“O SOLE MIO”, incontro pubblico a Malnate (VA)

Il Circolo Legambiente “Mulini dell’Olona” di Malnate organizza un incontro/confronto pubblico sulle energie rinnovabili e sul nucleare.

Intervengono:
Mario Agostinelli – autore del libro “ L’energia Felice”-
“Ritorno al nucleare?”
Dino De Simone – Presidente del circolo Legambiente di Varese –
“Efficienza energetica e fonti rinnovabili”

Saranno inoltre presenti, a rendere la loro testimonianza e a disposizione di chi volesse chiarimenti e spiegazioni tecniche, un cittadino malnatese che ha installato un impianto fotovoltaico sulla propria casa e un installatore di impianti fotovoltaici e solare termico. Durante la serata, inoltre, sarà possibile firmare per la Legge di iniziativa popolare sulle energie rinnovabili.

Incontro pubblico con Raj Patel a Milano

DA CANCUN ALL’EXPO. IL VALORE DELLE COSE TRA CLIMA, CIBO E TERRITORI

Mercoledì 1 dicembre, incontro pubblico con Raj Patel (scrittore, attivista ed economista, autore de “I padroni del cibo”, “Il valore delle cose e le illusioni del capitalismo” e di “Food Rebellions”) alle ore 20.30, presso il Centro Sociale Casaloca (Viale Sarca 183, Milano)
Intervengono inoltre: Mario Agostinelli, Giorgio Ferraresi, Roberto Masciadri, Luca Trada. A seguire, proiezione del film “Il mondo secondo Monsanto” di Marie-Monique Robin.

Organizza: Associazione Ya Basta! Italia
Info: www.casaloca.it

Fermato il ritorno al nucleare nel Lazio

Roma, 24 NOV – Il Consiglio regionale del Lazio è “indisponibile” ad accogliere impianti nucleari di qualsiasi tipo nel territorio regionale. L’assemblea ha impegnato oggi pomeriggio, con voto a maggioranza, la presidente Polverini a “dichiarare l’indisponibilità del territorio della Regione per l’insediamento di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di fabbricazione del combustibile nucleare, di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché di depositi di materiali e rifiuti radioattivi, a partire dal sito di Montalto di Castro dove il governo prevede la realizzazione della nuova centrale termonucleare”.

La mozione era stata proposta da Angelo Bonelli (Verdi) e da esponenti di Pd, Sinistra ecologia libertà, Federazione della Sinistra e Lista Bonino-Pannella. “Il sistema elettrico regionale – si legge nel documento – è in grado di coprire la richiesta di energia elettrica prevista al 2020 e di assicurare un esubero di circa il 13 per cento, mediante l’incremento della produzione da fonti rinnovabili, da risparmi nei settori finali di consumo e dall’ammodernamento con tecnologia eco-compatibile degli impianti in esercizio”. Carlo De Romanis, a nome del Pdl come gruppo, aveva annunciato voto contrario: “Questa materia è di competenza nazionale – ha detto – come sentenziato dalla Corte Costituzionale, e noi non ci opporremo alle decisioni del Governo. Poi, all’interno dei gruppi, ognuno voterà secondo coscienza”. L’Udc ha dichiarato, per bocca del capogruppo Francesco Carducci, la propria astensione. Non esistono, secondo l’Udc, decisioni per la localizzazione di reattori termonucleari a Montalto e, viste le ingenti risorse necessarie, su questo tema serve un patto tra Governo nazionale e opposizione.

Nel corso della seduta straordinaria – convocata dal presidente del Consiglio Mario Abbruzzese su richiesta dell’opposizione – sono state discusse, in un lungo dibattito con posizioni articolate, due mozioni. Quella a firma di Bonelli e quella proposta da Francesco Pasquali (Pdl), poi ritirata, che impegnava la presidente Polverini a dichiarare la disponibilità della Regione al nucleare. “Sarebbe una scelta importante anche per la ripresa occupazionale” aveva sostenuto Pasquali. Una terza mozione – presentata successivamente da Andrea Bernaudo (Lista Polverini) e Carlo De Romanis più altri consiglieri del centrodestra – puntava a impegnare la Polverini a varare un nuovo piano energetico strategico regionale che tenesse conto “dei risultati più recenti sul nucleare pulito e sui vantaggi per l’ambiente connessi all’utilizzo di tutte le energie rinnovabili, con particolare attenzione a Montalto di Castro”. La proposta è stata respinta a maggioranza dall’Aula.

Il testo della mozione (PDF, 37 Kb)

Pdl e Lega, sì alle centrali nucleari in Lombardia

Con il voto contrario alla mozione di Pd, Sel e Pensionati, il centrodestra ha chiarito una volta per tutte la propria posizione

Una cosa, da oggi, è chiara a tutti i lombardi. Pdl e Lega, senza ulteriore possibilità di smentita, sono favorevoli al nucleare e alla realizzazione di una centrale sul territorio regionale.

Con il voto contrario alla mozione presentata da Pd, Sel e Pensionati che chiedeva di dichiarare la Lombardia inidonea a ospitare un impianto atomico hanno una volta per tutte chiarito la propria posizione, dopo le tante e differenti versioni esibite in questi mesi sempre ed esclusivamente a mezzo stampa.

Solo oggi e proprio grazie a questo documento, un tema così importante e delicato per il futuro del Paese e della nostra regione è approdato in Aula, la sede dove da subito sarebbe stato opportuno discuterne.

Ci tocca purtroppo rilevare che il Presidente Formigoni non ha ritenuto necessario essere presente. Un’assenza pesante, ma pressoché scontata per chi ci ha ormai abituati a preferire conferenze stampa e interviste al confronto democratico dentro l’assemblea rappresentativa dei cittadini lombardi.

Chiara Cremonesi, 23 novembre 2010

La Corte Costituzionale non dà un via libera al nucleare

Una nota di commento sulla recentissima sentenza della Corte Costituzionale in materia di rapporti stato/regioni sul nucleare

La recente sentenza della Corte Costituzionale n.331/2010  ha dichiarato  la illegittimità costituzionale delle leggi regionale della Puglia, Basilicata e Campania contro l’installazione di centrali nucleari nel proprio territorio.  Questa sentenza è stata letta in primo luogo dai mass media, ma anche da osservatori interessati (fronte governativo e industriali in primo luogo) come la sconfitta definitiva (almeno in termini giuridici) dei poteri regionali e locali sulla decisione del Governo di ripartire con il nucleare nel nostro paese.

Non è così, almeno per il momento, e con le note che seguono cercherò sinteticamente di spiegare perché.

Secondo la sentenza le suddette leggi regionali, con analoghe formule, vietano l’installazione sul territorio regionale di impianti di produzione di energia nucleare, di fabbricazione del combustibile nucleare, di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, di depositi di materiali e rifiuti radioattivi, salvo che venga previamente raggiunta un’intesa con lo Stato in merito alla localizzazione. Tali leggi regionali secondo la sentenza in esame, riproducono in parte il contenuto di analoghe norme regionali, finalizzate a precludere la presenza sul territorio di pertinenza di materiali nucleari e già oggetto di sentenze della Corte (n. 247 del 2006 e n. 62 del 2005); in altra parte, invece, se ne distinguono, poiché, rispetto alle prime, aggiungono che il divieto non ha carattere assoluto, ma recede, ove sia raggiunta l’intesa tra Stato e Regione interessata.

Sotto il profilo del rapporto materia interessata/competenze la Corte ribadisce quanto già affermato nella precedente giurisprudenza :

  • la gestione delle scorie radioattive rientra nella materia ambiente di competenza esclusiva dello stato (sentenza 62/2005)
  • gli impianti di produzione nucleare rientrano nella materia “produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia”, di cui all’art. 117, terzo comma, Cost. (sentenza n. 278 del 2010).

Comunque in entrambi i casi, secondo la Corte Costituzionale, la disciplina della Intesa Stato Regioni spetta allo Stato. Infatti secondo questa ultima sentenza: “ la disciplina normativa di queste forme collaborative e dell’intesa stessa, spetta al legislatore che sia titolare della competenza legislativa in materia: si tratta, vale a dire, del legislatore statale, sia laddove questi sia chiamato a dettare una disciplina esaustiva con riferimento alla tutela dell’ambiente, sia laddove la legge nazionale si debba limitare ai principi fondamentali, con riferimento all’energia. Anche in quest’ultimo caso, infatti, determinare le forme ed i modi della collaborazione, nonché le vie per superare l’eventuale stallo ingenerato dal perdurante dissenso tra le parti, caratterizza, quale principio fondamentale, l’assetto normativo vigente e le stesse opportunità di efficace conseguimento degli obiettivi prioritari, affidati dalla Costituzione alle cure del legislatore statale.”

La Corte, confermando la precedente pronuncia (sentenza 278/2010), precisa che nell’esercizio della suddetta competenza il legislatore statale deve garantire adeguate forme di coinvolgimento della Regione interessata. Conclude la Corte Costituzionale affermando che le Regioni potranno sollevare questioni di incostituzionalità su tale disciplina statale a cominciare dal recente dlgs n. 31 del 2010 nel quale andrà rinvenuta, in rapporto con la legge delega n. 99 del 2009, la vigente disciplina di realizzazione degli impianti e dei depositi,

Per capire quindi i reali poteri regionali di interdizione occorre, salvo un futuro pronunciamento specifico della Corte Costituzionale, mettere a confronto i principi che la stessa Corte Costituzionale ha stabilito in materia di disciplina statale delle Intese Stato Regioni nella materia energia (con particolare riferimento a quella nucleare) con il dlgs 31/2010 che appunto ha disciplinato la procedura di autorizzazione delle centrali nucleari prevedendo che la mancata Intesa possa essere superata con un Dpr (Decreto Presidente della Repubblica)  previa delibera del Consiglio dei Ministri.

La Corte in successive sentenze ha fissato alcuni principi in materia di Intesa  Stato Regioni nella materia energia prevedendo:

  1. che la mancata Intesa con la Regione costituisca: “ostacolo insuperabile alla conclusione del procedimento – come,  del  resto, ha riconosciuto anche l’Avvocatura dello Stato – a causa  del  particolarissimo  impatto che una struttura produttiva di questo  tipo  ha su tutta una serie di funzioni regionali relative al governo del territorio, alla tutela della salute, alla valorizzazione dei beni culturali ed ambientali, al turismo, etc” (Corte Costituzionale n. 6/2004 relativa al c.d. decreto sblocca centrali)
  2. l’Intesa deve realizzarsi con la Regione territorialmente interessata e non può essere spostata in organismi diversi come la Conferenza Unificata Stato Regioni – Città  (Corte Costituzionale n. 62 del 2005 relativa alle leggi regionali in contrasto con la legislazione nazionale sul deposito nazionale per le scorie nucleari)
  3. occorre sempre la Intesa con la Regione soprattutto quando la decisione in oggetto possa avere un impatto potenziale significativo sulle competenze regionali anche in termini finanziari e sicuramente una scelta come quella di una centrale nucleare può realizzare tale impatto: basti pensare alle questione del rischio, dell’approntamento delle infrastrutture stradali, dell’organizzazione del sistema dei controlli, delle modifiche alla destinazione urbanistica dei territori interessati dal sito etc. (sentenza Corte Costituzionale 339/2009)

Ora questi principi non pare siano stati compiutamente rispettati dal dlgs 31/2010 che forse doveva essere l’atto effettivamente da impugnare da parte delle Regioni e non la legge delega 99/2009 come peraltro sottilmente la stessa sentenza della Corte Costituzionale (331/2010)  rileva nelle sue motivazioni. Infatti la Corte Costituzionale (con sentenza 278/2010 sulla legge delega per la strategia energetica nucleare) ha affermato che il potere sostitutivo dello Stato potrà “superare il vaglio di legittimità costituzionale solo in presenza di una disciplina che prefiguri un iter in cui assumano il dovuto risalto le attività concertative e di coordinamento orizzontale, ovverossia le intese, che devono essere condotte in base al principio di lealtà (sentenza n. 303 del 2003” .

Inoltre tali principi dovranno altresì essere rispettati in sede di  decisioni dei singoli siti ed impianti e questo permetterà alle Regioni un largo spazio di manovra per opporsi alla installazione delle centrali nucleari sui propri territori visto che “ la scelta dello specifico impianto da realizzare in concreto  rientra a tutti gli  effetti  nell’ambito del procedimento di autorizzazione unica retto, e per tale via si offre alla codeterminazione dell’atto da parte della Regione interessata, una volta che il legislatore delegato abbia provveduto ad introdurre la relativa intesa”. (sentenza Corte Costituzionale 278/2010).

Se a questi principi da rispettare si aggiunge quello più recente sull’impossibilità di utilizzare capitali privati consistenti per realizzare impianti energetici urgenti  e strategici (sentenza Corte Costituzionale 215/2010), possiamo dire che anche da un punto di vista giuridico la partita del nucleare sia tutt’altro che chiusa.

Marco Grondacci
Giurista ambientale