Auto elettrica, si va troppo lenti e in Italia addirittura si sta fermi

dal blog di Mario Agostinelli

logo-il fatto quotidiano 2015Negli ultimi mesi la questione del passaggio dai veicoli a propulsione tradizionale a quelli elettrici è venuta fortemente alla ribalta nel mondo. Anzi, ancor più che un tema tecnico, ha assunto la valenza economica e politica di svolta nel settore industriale più diffuso al mondo e nelle decisioni politiche per la lotta alle emissioni climalteranti e inquinanti.

Ma non tutti i Paesi e le loro politiche industriali e economiche vanno di pari passo per conquistare un primato, questa volta desiderabile se accompagnato alla diffusione delle rinnovabili e del risparmio energetico. Anzi! Se la direzione sembra chiara, è evidente che si va troppo lenti e in Italia addirittura si sta fermi.L’Occidente, con l’eccezione di Olanda e Norvegia, rischia di rimanere indietro rispetto alla Cina nel passaggio alla mobilità elettrica. Francia e Regno Unito e negli ultimi mesi l’Italia hanno annunciato di abbandonare i mezzi a benzina e gasolio, motorizzazioni ibride comprese, ma la deadline è veramente poco audace: al 2040.

Il ruolo della Cina

Questo Paese appare preoccupato dei disastrosi livelli di inquinamento delle proprie città, ma ne fa una ragione per conquistare il primato tecnologico in una serie di settori strategici. Così ha imposto per legge una quota crescente di auto elettriche o ibride e la proibizione di vendite di vetture a propulsione tradizionale, tra il 2030 e il 2035. Data la vastità e la popolazione, questo accelera l’introduzione dell’elettrico in tutte le case esportatrici e la filiera di produzione di pile nella stessa Cina (oggi primo produttore mondiale di vetture ecologiche e di batterie per le stesse). Non è un caso che Volvo, che nei giorni scorsi abbia annunciato che dal 2019 ogni modello commercializzato avrà un motore elettrico, sia controllata dal gruppo cinese Geely.

Le stesse norme tecniche tendono a diventare gli standard del settore, posizione che una volta competeva agli Stati Uniti, che, nella miopia di Trump, reagiscono imponendo alti dazi ai prodotti asiatici. Non si può sottovalutare che il paese nel corso del 2016 ha investito nel settore delle energie rinnovabili circa 120 miliardi di dollari, più o meno la metà del totale mondiale per lo stesso anno.

Il ruolo dell’Unione Europea

Apparentemente l’Unione Europea sembra all’avanguardia nella lotta al cambiamento climatico e ambientale e certamente il suo ruolo è stato molto importante nel perfezionare gli accordi di Parigi sul clima. Ma quando veniamo poi agli atti concreti sul piano operativo, nascono i problemi.

L’8 novembre la Commissione ha pubblicato delle proposte legislative per abbassare le emissioni inquinanti delle autovetture, proponendo di ridurre del 30% le emissioni di anidride carbonica nel 2030 in rapporto al livello fissato per il 2021, con un obiettivo intermedio del 15% nel 2025. (Si ricordi che l’obiettivo precedentemente approvato e perseguito era del -20% al 2020 rispetto al 1995) e, peraltro, senza fissare quote obbligatorie di auto a emissioni nulle. Eppure un documento interno a Volkswagen (VW) a cui Le Monde ha avuto accesso dimostra che il produttore tedesco dopo lo scandalo “dieselgate” si è preparato e detto in grado di produrre il 22% di veicoli a emissioni zero dal 2025. La stessa casa automobilistica tedesca è ora sotto accusa insieme a Bmw e Daimler per lo scandalo delle scimmie e delle cavie umane usate nei test per provare gli effetti dei gas di scarico.

Che l’Unione Europea non mostri in generale un grande entusiasmo per i temi ambientali e che essa sia nei fatti divorata dalle lobby lo si è visto in queste settimane anche da un altro episodio. Sei tra le principali utility europee, tra cui addirittura la nostra Enel, hanno chiesto alla Commissione Ue di alzare la quota di quelle verdi con le quali coprire i fabbisogni di energia entro il 2030. La Commissione ha in effetti stabilito l’asticella, per quella data, al 27% del totale, sotto evidentemente la pressione di grandi strutture, mentre le sei aziende citate chiedono almeno il 35% e anche che si cambi il regime degli incentivi.

E l’Italia?

Solo lo 0,1% delle auto immatricolate in Italia nel 2016 sono elettriche. Parliamo di 1.403 veicoli venduti in un anno, da confrontare con il milione abbondante di mezzi diesel messi sulle strade e con i circa 600mila nuovi veicoli a benzina.

Pietro Menga, presidente di Cives (Commissione Italiana Veicoli Elettrici e Stradali a Batteria, Ibridi e a Celle Combustibili) osserva che nella SEN “si parla della mobilità elettrica, ma anche lì manca qualunque riferimento a obiettivi quantitativi o temporali” e ci sono fondi allocati che non vengono spesi”. R’ risaputo che a inizio 2017 la Corte dei Conti aveva bacchettato il Governo: a fine 2016 infatti erano stati spesi solo 6mila euro su 50 milioni disponibili.

Ma mentre tutti i principali produttori di auto del mondo stanno cercando di investire massicciamente nel settore dell’auto elettrica e in quello dell’auto a guida autonoma, la FCA appare di gran lunga quella che ha fatto meno sforzi in direzione delle novità e quindi essa si troverà in un futuro prossimo, inevitabilmente, senza grandi prospettive strategiche. Forse in seguito alla malaugurata decisione – della proprietà e dei suoi supermanager tanto osannati – di liquidare la sua partecipazione nell’auto, oltre che anche nelle attività di tipo più industriale concentrate nella CNH Industrial. E qui torniamo ancora una volta alla Cina. A quanto afferma Comito “un’ipotesi plausibile in gioco vede la Jeep ceduta agli statunitensi e la vecchia Fiat proprio ai cinesi, mentre una serie di attività al contorno, dalla Magneti Marelli alla Comau, due società in cui si concentrano competenze tecnologiche molto importanti nel nostro paese, appaiono in bilico e dal destino incerto”. Mala tempora currunt, almeno sull’auto italiana!

Auto elettriche e energie rinnovabili, quanto inquinamento ci evitano davvero

dal blog di Mario Agostinelli

logo-il fatto quotidiano 2015In media in Italia dai veicoli privati vengono emessi 110 grammi per chilometro per un totale di 55 milioni di tonnellate di CO2 nel 2016. Le emissioni (in questo caso calcolate a valle degli scappamenti, escludendo cioè il ciclo che porta fino alla pompa del carburante) variano da regione a regione, con punte massime in Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta e minime in Sicilia e Campania. Siamo la terza nazione europea in ordine di inquinamento dell’atmosfera (fonte: Eurostat). Un bel problema, naturalmente trascurato alle fatidiche scadenze elettorali, proprio perché la mobilità è tra i problemi meno facilmente risolvibili sotto il profilo ambientale e ormai i costi di riparazione in salute e natura superano l’effetto della crescita economica dovuta alla produzione delle quattro ruote.

Sei almeno sono i complessi fattori da affrontare con estrema decisione: la distribuzione del combustibile, l’entità e la tipologia delle sue emissioni, l’accumulo mobile di energia la resa dei motori, l’efficienza complessiva dell’apparecchiatura mobile e il suo peso per persona trasportata: attorno a questi nodi e all’infrastruttura spaziale e digitale dedicata alla mobilità, evolve e muta in rapidità e su molteplici linee il più grande sistema industriale creato nella storia umana. Molti sono i segnali di trasformazione: in questo post ci soffermiamo sui primi tre aspetti.

1. Le compagnie petrolifere stanno abbandonando la rete

E lanciano piani per strutture di ricarica elettrica e, in prospettiva ancora incerta, rifornimento di idrogeno. In Italia negli ultimi 30 anni ha chiuso il 40% degli impianti e l’erogato medio di carburanti è calato del 20% nella rete stradale ed è letteralmente crollato del 58% lungo le autostrade. Minori consumi al chilometro, ma anche crescente diffusione di componenti elettriche di trazione.

L’offerta nelle stazioni di servizio si differenzia sempre di più in previsione delle nuove tecnologie per l’auto: oltre all’obbligo già in corso di un erogatore di gas in ogni stazione, si stanno creando sinergie fra erogatori di carburanti e infrastrutture di ricarica elettrica. Le colonnine si moltiplicano presso i grandi brand, mentre il processo di evoluzione della vecchia rete viene accelerato anche per per le nuove norme che prevedono la chiusura degli impianti meno sicuri.

2 Per le emissioni dell’apparato motore

Il Joint Research Centre dell’UE assieme ad EUCAR (The European Council for Automotive R&D) e CONCAWE, a conclusione di una complessa elaborazione che prende in considerazione tutto il ciclo di emissioni dal pozzo alle ruote (from wells to wheels), ha approntato la seguente tabella:

Auto Elettriche

I dati riportati confrontano tra loro il numero di auto a combustione sostituibili da altrettanti veicoli elettrici in modo da ottenere lo stesso risultato si riduzione di CO2 che si avrebbe modificando 1 milione di auto a metano con altrettanti motori a gas alimentati con una miscela al 10% di biometano (si tratta di un suggerimento fornito dall’Ue già per il 2020, che darebbe luogo ad un abbattimento di 11 tonnellate di CO2 per ogni km compiuto dall’intera flotta di 1 milione di auto a gas).

Come si vede, per ottenere lo stesso obbiettivo di riduzione (11 tonnellate), basterebbe far circolare auto elettriche sostitutive, con vantaggi più netti nel caso dell’alimentazione a benzina e, a seguire, rimarchevoli nel caso di quella a metano e un po’ meno, ma sempre consistenti, su quella a gasolio. In conclusione, dai calcoli eseguiti per limitare le emissioni di CO2, risulta chiaro come siano vantaggiosi gli impieghi della miscela gas-biometano sul metano, ma, soprattutto, sia benefico il ricorso al propulsore elettrico rispetto al funzionamento di motori a combustione interna alimentati da fossili.

Parrebbe insomma razionale da subito sfruttare contestualmente tutte le opzioni disponibili: dai miglioramenti già in uso per le tecnologie convenzionali (biometano e ibrido), fino all’introduzione immediata di quelle innovative (plug-in, totalmente elettrico, fuel cell a idrogeno) adottando politiche più decise a favore di queste ultime, che maggiormente necessitano di stimoli e sostegno.

3. Favorire la produzione energetica da fonti rinnovabili

Per completezza, occorre rimarcare che solo favorendo la crescita accelerata della produzione energetica con fonti rinnovabili è possibile trarre un bilancio ottimale del ricorso all’elettrico nella mobilità. In una ricerca pubblicata dall’Economist si chiarisce come le auto elettriche siano più pulite di quelle che si basano su motori a combustione interna quando anche la potenza utilizzata per caricarle è pulita. Nel dicembre scorso, con il Clean Energy Package, l’Ue finalmente ha cominciato a favorire con la generazione distribuita l’autoproduzione e le comunità energetiche, in concomitanza con la fase di decollo della mobilità elettrica. I veicoli elettrici funzioneranno così anche da scambiatori bilaterali dell’energia con la rete, e sarà realmente praticabile l’eliminazione per il 2040 di tutti i veicoli alimentati da combustibili fossili.

1° Forum REGREENERATION – Roma, 17 gennaio 2018

Rigenerare come valore sostenibile crea valore immobiliare

Roma 17 gennaio 2018 ore 9,00 – 16,30
Hotel Nazionale – Sala Capranichetta

Organizza Tabula Rasa, agenzia green marketing e comunicazione ambientale in Collaborazione con Energia Felice, associazione di promozione sociale
Partner tecnico-scientifico NOMISMA

L’iniziativa segna l’apertura di “Homo Condòmini Tour 2018” il Roadshow 2018 per l’efficienza  energetica degli edifici e collegato ad Habitami, campagna pubblica riqualificazione energetica edifici.

Mettere attorno a un tavolo Istituzioni, Stakeholder, Uffici Studi,  Associazioni immobiliari e Associazioni  dei consumatori per individuare insieme le forme e gli strumenti più efficaci per far comprendere ai cittadini  come la riqualificazione energetica faccia bene all’ambiente, migliori il conto di gestione energetica e accresca  sia il valore degli edifici che degli immobili oltre a generare comfort abitativo.

Rigenerare come valore sostenibile è rigenerare come valore immobiliare  perché l’efficienza energetica non è un concetto astratto.

SCARICA IL PROGRAMMA IN PDF (178 Kb) >>>

 

PARTECIPANO

Sessione Ambiente e Clima
Stefano CASERINI – Mitigazione dei cambiamenti climatici Politecnico di Milano

Sessione Politica e Ambiente
On Ermete REALACCI – Presidente VIII Commissione Camera dei Deputati
On Serena Pellegrino – VicePresidente VIII Commissione Camera dei Deputati
Sen Gianni GIROTTO – X Commissione Senato
Ivan STOMEO – delegato ANCI Politica in materia di Energia

Sessione Efficienza Energetica
Federico TESTA – Presidente ENEA
Davide CHIARONI – ViceDirettore Energy & Strategy Group Politecnico Milano
Alessandro NOTARGIOVANNI – Economista dell’Energia
Giuliano DALL’Ò – Presidente Green Building Council Italia
Alessandro BALDUCCI – Presidente Urbanit

Sessione Real Estate
Paolo CRISAFI – Dir. gen. Assoimmobiliare
Maurizio PEZZETTA – VicePresidente Vicario FIMAA
Fabrizio SEGALERBA – Seg. Nazionale FIAIP
Paolo BELLINI – Presidente ANAMA
Rossana ZACCARIA – Presidente Legacoop Abitanti
Francesco BURRELLI – Presidente ANACI
Vittorio FUSCO – Presidente ANAPI

Sessione Cittadini Consumatori
Luisa CRISIGIOVANNI – Seg. gen Altroconsumo
Emilio VIAFORA – Presidente Federconsumatori
Francesco LUONGO – Presidente Movimento Difesa del Cittadino
Carlo DE MASI – Presidente Adiconsum

MODERANO
Marco MARCATILI – Economista e Responsabile Sviluppo di Nomisma
Giovanni PIVETTA – Responsabile Habitami e Homo Condòmini Tour 2018

SALUTI
Mario AGOSTINELLI – Presidente Energia Felice
Cristiana CERUTI – Ceo Tabula Rasa

Per un mondo libero dalle armi nucleari e dall’inquinamento

Contro ilsuicidio dell’Umanità” (Papa Francesco)
Per una coscienza planetaria proattiva

Interveniamo alla COP 23 sui pericoli che incombono più urgentemente sul nostro presente e sul nostro futuro: quello nucleare e quello climatico. E sul loro intreccio.

Lanciamo, da Bonn, l’appello dei Disarmisti esigenti (www.disarmistiesigenti.org), attivi nei movimenti per il disarmo e per la giustizia climatica e sociale, alla mobilitazione globale unitaria della società civile.

La nonviolenza è il cammino che dobbiamo imparare a percorrere (Stéphane Hessel)

La nostra missione a Bonn

Siamo venuti dall’Italia, da gruppi diversi ma uniti in coalizione, con i seguenti obiettivi, condivisi nella loro essenza dalla nostra delegazione:

perorare la causa del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (secondo alcuni di noi essa può essere rafforzata con il lancio dell’ipotesi di un referendum mondiale antinucleare (da discutere a Milano nel maggio 2018)

sensibilizzare sull’intreccio tra minaccia nucleare e minaccia climatica e sulla necessità di contrastarle con un salto di qualità del diritto internazionale

vigilare sui tentativi della lobby filonucleare di inserire la tecnologia “atomica” tra le energie pulite

promuovere la ricerca sulle LENR come ipotesi di soluzione del problema delle scorie radiooattive

rafforzare i collegamenti tra i movimenti disarmisti e i movimenti per la giustizia climatica valorizzando il protagonismo femminile

ribadire la nostra faccia propositiva di alternativi impegnati nella conversione energetica ed ecologica

 

SCARICA LE SLIDES  (PPT – 295 Kb) >>>

Cop23, articoli da A SUD

1

Cop23: non c’è un piano finanziario per le vittime del climate change

17 novembre, 2017 | Redazione A Sud
[di Abu Siddique e Megan Darby su climatechangenews. Traduzione di Cecilia Erba] I Paesi più vulnerabili hanno chiesto supporto ai Paesi sviluppati per affrontare i costi crescenti derivanti dagli uragani, … Leggi tutto

REDAZIONE A SUD (5)

I due volti degli USA alla Cop23

17 novembre, 2017 | Redazione A Sud
[di Cecilia Erba per A Sud] È quantomeno particolare la posizione degli Stati Uniti alla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP23) di Bonn. La delegazione ufficiale, molto ridotta rispetto … Leggi tutto

REDAZIONE A SUD (4)

COP 23: Le donne come agenti di cambiamento

17 novembre, 2017 | Redazione A Sud
[di Natascia Scaramuzza per A Sud] Negli ultimi decenni le organizzazioni per i diritti delle donne si sono battute per integrare le questioni di genere nella lotta al cambiamento climatico … Leggi tutto