Qualche pensiero su un referendum perso, su quelli da vincere, sulla speranza che si riorganizza
La pessima notizia è nota. Renzi e gli altri “unti” – di petrolio – hanno vinto. Una vittoria sulla specifica e piccola questione del referendum ma anche sulla simbologia del piccolo Davide popolare che, senza tv e giornali, aveva la presunzione di sconfiggere il grande Golia dei Palazzi. Brutta botta, inutile girarci intorno.
La notizia buonina però è sotto i nostri occhi. Comunque in tante/i non ci pieghiamo al “pensiero unico” . Non siamo i quattro gatti che lor signori vorrebbero. E con queste forze ripartiamo già oggi per vincere i prossimi referendum, soprattutto quello contro la “schiforma costituzionale” di Renzi-Boschi, ma anche per rafforzare, per organizzare, per far figliare quel gomitolo di lotte sociali, sindacali, politiche e culturali che sono più importanti di ogni consultazione referendaria.
Mentre ieri sera guardavo – senza per la verità eccessivi patemi – le percentuali, mi è arrivato un messaggio dal «Comitato referendum sociali» di Imola, del quale faccio parte: diceva che Giancarlo, Silvia e Teresita erano in riunione, che «ci sono due nuovi aderenti, Mario e Piero» e finiva così: «segnatevi ai turni di sabato e lunedì. Il lavoro è immane. Ce la possiamo fare solo se ci impegniamo tutte/i. Domani sera ne parliamo». Ce la possiamo fare. Domani è un altro giorno. Arrendersi è un’idea che neanche ci sfiora.