Il gas fracking arriva anche in Italia?

Alberto Zoratti su comune.info.net

 

Sherry Vargson abita a Granville, in Pennsylvania, ed ha un problema: dal suo rubinetto di casa esce acqua addizionata a gas. Ma è metano, non anidride carbonica. Quindi può dire addio alle bibite gassate formato famiglia ed è meglio che faccia attenzione a non avvicinare un fiammifero al flusso d’acqua, se non si vuole fare flambé anche il lavello nuovo di pacca. Non stiamo parlando di una storiella buffa diffusa da qualche ambientalista buontempone, ma di un caso che ha meritato persino le pagine delWall Street Journal (foto) nel settembre 2011. Sono le conseguenze dell’attività di gas fracking per l’estrazione del gas di scisto, che avrà anche reso indipendente energeticamente gli States, ma il cui prezzo ambientale deve ancora essere considerato.

E’ una modalità estrattiva estremamente impattante, al punto che diversi Paesi nel mondo tra cui la Francia e, ultimamente, la città di Cinco Saltos, nella Patagonia Argentina, l’hanno messa fuori legge.

E in Italia? Ad oggi non esiste una normativa chiara sul bando a qualsiasi attività di gas fracking nel nostro Paese ed in Europa si è aperta una consultazione pubblica per capire gli orientamenti dei cittadini europei sull’argomento. C’è spazio fino a marzo per poter esprimere il proprio «no», ma aldilà delle consultazioni più o meno utili quello che manca è una norma chiara e non interpretabile.

L’ultimo governo Berlusconi era apertamente a favore, come il sottosegretario Saglia ha più volte ribadito. Il governo Monti è stato chiaro, ma solo sulla carta. La Strategia energetica nazionale esclude ogni attività di fracking nel nostro Paese, ma si tratta di una strategia, non di una legge, e per di più in bozza, perchè ancora aperta alla discussione.

Nel frattempo, in vacatio legis, qualcuno si muove o si è già mosso, anche sulla stampa. Tra i primi che provarono a lanciare il sasso fu Massimo Mucchetti dalle pagine del Corriere della Sera più di due anni fa dove, tra la Russia di Putin e l’Eni di Scaroni, provava ad insinuare il gas di scisto a buon mercato.

Un’opportunità già entrata nelle strategie di sviluppo di alcune aziende energetiche italiane. Come la Sorgenia, presentata nelle sua campagne di marketing come «sostenibile» e «pro-rinnovabili», che già prova a sfruttare la nuova rivoluzione del fracking con la sua partecipazione del 26,8% della polacca Saponis Investment che da quasi due anni sta perforando la Polonia, nonostante le dubbi di comunità locali e ambientalisti. Preoccupazioni a cui la società di De Benedetti non dà importanza, come ha confermato l’Amministratore delegato Massimo Orlandi in un’intervista al 24 Ore del giugno 2011 dal titolo che è tutto un programma («L’Italia punti sullo shale gas»).

Ma oltre a ciò? Al ministero per lo Sviluppo economico esiste un permesso di ricerca per la zona di Fiume Bruna, nel grossetano, concesso alla srl Indipendent Energy Solutions, posseduta al 100 per cento dalla britannica Independent Resources, con scadenza 8 agosto 2014. Una concessione rilasciata al costo di un canone annuo di 5,16 euro chilometro quadrato per un estensione di 246,7 kmq, cioè poco meno di 1274 euro all’anno. Per un progetto dalle dimensioni ben più grandi e cospicue, se sono confermate le dichiarazioni del 4 settembre al Sole 24 Ore di Grayson Nash, numero uno della Independent Resources, che parlava di un investimento iniziale di 5 milioni di euro, che salirà a 10 milioni se verrà completata la fase di progettazione e di ricerca. «In caso di piena operatività – ha detto Nash – genereremmo 200 milioni di euro». Una concessione che ha il sapore della beffa, in un momento di spending review. Ma il progetto andrà in porto? «Sono scettico», ha concluso Nash, e la perplessità nasce dalle lentezze della burocrazia e dall’opposizione delle comunità locali che, però, senza una normativa chiara rischiano di trovarsi invischiati in una mobilitazione crescente.

La stessa che si rischia di trovare nel bresciano. Uno scoop di Brescia Oggi del 13 dicembre poi ripreso dal periodico QualEnergia rendeva pubblica una richiesta di autorizzazione al ministero da parte della Exploenergy di San Donato Milanese per presunta estrazione di Shale gas dai 289 kmq compresi tra Brescia, Orzinuovi e Bagnolo. La data di presentazione è il 14 marzo 2012.

Il sindaco di Lograto Alberto Mezzana rispondendo alle domande di Elia Zupelli, giornalista di Brescia Oggi, non fuga alcun dubbio: «Istanza? Progetto? Shale gas? È la prima cosa che sento. Ai piani alti di Lograto posso garantire che non si è mai fatto vivo nessuno – ha chiarito il primo cittadino – Da parte mia posso solo dire che avrò l’assoluta premura di verificare al più presto i dettagli».

Sulla Strategia energetica nazionale si dichiara la non intenzione di procedere sullo Shale gas. Ma i progetti di Fiume Bruna e di Lograto rischiano di presentarci una realtà diversa. Sulla quale il ministero, lo stesso che spinge per un futuro all’insegna del gas e delle trivellazioni, avrebbe il dovere di fare chiarezza.

Consuma, consuma… e il Pianeta finisce presto

di Giorgio Nebbia

Come in tutti i periodi di crisi e di grandi mutamenti economici e sociali tutti cercano di formulare previsioni: i governi, le imprese (che cercano di capire che cosa e come produrre), le banche (che sono preoccupate per i soldi che dovranno prestare a governi e imprese), le compagnie di assicurazioni (preoccupate per i soldi che dovranno versare per risarcire catastrofi e errori). Così da alcuni anni a questa parte si moltiplicano le previsioni dei consumi e fabbisogni energetici, dal momento che tutti i fenomeni economici richiedono energia: per produrre acciaio, per scaldare le case, per far camminare le automobili, per ottenere patate e grano, eccetera. Le previsioni sono in genere estese a periodi fra il 2025 e il 2035, più in la ben pochi si azzardano ad andare. Tutti più o meno concordano nel fatto che la popolazione umana aumenterà dagli attuali 7000 milioni di persone a un numero intorno a 8500 milioni di persone verso il 2030.

Queste persone avranno bisogno di varie cose irrinunciabili: alimenti, prima di tutto, metalli, cemento, acqua e inevitabilmente produrranno crescenti quantità di rifiuti. Le previsioni concordano su un crescente fabbisogno di energia e si tratta piuttosto di immaginare da dove trarla. La richiesta annua di energia oggi, 2012, si aggira nel mondo intorno a circa 12.000 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep), un valore che corrisponde all’energia “contenuta” in circa 4300 milioni di tonnellate di petrolio, più circa 5000 milioni di tonnellate di carbone, più circa 3000 miliardi di metri cubi di gas naturale, più l’elettricità fornita dalle centrali idroelettriche e nucleari e da un po’ di fonti rinnovabili. Le previsioni per il 2030 si aggirano intorno ad un fabbisogno di 16.000 milioni di tep all’anno. Le miniere di carbone contengono ancora riserve abbastanza grandi di questo combustibile fossile solido, ma la sua estrazione è pericolosa e il suo uso inquinante, anche se è quello che costa meno, per unità di energia fornita, tanto che il suo uso sembra destinato ad aumentare.
Peggiore è la situazione del petrolio, l’unico che fornisce i carburanti liquidi indispensabili per tenere in moto i novecento milioni di autoveicoli di oggi che diventeranno oltre 1500 milioni nel 2030. I grandi giacimenti mondiali di petrolio si stanno più o meno rapidamente impoverendo. Per soddisfare una crescente richiesta mondiale di petrolio, stimata di circa 5000 milioni di tep all’anno nel 2030, le previsioni contano sui giacimenti sottomarini a profondità sempre maggiori e in mari sempre più profondi e sulle tecniche, peraltro molto inquinanti, che permettono di estrarre il petrolio dalle rocce e sabbie che ne sono impregnate nel sottosuolo; alcuni prevedono che, sfruttando queste difficili risorse petrolifere, gli Stati Uniti potrebbero soddisfare i propri crescenti fabbisogni e addirittura diventare esportatori di petrolio. Le promesse dell’energia nucleare sembrano definitivamente svanite; un poco potrebbe aumentare l’elettricità ottenuta da grandi centrali che utilizzano il moto delle acque; qualcosa potrà venire dal Sole e dal vento.
L’uso di tutta questa energia farà aumentare i gas che finiscono nell’atmosfera per cui la temperatura “media” della Terra potrebbe aumentare in venti anni fra 2 e 4 gradi Celsius, con catastrofici effetti sul clima futuro. E l’Italia ? Negli anni settanta del secolo scorso, dopo la prima grande crisi energetica, sono stati fatti vari Piani Energetici Nazionali, rivelatisi tutti sbagliati nelle previsioni e nei rimedi suggeriti. Poi nell’ultimo ventennio si è vissuti alla giornata e solo in questo 2012 il governo ha finalmente formulato una Strategia Energetica Nazionale (SEN)(il termine “piano” è stato evitato perché sembra porti sfortuna): i consumi totali di energia dovrebbero restare costanti fino al 2030. Dovrebbero diminuire le importazioni di petrolio da circa 65 a circa 45 milioni di tonnellate all’anno con un aumento dell’estrazione da nostri giacimenti terrestri e sottomarini, da circa 5 a circa 12 milioni di tonnellate all’anno.
Alcuni critici si chiedono se davvero esistano riserve nazionali di questo genere ancora da sfruttare e quali sarebbero gli effetti ambientali. Gli attuali giacimenti italiani di gas naturale si stanno esaurendo: il SEN prevede tuttavia una ripresa della produzione nazionale da nuovi giacimenti, al fianco di ancora rilevanti importazioni. Le importazioni di carbone dovrebbero restare stazionarie intorno a 20 milioni di tonnellate all’anno. La produzione di elettricità dovrebbe restare più o meno costante fino al 2030, fra 300 e 320 miliardi di chilowattora all’anno: dovrebbe raddoppiare la produzione di elettricità dai rifiuti (la moltiplicazione degli inceneritori non è una buona prospettiva) e dovrebbe aumentare molto l’elettricità da impianti fotovoltaici solari. Dovrebbero restare più o meno costanti i consumi energetici finali nell’industria, nelle abitazioni, nei trasporti e dovrebbero diminuire un poco le emissioni annue di gas serra. Come mai si parla così poco di documenti da cui dipendono la vita e il lavoro futuro di tutti noi ?

No ai sussidi per le centrali a combustibili fossili

Con il Decreto sviluppo, LEGGE 7 agosto 2012 , n. 134 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante misure urgenti per la crescita del Paese. Pubblicato sulla GU n. 187 del 11-8-2012) all’art. 34 comma 7 bis è stato introdotto un meccanismo di incentivazione alla produzione di energia elettrica mediante fonti fossili, già definito “capacity payment”.
Il meccanismo, su cui doveva esprimersi l’autorità per l’energia elettrica ed il gas entro 90 giorni, mira a remunerare la capacità di generazione elettrica da fonti fossili installata, a fronte di un calo della domanda interna di energia elettrica e a causa della crescita della produzione di elettricità da rinnovabili.
La motivazione sarebbe quella di remunerare un presunto servizio di “flessibilità” garantito dalle centrali convenzionali, in realtà è contestato dal settore fotovoltaico e da varie associazioni non solo in quanto sottrae denaro pubblico alle rinnovabili ed al risparmio energetico, ma anche in quanto costituisce un indebito sussidio a investitori privati del settore energetico.
La causa principale di questa situazione risiede nella sovraccapacità elettrica italiana ( abbiamo una potenza elettrica installata doppia rispetto al fabbisogno di punta), determinatasi per cause derivanti da politiche industriali errate da parte delle SPA del settore, che hanno previsto una crescita continua dei consumi e che ora vorrebbero far pagare le proprie scelte industriali errate ai cittadini e alle aziende clienti con un nuovo onere in bolletta.

 

FIRMA LA PETIZIONE CONTRO I SUSSIDI!!!

Il gas che cuoce il pianeta ma salva gli USA dalla Cina

di Mario Agostinelli – Il Fatto Quotidiano 21 dicembre 2012

In una serie di documentati articoli sulle pagine di Repubblica, Federico Rampini espone la strategia degli Stati Uniti guidati da Obama per mantenere l’egemonia geopolitica e militare a fronte dell’impetuosa crescita cinese. Parte decisiva di questa strategia è rappresentata dal progetto diestrazione di gas (e petrolio) dagli scisti bituminosi (shale gas), che porterebbe Usa e Canada a soppiantare il primato nelle fonti fossili dei Paesi Arabi e della Russia e a determinare così un confronto diretto nella competizione economica con Pechino da posizioni di forza.

A quale prezzo per il pianeta e per la vita futura? E dove sta il trucco per avere a basso prezzo un prodotto che richiede più energia per ottenerlo di quanta ne restituisca? Vale la pena di accennarne in questo primo post cui seguirà un altro. Sarà così più facile capire e la fiera e opportunistica opposizione di Washington e Ottawa all’adesione al protocollo di Kyoto, con conseguente affossamento della recente conferenza di Doha.

Il gas da scisto si ottiene con la fratturazione idraulica di rocce che contengono bitume disperso. Si tratta di perforazioni orizzontali ai depositi di scisti a profondità fino a 3 km, con pompaggio in grandi quantità di lubrificanti, acqua, sabbia e sostanze chimiche ad altissima pressione. Oltre alla devastazione paesaggistica, naturale e del suolo, la tecnica comporta – per le emissioni di CO2 e di metano – un alto rischio per la salute umana e per l’ambiente. Altro che effetto serra! Inoltre provoca conseguenze disastrose sulla contaminazione e l’esaurimento delle acque sotterranee e superficiali, sulla biodiversità, sul degrado del suolo e della qualità dell’aria, oltre a condizioni sismiche, accompagnate da non trascurabili livelli di materiale radioattivo naturale portato in superficie.

L’Unione Europea si sta per ora opponendo a questa pratica, nonostante la pressione dellaPolonia, che vorrebbe così ottenere un’indipendenza energetica ad ogni costo, e il pressing di grandi lobby come la Shell per avviare perforazioni di scisti marini. Senza contare anche l’attività frenetica dei rappresentanti del settore del governo canadese, che tra il settembre 2009 e luglio 2011, hanno organizzato oltre 110 eventi a Bruxelles (più di uno a settimana!).

Quale sarebbe la contropartita per Usa e Canada (con cui concorda evidentemente il governo Monti che ha proposto una Strategia Energetica nazionale (SEN) fondata sul rilancio di gas e petrolio) a fronte di un’accelerazione della crisi climatica? (N.B. Il gruppo di studio della Ue attribuisce all’effetto serra da shale gas un valore di default di 107 grammi di CO2 equivalente per megajoule (CO2eq/MJ) di carburante, rispetto alla media di 87.5g CO2eq/MJ per il petrolio).

Paradossalmente il vantaggio sta in un costo al mercato inferiore di un terzo rispetto al gas tradizionale, ottenuto artificialmente attraverso i raggiri delle banche sui prodotti derivati e su tutte le forme speculative che stanno dietro alla costruzione di pozzi e gasdotti, al varo di navi metaniere e all’attivazione di rigassificatori. Alla fine, queste operazioni sono pagate dai tagli alle pensioni, dal peggioramento delle condizioni di vita e di salute, dal dissesto della natura indotto dai cambiamenti climatici. Una bella storia moderna, un po’ sottaciuta dai media, che sa di vecchio e su cui torneremo.

Iniziano le attività dello Sportello Energia in via Borsieri – Milano

Mercoledì 19 dicembre – primo appuntamento con lo sportello energia

Giampaolo Persoglio illustra il 5° Conto Energia

Mercoledì 19 dicembre, presso lo spazio Borsieri (via Borsieri 12), prenderà vita l’esperienza dello sportello energia. Saranno a disposizione dei cittadini gli esperti delle Associazioni Energia Felice, Kronos e Fare Verde per informare i cittadini su: efficienza energetica, fonti rinnovabili, 5° conto energia, cambio di fornitori di energia e tutti gli altri argomenti inerenti. Gli esperti saranno a disposizione gratuitamente per rispondere a tutte le domande dei cittadini e per divulgare le migliori pratiche per l’uso e il consumo di energia in casa e in azienda.

Da questo primo incontro nascerà un calendario di appuntamenti, fissi e itineranti, a favore dei cittadini di Milano.

La partecipazione è assolutamente libera, lo spazio sarà aperto a tutti e a disposizione di quanti vorranno partecipare e anche contribuire con la propria esperienza alla divulgazione di conoscenze, pratiche, informazioni sul tema dell’energia.

L’appuntamento è per mercoledì 12 dicembre dalle ore 17:00 in via Borsieri 12, Milano allo Spazio Kronos

Vi Aspettiamo!

Kronos – Fare Verde Milano – Energia Felice

Info sportelloenergia2100@gmail.com