metà dell’energia solare incidente venga as­sorbita dai processi di evaporazione e sia trasportata dall’equatore ai poli sotto forma di “calore latente”, cioè di aria umida che si trasforma in pioggia o neve. Ad ingentilire il clima sulla terra concorre anche la biodiversità, dato che i differenti organismi si comportano come trasduttori specializzati nel degradare l’energia solare attraverso una catena di piccoli salti.

Perché questa lunga digressione? Perché ricorrere al sole e alle tecnologie energetiche associate alle fonti naturali corrisponde a sintonizzarsi temporalmente e spazialmente con i processi vitali sopra descritti. Mentre, invece, far ricorso alla combustione istantanea di composti fossili – carbone, gas, petrolio – immagazzinati nelle viscere della terra come frutto di milioni di anni di lavoro del sole sulle primitive forme di vita, significa tendere a riprodurre oggi le condizioni chimico-fisiche di un pianeta in cui l’uomo non era ancora apparso, perché non sarebbe sopravissuto per l’eccesso di anidride carbonica e per l’elevata temperatura. Ma c’è di più: dal secolo scorso l’uomo ha escogitato una ulteriore forma di conversione di energia per soddisfare il suo eccesso di produzione e consumo, che non ha nulla a che vedere né con la combustione né con la vita presente o passata. Si tratta della trasformazione di massa in energia, ottenuta in una macchina apposita, chiamata reattore nucleare. Una macchina che concentra in uno spazio contenuto una densità di energia spaventosa, incompatibile con la vita che la circonda. Una energia che, se esce dal controllo e si libera nella biosfera, produce effetti e lascia scorie che modificano gli equilibri naturali e ci allontanano dalle condizioni in cui è nata e si è riprodotta la specie umana. Non a caso le emissioni intorno ai reattori e le scorie atomiche intaccano nel profondo i tessuti cellulari e decadono con tempi di migliaia di anni.

Andando al cuore del problema, un reattore a fissione funzionante come quelli ad altissima potenza che Berlusconi vuole acquistare da Sarkozy, è in termini energetici un incidente latente “moderato e controllato”. Contenuto e tenuto a bada da barre, circuiti di raffreddamento, contenitori a tenuta stagna, complessi sistemi software, fintantoché non se ne scopre l’insostenibile contenuto termico e radiante, a seguito di qualche malfunzionamento non eliminabile in principio, in quanto dovuto all’ambiente reale di cui l’impianto è entrato a far parte. Un contesto vero e non sulla carta, come quello dell’incidente effettivamente accaduto di Fukushima, fatto di eventi e catastrofi naturali, di errori umani, di inaffidabilità gestionale e tecnica connaturati alla vita quotidiana. In realtà, la terrificante densità energetica delle trasformazioni atomiche controllate (la fissione di un grammo di uranio corrisponde alla combustione di 2 tonnellate di carbone), è incompatibile con la capacità e la velocità di smaltimento della biosfera che ci circonda e alimenta: al punto che quando la “macchina” si rompe, gli effetti si propagano nello spazio e nel tempo ben oltre i limiti della nostra esperienza.

La scelta di abbandono del nucleare non è quindi roba da ingegneri, ma riflessione alla portata di qualsiasi persona responsabile ed è per questo che il referendum, – non qualche emendamento dell’ultima ora! – diventa anche questa volta decisivo.

Scegliere tra sole e atomo comporta un cambio nella scala dei tempi, una riconquista di una dimensione non distruttiva del nostro rapporto con la natura, che favorisce la ricerca di produzioni socialmente desiderabili, la creazione di occupazione e lavoro stabili, in riequilibrio finalmente con l’eccesso di schiavi meccanici forniti dai fossili e dal nucleare ad un carissimo prezzo. Come potremmo allora riconquistare l’acqua pubblica, senza tener conto della cogenza della crisi climatica, del consumo dell’”oro blu” per tradurre il calore della combustione dei fossili e della fissione dell’uranio in consumi innaturali, senza chiarire che, se la sosteniamo col consenso popolare, siamo alla più grande svolta di politica economica dopo lo sconquasso liberista, che prevede il ritorno nel campo dei beni comuni del sole e dell’acqua, due fonti di vita, di giustizia climatica e sociale, di lavoro qualificato e di occupazione dignitosa?

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Lettera aperta a Napolitano

Caro Presidente, il voto non si neutralizza

Signor Presidente, il governo ha posto la fiducia in parlamento per esercitare, con modalità inedite, una forzatura al fine di far passare un decreto che “neutralizza” il referendum abrogativo della legge che ripropone il nucleare nel nostro paese. Tralasciamo qui ogni considerazione politica sul disprezzo con il quale la sovranità popolare viene umiliata nel nostro paese e non entriamo nel merito delle valutazioni giuridiche in base alle quali la Corte di Cassazione deciderà nella sua autonomia. Ci poniamo invece un problema che, pur nella sua ovvietà fin qui poco considerata, pensiamo sollevi una questione costituzionale.

Noi pensiamo che se il precedente inaugurato dal governo in questa occasione si affermasse, una espressione determinante della sovranità e del potere popolare – il referendum – sarebbe nel nostro paese di fatto liquidato. In una parola, se di fronte ad ogni richiesta di referendum avanzata dai cittadini ed accolta dagli organi istituzionali preposti la contromossa dell’esecutivo fosse un provvedimento a maggioranza di sospensione (per un breve periodo) della legge in questione, verrebbe sospeso anche il potere abrogativo o convalidativo di cui il popolo è titolare qualora si raggiungesse il quorum in regolari votazioni. Se poi il marchingegno per la prima volta introdotto nell’esperienza repubblicana viene addirittura accompagnato dall’intenzione dichiarata di riproporre la legge di cui si è chiesta l’abrogazione in un tempo successivo, quando si «saranno calmate le acque», il referendum diventerebbe un istituto a discrezione della maggioranza parlamentare, che i cittadini non potrebbero mai riprendere nelle loro mani.

Signor Presidente, la domanda non è di poco conto e non riguarda soltanto la sua facoltà di firmare o respingere un provvedimento. La Costituzione riconosce al Popolo italiano un solo mezzo per esercitare la propria volontà di cambiare le leggi espresse durante una legislatura dalla maggioranza dei parlamentari da lui votati. All’istituto del referendum sono stati posti dalla Costituente vincoli che si rivelano più stringenti nella situazione attuale, al punto da rendere il raggiungimento del quorum un fatto di per sé straordinario, se si considera la scarsa informazione che gli italiani residenti e quelli all’estero continuano a ricevere. Ma oggi, con il voto anomalo di sospensione e rimando di un Parlamento costretto alla fiducia, rischia di essere definitivamente “neutralizzato” .

Signor Presidente, noi possiamo rivolgerci solo a Lei, per chiederLe di prendere in esame in tutte le sue implicazioni la prospettiva da noi temuta. Fidiamo in una sua parola e in un suo intervento.

Mario Agostinelli, Luciana Castellina, Paul Ginsborg, Emilio Molinari, Gianni Tamino

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Esce in libreria: “Cercare il sole”

Fukushima, assai più di Chernobyl, costituirà lo spartiacque tra l’era fossile-nucleare e quella solare. Non si tratta semplicemente di un cambiamento dovuto alla tecnologia, ma di un rinnovato e – dati i tempi – rivoluzionario rapporto tra uomo e natura, tra vita e economia.

Gli autori capovolgono l’approccio corrente alla politica energetica: quale società, giusta e desiderabile e quale futuro per la specie umana impongono un quadro nuovo di convivenza con tempi e spazi della biosfera a cui apparteniamo indissolubilmente? Così “energia-vita” diventa la parola chiave per la dare priorità a temi da sempre marginali e posti a valle dell’azione politica: il cambiamento climatico, l’ineliminabilità di scorie e inquinamento, la rinnovabilità dei cicli naturali, la sobrietà degli stili di vita, la convivialità e la non violenza, la lotta alla povertà, il diritto al lavoro dignitoso, la qualità dello sviluppo e la sua dipendenza dalla democrazia.

La situazione mondiale della produzione e del consumo di energia attuale è analizzata in dettaglio, sotto il profilo del suo impatto sul clima e sulla salute, mentre viene criticato il modello della produzione centralizzato, concentrato, dilapidatore. La transizione verso il sole è soppesata sulla base degli scenari scientifici-economici e politici per il futuro compilati dagli istituti di ricerca più prestigiosi, che si misurano coi vincoli posti dalla questione climatica già da Kyoto e con le affannose risposte che i Governi hanno farfugliato ai vertici di Copenhagen e Cancun.

La situazione del nostro Paese viene illustrata come un ostinato attaccamento al passato, contrapposta alle direttive più avanzate dell’Unione Europea e zavorrata dagli impegni internazionali assunti per lo sviluppo dei fossili e del nucleare dal governo Berlusconi. Gli argomenti dei sostenitori della risposta nucleare vengono confutati a partire da Fukushima sulla base della più recente documentazione internazionale e con una ricerca originale degli autori stessi.

A conclusione di un percorso di analisi rigorosa, si apre un capitolo squisitamente propositivo. Con il massimo di articolazione e interdisciplinarietà e non senza un “creativo” realismo viene affrontata la prospettiva di un “mondo solare possibile”, con i suoi riflessi non solo tecnologici, ma soprattutto sociali e organizzativi e come prospettiva di civiltà in sintonia finalmente con la valorizzazione dei beni comuni, il lavoro e la giustizia sociale, non più scindibile da quella ambientale.

Gli autori

Mario Agostinelli. Chimico-fisico, è stato ricercatore all’ENEA e per sette anni segretario generale della CGIL Lombardia. Ha ricoperto un incarico istituzionale come Consigliere Regionale in Lombardia. Nell’esperienza sindacale ed istituzionale ha cercato di utilizzare le conoscenze tecnico-scientifiche a sostegno delle battaglie per i diritti sociali e del lavoro, l’occupazione, la riduzione dell’orario, l’orga niz zazione del lavoro, le politiche energetiche ed industriali. Sul piano internazionale opera da anni nel Forum Mondiale di Porto Alegre ed è portavoce per il Contratto mondiale per l’energia e il clima. Fa parte del comitato nazionale per il sì contro il nucleare e coordina il comitato lombardo energia felice.

Pierattilio Tronconi. Ha lavorato presso una grande industria elettromeccanica, ricoprendo vari incarichi professionali nell’ambito tecnico. Ha svolto attività sindacale offrendo le proprie conoscenze tecnico- scientifiche per l’elaborazione di proposte di politica industriale ed energetica. È autore di diversi saggi di politica energetica e politica industriale apparsi su varie riviste nazionali e ha pubblicato: Settore termoelettromeccanico. Crisi e processi di trasformazione. Un caso per la politica industriale (Edizione lavoro, 1986); Il settore termoelettromeccanico negli anni 80. Economia, mercati, politica e sindacato (LM Editore, 1990).

Roberto Meregalli. Lavora nel settore Ict, è tra i garanti dell’Associazione Nazionale “Beati i costruttori di pace”. Nel 1998 ha partecipato alla nascita della rete di Lilliput, network per il quale ha fatto da portavoce nazionale relativamente al tema del commercio internazionale. Collabora a Tradewatch. Ha partecipato alla stesura dei seguenti libri: “Non è vero – I dogmi del neoliberismo alla prova dei fatti”, MC Editrice, 2002; “Questo mondo non è in vendita – Come opporsi alle strategie del supermercato mondiale”, Editrice Berti, 2003; “Ripubblicizzare l’acqua – Leggi e pratiche di democrazia da Nord a Sud del mondo”, MC Editrice 2005. Fa parte del Coordinamento Energia Felice.

Per acquistare il libro online >>>

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Appuntamenti della settimana

Lunedì 23 maggio 2011 – ore 21.00
presso Certosa di Vigano, Piazza San Brunone 14, Gaggiano (MI)

DOPO FUKUSHIMA. DAL RISCHIO NUCLEARE ALL’ENERGIA PULITA – Incontro con Mario Agostinelli

Volantino 23 maggio

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Martedì 24 maggio 2011 – ore 17.30
presso Camera del Lavoro, via Carducci, 32 – Tradate (VA)

DOPO FUKUSHIMA, UN MONDO SOLARE – Incontro con Mario Agostinelli e presentazione del libro “Cercare il sole” (Edizioni EDIESSE)

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Mercoledì 25 maggio 2011 – ore 21.00
presso Istituto “M.K. Gandhi”, Via Ugo Foscolo 1 – Besana in Brianza

PER L’ITALIA DEI BENI COMUNI E DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

Volantino 25 maggio

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Giovedì 26 maggio 2011 – ore 18.00
presso La Feltrinelli, Via Cesare Cantù 17 – Como

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “CERCARE IL SOLE. DOPO FUKUSHIMA”

Volantino 26 maggio

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Venerdì 27 maggio 2011 – ore 21.00
presso Cooperativa di Vescovato, Cremona

INCONTRO SUI REFERENDUM

Volantino 27 maggio

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Venerdì 27 maggio 2011 – ore 21.00
Presso Sala polivalente, Comune di Castronno

3 SI’ PER L’AMBIENTE – Interviene Roberto Fumagalli

Volantino 27 maggio

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