Archivi tag: agostinelli

Ilva, Alcoa, Sulcis e l’energia fossile di Passera

di Mario Agostinelli – Il Fatto Quotidiano online – 2 ottobre 2012

 

Ilva, Alcoa e Sulcis rimbalzano cupe nelle manifestazioni di piazza, mostrando a dito l’impotenza dei banchieri, dei professori al governo, dei maghi dello spread quando si tratta di affrontare la crisi dal lato delle persone in carne ed ossa. Dietro questi tre simboli del declino di un modello di sviluppo, c’è innanzitutto il dramma del lavoro e della salute. Un nodo intricato che si scioglierebbe, secondo dichiarazioni stampa di ministri e imprenditori, con la riduzione dei costi dell’energia e con una maggiore offerta di fonti fossili a buon mercato. Prendo in considerazione quest’ultimo aspetto, significativo dell’informazione distorta e dell’insensatezza della politica industriale ed energetica dell’attuale governo.

A fine agosto ha visto la luce una bozza della “nuova” strategia energetica nazionale. Un irritante ritorno al passato (gas, petrolio e “carbone pulito”) già anticipato dalle rivelazioni di Wikileaks sulla presenza delle maggiori banche nazionali, di Enel ed ENI ai banchetti russi e turchi. Lì infatti, si stava tracciando il potenziamento delle reti di fonti fossili da Oriente a Occidente. Si tratta di un piano vetusto, mascherato dalla retorica della diminuzione del costo del Kwh, della minore dipendenza dall’estero, dell’incremento dell’occupazione. Niente di più improbabile.

L’idea di fondo è quella di cercare petrolio in casa e di costruire rigassificatori e nuovi metanodotti, al fine – si scrive – di abbassare i prezzi. Ma perforare i nostri fondali corrisponde ad avere un numero irrilevante di barili ad alto costo, mentre fare dell’Italia un “hub del gas” non rappresenta affatto una formula in grado di abbassare il costo del gas che consumiamo. È un’illusione pensare che attraverso i rigassificatori ci si rivolga solo al mercato spot (quello alimentato in borsa dal trasporto su nave) senza avere alle spalle contratti di fornitura a lungo termine (quelli siglati con i Paesi grandi produttori che spediscono “via tubo”).

La proposta quindi non abbasserà il prezzo del gas. In compenso, darà il via a grandi opere e all’introduzione delle cosiddette “essential facilities”, infrastrutture da costruire con “garanzia di ricavi” e “iter autorizzativi accelerati”. Il che significa che i nuovi impianti saranno costruiti grazie a incentivi che graveranno sulle bollette di tutti.

Esattamente quanto è già successo per “invitare” Alcoa in Sardegna. Alcoa è una multinazionale statunitense, leader mondiale nella produzione di alluminio, che sbarca in Italia acquisendo nel 1966 dallo Stato la società ALUMIX (gruppo EFIM). Fino al 2009 la società acquistava energia elettrica a prezzi scontati e per evitare le sanzioni Ue il Governo italiano aveva emanato un decreto legge contenente nuove norme che permettessero all’Alcoa di continuare a rifornirsi di energia elettrica a prezzi scontati. Scontati di quanto? Beh a 30 euro al MWh rispetto ai circa 70 di mercato. Tanto per avere un riferimento, noi consumatori finali in bolletta paghiamo 90 euro al MWh. La differenza fra i 30 euro e il prezzo di mercato viene “ovviamente” coperta da tutte le bollette.

Ora si cerca un nuovo acquirente che garantisca i 702 posti di lavoro. Prima della rottura della trattativa, solo qualche giorno fa, la più gettonata era la svizzera Glencore, multinazionale specializzata in materie prime, dotata di magazzini e di flotte navali. Glencore è il numero uno nel trading di carbone. Esperta in fonti fossili, per fare l’accordo chiede la stessa cosa per cui Alcoa se n’è andata: energia elettrica a basso prezzo, che il governo si è affrettato ad assicurare. Ecco una politica energetica avventurosa, basata sul rilancio dei fossili dal costo imprevedibile.

Anche lo stabilimento Ilva di Taranto, come Alcoa, subisce un passaggio dallo Stato ad una multinazionale privata. Ed anche per esso si parte con uno sconto energetico. Lo stabilimento per tubi saldati di grande diametro, nasce come oggetto di un accordo riservato tra Urss, Eni e Finsider: greggio a basso prezzo dall’Unione sovietica in cambio di tubi saldati. Esaurito col tempo l’accordo sull’energia, si è fatto avanti un tacito accordo sulle emissioni, che Riva, il proprietario attuale, ha rigorosamente reclamato, producendo inquinanti e tralasciando il costo dell’effettivo e necessario risanamento. Lavoro, in questo caso, al prezzo della salute.

Infine il Sulcis. Il passaggio di proprietà in questo caso è anomalo: dall’Eni alla Regione sarda. Con un unico cliente (obbligato), l’Enel, che utilizza la miniera prevalentemente come discarica, mentre estrae un carbone di scarsa qualità. Non per beneficenza, ma per supportare un mix di combustibile solido che tenga aperte le porte alla chimera del “carbone pulito”, producendo nel frattempo quasi alla chetichella grandi quantità di inquinanti.  In questo quadro risulta davvero sbagliata la proposta di investire per creare nella miniera un impianto di cattura e sequestro della CO2. Ha senso investire un miliardo e mezzo di euro per continuare a bruciare carbone? È un futuro a carbone, col trucco del sequestro dei gas serra, che immaginiamo?

Si capisce allora perché scompaiano i sostegni alle rinnovabili, l’unico settore per cui nel progetto di Monti-Passera lo sviluppo è previsto compatibilmente con la sostenibilità economica. In realtà, questo Governo non considera queste fonti una scelta strategica per il settore elettrico e termico. A riprova di ciò il fatto che per i trasporti punti sui biocarburanti di seconda generazione, verso i quali si sposterebbero gli incentivi tolti al fotovoltaico.

E sulla governance l’ultima chicca: la nuova strategia energetica nazionale individua nell’accentramento il sistema migliore per depotenziare la diffusione delle rinnovabili e salvaguardare il tradizionale oligopolio legato alle fonti convenzionali. Meno democrazia e basta con la programmazione territoriale, il ricorso alle fonti naturali, la riduzione degli sprechi, visto che la questione climatica non toccherà gli over 60 che comandano. Loro si stanno svenando per governare i picchi di un tenace quanto irriducibile spread, non per una politica industriale ed energetica che porti salute e buona occupazione.

Condividi

Fotoracconto della Conferenza sulla decrescita a Venezia

Ecco alcuni dati sulla Conferenza sulla decrescita tenuta a Venezia dal 19 al 23 settembre: cinque giorni, sessantun workshops, undici activity-workshops, sei parallel forum, tre forum tematici, due assemblee delle reti dei movimenti e una serie nutrita di eventi collaterali. Mille il numero dei partecipanti presenti alle sessioni plenarie.

Un successo oltre ogni aspettativa con confronti molto aperti e rappresentanze internazionali qualificatissime. Le immagini qui fornite ci aiutano ad immetterci in un mondo che la stampa e i media trascurano colpevolmente.

 

 

Condividi

Solare Usa e Ue: la Cina è vicina

di Mario Agostinelli – Il Fatto Quotidiano online – 18 settembre 2012

In questi mesi è stata più volte sottolineata la “rivoluzione” in atto sul mercato dell’energia elettrica. In sintesi, i 13 GW (milioni di kW) di pannelli fotovoltaici installati in Italia producono dalle 9 del mattino alle 18 serali un flusso di energia elettrica sufficiente a modificare la determinazione del prezzo del kWh in borsa, cosicché oggi l’energia elettrica all’ingrosso tocca il suo massimo costo non alle ore 12, come da tradizione, ma alle 22 di sera, realizzandosi così un disaccoppiamento fra prezzi e consumi: il costo non è più massimo quando massima è la domanda. Ad esempio il prezzo delle ore 12 (ora di maggior richiesta quando di questi tempi il picco della domanda sale a 43 GW) contrattato per l’8 giugno 2012 è stato pari a 86,49 euro al MWh, mentre alle ore 22 era a 100,15 (quando la potenza richiesta in rete è intorno ai 38 GW) e 96,85 alle 24 (32 GW di richiesta – dati da Gestore Mercati Energetici).

Tutto questo contribuisce a dimostrare che c’è una nuova speranza per il cambiamento climatico: il 20% dell’energia elettrica mondiale è già prodotto da energie rinnovabili. La Cina ha investito miliardi in energia solare, il che rende questa fonte ormai a buon mercato come i combustibili fossili. Sembrerebbe insensato dal punto di vista della cooperazione ambientale, eppure la Ue e gli Usa sono intenzionati a imporre tariffe per le importazioni di pannelli solari cinesi, finendo con ostacolare questa rivoluzione energetica pulita. Lo denuncia Avaaz, che avanzerà una richiesta formale al Commissario per il commercio della Ue e la International Trade Commission degli Stati Uniti per aprire un dialogo e non ricorrere a dazi odiosi.

Pur avendo la Cina un triste primato in materia di diritti umani e ambientali, sta aprendo con le sue politiche industriali un raggio di speranza. Negli ultimi dieci anni, ha investito miliardi in energia solare e ha avviato strategie ambiziose per sovvenzionare la produzione, il che significava il crollo dei prezzi dei pannelli. Stati Uniti e Ue stanno tornando a concedere sovvenzioni pubbliche alle lobbies del petrolio e del carbone, e ora sono in procinto di aumentare il costo dell’energia solare, imponendo tariffe alla Cina. La partita è aperta: l’Occidente punta ad abbassare sul mercato il prezzo di petrolio e gas ottenuti da nuovi giacimenti di scisti bituminosi ad altissimo costo ambientale. Un prezzo fittizio reso praticabile dalla speculazione sul mercato finanziario e gravoso di debiti ambientali verso le future generazioni.

Alcuni sostengono che il basso costo dei pannelli solari cinesi mette in pericolo i posti di lavoro dei lavoratori locali, ma la maggior parte del lavoro che il settore dell’energia solare procura riguarda l’installazione e l’adattamento dei pannelli, la manutenzione e l’integrazione nelle reti intelligenti, oltre che la loro fabbricazione.

Tornare indietro, per fortuna, non è più possibile. Le fonti rinnovabili hanno mostrato una curva di apprendimento straordinaria e in alcune regioni sono già pronte a far concorrenza a quelle fossili anche senza incentivi. La concorrenza cinese non significa estromissione delle nostre tecnologie e della crescita di competenze locali: più energia “verde” significa più imprese e quindi più lavoro. Nel primo trimestre 2012 sono sorte complessivamente 120.278 imprese ma ne sono morte 146.368, quindi un saldo negativo (-0,43%). Per le imprese energetiche invece il saldo è positivo per 511 unità (+7,6%). Ed è dal 2007 che di trimestre in trimestre ciò accade. Fra il primo trimestre 2012 e quello 2011, le imprese del comparto energetico sono cresciute del 37,1% mentre il totale delle imprese italiane è calato dello 0,3%.

Lavorare a un nuovo sistema energetico non significa quindi rifluire nel protezionismo, ma creare lavoro di qualità, innovare su base territoriale, armonizzare attività umana e natura, fare ricerca per valorizzare risorse naturali che possono integrarsi, ma non essere semplicemente surrogate dalla contabilità del commercio internazionale.

Condividi

Il sorriso di Bruna (video)

Carissimi, siamo così increduli da vivere continuamente e insieme l’assenza e la presenza di Bruna. Le parole hanno senso, ma non abbastanza da rappresentarla nel suo calore, nella sua determinata riservatezza con cui traduceva la speranza in passi concreti, nella luce che ha portato con sè e che vorremmo tener viva.

I nipoti dicono cose sulla scomparsa della loro nonna che terremo sempre dentro di noi come il lascito di una grande persona, una donna coscientemente generosa, molto lieta della vita che portava in sè e le si svolgeva intorno, con un sorriso bellissimo.

A noi farà conforto sapervi vicini: e sappiamo che non sarà cosa che dura solo per i prossimi giorni.

Mario Agostinelli, Presidente “Associazione Energia Felice”

Condividi

La scomparsa di Bruna Brambilla

Nella foto, da sinistra: Bruna Brambilla, Nicki Vendola, Augusto Bianchi, Mario Agostinelli, Moni Ovadia e Pino Vanacore.

E’ con profondo rammarico che il Direttivo dell’Associazione Energia Felice da notizia della prematura scomparsa di Bruna Brambilla, moglie di Mario Agostinelli, nostro attuale presidente.

Quanti hanno conosciuto e incontrato questa donna generosa e dinamica la ricordano con affetto e stanno continuando a lasciare messaggi di cordoglio sul suo profilo Facebook.

Bruna, già sindaco di Venegono Superiore, ha fondato e presieduto Universauser Varese, centro di aggregazione e di cultura con una vasta gamma di proposte e idee creative.

La vogliamo ricordare così, sempre attenta agli altri, alle persone maggiormente in difficoltà e capace di rendere la politica davvero una risposta alle esigenze della gente.

Buon viaggio, carissima Bruna, continua a vegliare sulle attività che dal tuo estro e dalla tua energia sono iniziate.

 

Il Direttivo: Alfonso Navarra, Giuseppe Farinella, Massimo De Giuli, Antonio Frascone, Anna Ricci, Paolo Augusto Meyer, Fabio Strazzeri, Francesco Papetti, Merletto Matteo

_____________________________________________

RICORDO ED ESEQUIE

Bruna sarà ricordata a VARESE, martedì 19 giugno alle ore 18.00, presso la Sala Polivalente “La Piramide” di Piazza De Salvo (Quartiere Bustecche).

Il funerale è previsto mercoledì 20 giugno alle ore 11.00, con partenza dal piazzale del Castello dei Missionari Comboniani di Venegono Superiore (VA).

Condividi