Fermiamo il carbone: sabato 29 ottobre mobilitazione nazionale

Comunicato Stampa

Contro l’uso del carbone, che inquina, minaccia gravemente la salute dei cittadini, uccide il clima e costringe i lavoratori del comparto energetico a un futuro fatto solo di precarietà, sabato 29 ottobre le 35 associazioni della coalizione Fermiamo il carbone organizzano una manifestazione nel Polesine ad Adria contro la riconversione della centrale di Porto Tolle, e presidi a Saline Joniche, La Spezia, Vado Ligure e Brindisi.

Il governo ha deciso contro ogni logica di puntare sulle centrali a carbone: la fonte fossile a maggiore emissione specifica di gas serra. A Porto Tolle, Enel progetta la conversione di una centrale a olio combustibile in una a carbone della potenza di 2000 MW nel mezzo del parco del Delta del Po. Questo comporterebbe l’emissione di oltre 10 milioni di tonnellate l’anno di CO2: l’equivalente di oltre 4 volte le emissioni annuali di una città come Milano.

Prevista anche la riconversione di vecchie centrali come Rossano Calabro e la realizzazione di nuovi gruppi come a Vado Ligure e Porto Torres o addirittura la costruzione di nuovi impianti come Saline Joniche. Una scelta che va contro ogni strategia di riduzione delle emissioni di anidride carbonica, contro la salute, lo sviluppo del territorio dell’agricoltura, del turismo e della pesca e contro l’occupazione, poiché, rispetto al settore innovativo e in crescita delle fonti rinnovabili, rappresenta una scelta energetica ormai obsoleta.

Con i recenti referendum oltre 26 milioni di italiani hanno rivendicato il diritto di decidere del proprio futuro: un futuro di vera sicurezza energetica e per scongiurare che i cambiamenti climatici raggiungano livelli distruttivi per l’ambiente, il benessere e la stessa specie umana.

“Con la giornata del 29 ottobre – dichiarano i promotori della mobilitazione, che lanciano anche la sottoscrizione di un appello – ci rivolgiamo a tutti, anche a coloro che subiscono il ricatto occupazionale, ovunque in Italia vi siano progetti di ritorno al carbone, per rifiutare tutti insieme la contrapposizione tra lavoro ambiente e salute, cominciando invece a costruire un lavoro dignitoso, una società basata sull’interesse comune e non su quello di poche lobbies, sulla possibilità di un futuro sostenibile per tutte e tutti”.

Per maggiori informazioni e per firmare l’appello: www.fermiamoilcarbone.it

Appuntamento principale a Adria alle ore 14 per formare un corteo colorato e pacifico che attraverserà le vie della città. La manifestazione continuerà (16.30 circa) con interventi dal palco, collegamenti con le altre piazze, spettacolo. Lo streaming della manifestazione verrà trasmesso sui siti web di tutte le associazioni promotrici, su www.globalproject.info e www.libera.tv.

Promotori coalizione Fermiamo il carbone: Alternativa, AltraMente scuola per tutti, AltroVe, Arci, Auser, A Sud, Cepes, Circolo culturale AmbienteScienze, Comitato Energia felice, Comitato SI’ alle Rinnovabili NO al nucleare, Coordinamento Veneto contro il carbone, Ecologisti Democratici, Fare Verde, Federazione nazionale Pro Natura, Federconsumatori, Forum Ambientalista, Greenpeace, ISDE-Medici per l’Ambiente, Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, Lega Pesca, Lipu, Movimento difesa del cittadino, Movimento Ecologista, OtherEarth, Rete della Conoscenza (Uds-Link), RIGAS, Slow Food Italia, SOS Rinnovabili, Vas, WWF, Ya Basta.

La mobilitazione sul web:

http://www.fermiamoilcarbone.it/
http://www.facebook.com/pages/fermiamo-il-carbone/252072751505700
http://twitter.com/#!/Fermailcarbone

29 ottobre: Convegno “Idee per un Piano energetico regionale”

Per chiudere con petrolio e nucleare, Piani Solari Regionali

Nel 1987, ad un anno da Cernobyl, il popolo italiano con tre Referendum ha detto molto chiaramente che non voleva più saperne del nucleare: furono chiuse sia le tre malandate centrali “sperimentali” di Trino Vercellese, Latina e Garigliano, sia la grande e recente centrale di Caorso (continuamente “fuori servizio” e già ferma dal 1986). Fu anche sospesa la costruzione dell’enorme centrale di Montalto di Castro, poi riconvertita a metano.

Ma non fu perseguita l’altra via alternativa ai combustibili fossili, le fonti rinnovabili. L’Italia aveva già una grande produzione idroelettrica, con grandi dighe a forte impatto ambientale. La penisola, inoltre, è un’area a grandissima potenzialità geotermica, costellata di vulcani e zone termali, purtroppo con le relative faglie a rischio sismico: a Larderello, in Toscana, lo sfruttamento secolare di questa fonte (non sempre in modo rispettoso dell’ambiente) ha fatto scuola a tutto il mondo, dall’Islanda al Nicaragua. Ma non si è investito in tutti gli altri settori delle rinnovabili: dal solare termico a quello elettrico, dall’energia marina (di correnti, onde, maree e gradiente salino) a quella del vento e degli scarti vegetali, nei giusti e rigorosi limiti del rispetto ambientale, faunistico epaesaggistico.

C’era (e c’è) ancora moltissimo da studiare e sperimentare; ma dobbiamo ricordare che già negli anni ’60 l’Italia era all’avanguardia mondiale nella tecnologia solare: basta ricordare le realizzazioni solari a concentrazione assolutamente all’avanguardia realizzate a S. Ilario, sulle colline di Genova, dal prof. Giovanni Francia, lasciate poi in abbandono. Così come eravamo all’avanguardia nell’edilizia bioclimatica e nella ricerca di un miglioramento dell’efficienza energetica. Molte occasioni sono state sprecate e troppo siamo rimasti in attesa di una pianificazione urbanistica orientata in senso energetico e ambientale. Nel frattempo, all’estero, si moltiplicavano gli esempi di comunità energetiche autosufficienti.

Per non parlare del solare termodinamico (centrali a specchi che concentrano luce e calore per far girare una turbina da parecchi MW), studiato già negli anni ’80 dal premio Nobel Carlo Rubbia, ma realizzato (e solo parzialmente, vedi Gaia n. 47 primavera 2011) a Priolo solo nel 2010, dopo che Rubbia se ne era andato a realizzarne una decina in Spagna. Dopo il Referendum del 12 giugno 2011 ci sono tutte le premesse per non ricadere nelle spire fossili di Enel, Eni, Edison ed Ansaldo. I ripetuti tentativi del governo del cav. (ministri Romano e Tremonti) di azzerare la filiera del solare con improvvisi cambi e tagli degli incentivi, hanno già creato pesanti contraccolpi al “miracolo solare” in corso in Italia dal 2009: solo nel 2010 sono stati installati e messi in produzione in Italia più di 5.000 MW di solare fotovoltaico, corrispondenti alla potenza di quasi tre delle centrali nucleari EPR che il governa voleva costruire con una spesa enorme e tra 10-15 anni…

Ma la reazione di produttori (decine di migliaia di nuovi occupati), utenti e opinione pubblica è stata fortissima e il quorum al Referendum ne è, in parte, un effetto. Ora è il momento di prendere in mano la situazione, fare proposte di ampio respiro, a livello regionale e realizzazioni serie nei Comuni. Perciò è fondamentale la Giornata di studio “Idee per un piano energetico regionale” che ZeroEnergy-Ecoistituto del Veneto e Comitati Riciclo totale-Rifiuti zero di Tv e Ve organizzano sabato 29 ottobre a Padova presso la sala congressi di Banca Etica. L’incontro è aperto a tutti, fino ad esaurimento dei posti, con precedenza a chi si prenota con fax all’Ecoistituto 041.935666 o mail micheleboato@tin.it

Programma

Zero Energy-Ecoistituto del Veneto e Comitati Riciclo Totale – Rifiuti Zero Convegno di studi

IDEE PER UN PIANO ENERGETICO REGIONALE

Risparmio, Efficienza, Rinnovabili

Padova – Sala Convegni Banca Etica

Via Tommaseo, 16 (100 metri da stazione FS)

ore 10 Apertura lavori, Saluti Comune Padova, Provincia Padova, Regione Coordina Michele Boato per le associazioni promotrici

Relazioni

10.15 Massimo Mazzer primo ricercatore CNR-IMEM – Parma

“Potenzialità attuali e a breve periodo delle rinnovabili in Italia”

10.45 Mario Agostinelli esperto Enea – Milano

“Per una uscita dolce dalle fonti energetiche fossili”

11.15 Gianni Tamino docente biologia Università di Padova

“Potenzialità e limiti delle biomasse energetiche”

12.00 Luca Fattambrini architetto coordinatore di ZeroEnergy

“Dati essenziali per un Piano energetico Veneto”

12.30 Michele Boato direttore Ecoistituto del Veneto

“Per un Piano basato su risparmio, efficienza e rinnovabili”

13.00 Gian Luca Pesce laurendo in Urbanistica a Venezia

“Sintesi dei Piani energetici di Lombardia, Emilia-Romagna e Friuli-V.G.”

13.30 – 15.00 Pausa pranzo

Interventi

15.00 Dirigente Banca Etica Come sostenere risparmio e rinnovabili

15.10 Giuseppe Rocco Il potenziale idroelettrico del Veneto

15.20 Gianluigi Salvador responsabile Energia WWF Veneto Altre rinnovabili 15.30 Maria Rosa Vittadini Università Venezia Mobilità ed energia

15.40 Andrea Grigoletto Fondazione Fenice, Padova

15.50 Carlo Cotogni amministratore del. X Group, Monselice

16.00 Nicola Baggio direttore Solon, Padova

16.10 Andrea Sacchetto Uff. Energia Provincia di Padova

16.20 Giampaolo Avrese Club Unesco

16.30 Dibattito

17.30 Conclusioni

Massimo Giorgetti Assessore all’Energia Regione Veneto

 

29 ottobre: Manifestazione Nazionale di Adria

Riceviamo e inoltriamo questa comunicazione dal Comitato del Polesine per la Manifestazione del 29 ottobre p.v.

L’assemblea di ieri sera ad Adria ha messo a punto le modalità organizzative. Aprirà il corteo lo striscione del comitato polesano seguito dalle famiglie. Seguirà lo striscione nazionale con i rappresentanti di tutte le associazioni promotrici. Poi gli striscioni e le bandiere delle singole associazioni. In particolare rivolgo un invito ai movimenti per l’acqua affinchè portino il loro insieme alle loro bandiere.Vogliamo sottolineare la relazione tra acqua-energia-clima. Chiuderanno il corteo i Partiti con le loro bandiere. In sostanza ci si propone di realizzare una Manifestazione allegra, colorata e ovviamente pacifica. E’ stato costituito uno specifico gruppo di lavoro per assicurare un adeguato servizio d’ordine.

Dal palco parleranno tre rappresentanti: uno del comitato polesano, uno del coordinamento regionale e uno del coordinamento nazionale.Ciascun livello decide come regolarsi. Si effettueranno alcuni collegamenti telematici con i presidi previsti negli altri siti. Poi si alteranno i rappresentanti dei Partiti che hanno aderito per brevi interventi. Chiuderemo con un simpatico concerto, di buon livello.

Ora tocca a ciascuno di noi organizzare da ogni luogo la partecipazione. La lotta del Polesine assume un valore nazionale perchè l’alternativa energetica basata sulle energie distribuite, le rinnovabili e l’efficienza energetica passa oggi attraverso la sconfitta del carbone, la fonte fossile più nociva alla salute, all’ambiente, al clima e all’occupazione. Il nostro recente convegno di Rovigo ha messo in luce come gli investimenti nelle rinnovabili e nell’efficienza producano risultati occupazionali incomparabilmente superiori (da 10 a 15 volte). Ai quali vanno aggiunti i posti di lavoro che si potrebbero creare con adeguate politiche volte a promuovere un turismo ecocompatibile, come ha incominciato a fare l’Emilia Romagna con risultati tutt’altro che disprezzabili. Il Delta è poi un bene comune che vogliamo tutelare.

Queste brevi note sono finalizzate ad invitare le associazioni promotrici e i singoli aderenti a coordinarsi a livello di singola città e provincia per promuovere una partecipazione organizzata nella bella città di Adria. E ora, come si diceva una volta: al lavoro e alla lotta.

Un caro saluto a tutti,

Oscar Mancini, Coordinamento veneto contro il carbone, 18 ottobre 2011

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Verbale riunione Comitato Energia Felice, 17 ottobre

Introduzione di Mario Agostinelli

L’alternativa economica e la lettura nuova di questi processi potrebbe avere delle ricadute nell’immediato. Anche se ci si scontra con la crisi culturale e di pensiero che stiamo vivendo, soprattutto a Milano. L’ARCI ha chiesto di diventare l’associazione che si occupa di beni comuni ed energia e ci propongono di decentrare nei loro circoli questo discorso. Ottima questa opportunità.

Intervento di Guido Viale

Sul decentramento siamo tutti d’accordo e lo proponiamo per tutti i settori (energetico, agricolo, alimentare, mobilità). Condividiamo il fatto che in questa fase la mediazione con la politica locale e le amministrazioni sia cruciale. Nei grossi centri, le amministrazioni purtroppo però sono controllate dalle multy-utility che sono state create con dimensioni extra-locali e che hanno creato perciò ingenti debiti ed oggi sono purtroppo in stato fallimentare. Il nodo è il debito, a livello italiano e europeo.

Come dice Adriano Sofri, ci sono alcuni economisti di estrema sinistra o destra che propongono il ritorno alla lira, che è una cosa anti epocale e ormai quel modello economico è superato e va ripensato. Recuperare competitività con il ritorno alla lira è impensabile. Siamo di fronte a un meccanismo mondiale finanziario ed economico che si è inceppato.

Notiamo che la manifestazione di sabato 15 ottobre è stata una cosa molto importante perché non è stata organizzata da nessuno (capacità di auto convocarsi) e ha visto la partecipazione di tutte le generazioni: dai sessantenni ai giovani, passano per la generazione TQ (trenta-quarant’anni). Questo è un esempio lampante della falsa narrazione come dice Vendola di quanto successo sabato a Roma. Naomi Klein, intervenendo a New York, ha detto che questo slogan americano è nato in Italia un anno fa: “La vostra crisi, noi non la paghiamo”. La priorità oggi dovrebbe essere quella di iniziare a contabilizzare le competenze che ci sono sul territorio.

Intervento di Alfonso Navarra           

Bisogna iniziare ad attualizzare le prese di posizione dei referendum su acqua ed energia (grandi opere, sviluppo). Grazie al ricatto della crisi e del debito stiamo assistendo al cambio di prospettive che sono state manifestate con il voto popolare di giugno. Dobbiamo convertire l’economia e risolvere il problema del debito: ecco i due punti su cui lavorare nei prossimi mesi. Se non risolveremo questi due punti, lasceremo ai poteri forti di gestire la situazione solo per i propri profitti.

Intervento di Mario Agostinelli

Bisogna esplicitare cosa significa non pagare il debito. Non è solo questione di perfidia delle banche , ma c’è una responsabilità diretta del capitale industriale, che ha ridotto i salari, non ha reinvestito, ha speculato ed ha de localizzato le produzioni. C’è quindi un nesso diretto tra non pagamento del debito e cambio del paradigma di sviluppo e, quindi, riconversione dell’economia. Il privilegio deve essere dato al livello territoriale e in questo senso è decisiva l’occasione di passare da un modello centralizzato ad uno decentrato per l’energia

Altri interventi

La questione del debito che è una problematica planetaria, va oggi agganciata alla tematica ecologica. Il legame tra meccanismo monetario e utilizzo dei beni del pianeta è profondamente connesso. Abbiamo slegato la moneta dai beni prodotti (1971) e la base monetaria è ormai relegata alla Banca centrale di ogni singolo stato. Matematicamente, il sistema è destinato a saltare!

Prossima riunione: Giovedì 27 ottobre ore 17.00 – via Borsieri 12, Milano

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