La propaganda contro il fotovoltaico si insidia ovunque. Goccia dopo goccia, prosegue l’operazione dei detrattori. In questo caso sono stati smascherati bene da Qualenergia.it.
E’ solo l’ennesimo episodio di disinformazione ai danni del fotovoltaico, ma vogliamo segnalare comunque un editoriale sul Corriere della Sera di ieri. Da molto infatti non ci capitava di leggere così tante inesattezze e assurdità sul solare concentrate in così poche righe. Affermazioni approssimative e sbagliate che stupiscono ancora di più perché non vengono da un discorso da bar tra due sprovveduti, ma sono messe nero su bianco da due economisti di casa ad Harvard e alla Bocconi come Francesco Giavazzi e Alberto Alesina.
Nell’editoriale gli incentivi al fotovoltaico italiano vengono citati come paradigma di un modo sbagliato di promuovere l’innovazione. “Qualche anno fa – si legge – per favorire gli investimenti in energie rinnovabili si decise di sussidiare l’installazione di pannelli solari. Per far presto furono concessi incentivi che oggi, a pannelli installati, si traducono in una rendita di circa 11 miliardi di euro l’anno: li pagano tutte le famiglie nella bolletta elettrica e vanno a poche migliaia di fortunati. Non solo si è creata un’enorme rendita che durerà per almeno un ventennio: si è favorita una tecnologia che a distanza di pochi anni è già vecchia. Oggi l’energia solare si può catturare semplicemente usandouna pittura sul tetto, con costi e impatto ambientale molto minori. Ma i nostri pannelli rimarranno lì per vent’anni e nessuno si è chiesto quanto costerà e che effetti ambientali produrrà la loro eliminazione.”
Come chiunque abbia un minimo di familiarità con il FV nota subito, si tratta di affermazioni che denotano superficialità e ignoranza, quando non anche una discreta dose di fantasia. Ignoranza quando si dice che il costo in bolletta degli incentivi al FV è di 11 miliardi all’anno: non è vero, si sta invece avvicinando ai 6,7 miliardi, come non è vero che a beneficiarne sono “poche migliaia di fortunati”, a meno che per “poche migliaia di fortunati” gli autori non intendano gli oltre 480mila proprietari di impianti FVe le famiglie dei circa 12mila impiegati diretti del settore (18mila prima che circa 6mila posti venissero persi nel 2012 causa i noti tagli) e dei circa 100mila dell’indotto.
Fantasia pura quando si definiscono i pannelli solari una tecnologia superata e si parla di una vernice da tetto che produce energia equivalente a un pannello fotovoltaico: non esiste ancora come soluzione sul mercato, anche se un prodotto del genere si sta studiando. Se esistesse e fosse conveniente d’altra parte non ci sarebbe un motivo per il quale i vari conti energia l’avrebbero penalizzata rispetto ai moduli convenzionali, dato che – come Alesina e Giavazzi probabilmente ignorano – gli incentivi premiano l’energia prodotta e non l’installazione dei pannelli, e la premiano più generosamente se prodotta da tecnologie innovative.
Falso poi che nessuno si sia chiesto che ne sarà dei pannelli a fine vita: come sappiamo sia il quarto che il quinto energia contengono disposizioni precise per garantire lo smaltimento corretto dei moduli. Smaltimento che ricordiamo per inciso non è affatto problematico, come sottolinea Averaldo Farri, ad di PowerOne, tra i molti nel mondo del FV che questa mattina hanno reagito all’editoriale del Corsera: “I pannelli sono per il 95% vetro, silicio e alluminio. Un paese che fino a un annetto fa voleva iniziare un programma nucleare e avrebbe dovuto smaltire scorie nucleari, sarà in grado di smaltire vetro, sabbia e alluminio?”
Insomma l’intervento dei due economisti farebbe sorridere, se non fosse che articoli di questo genere – scritti magari in buona fede e dettati da semplice ignoranza della materia – vanno ad alimentare un pregiudizio negativo che abbiamo visto sfociare in provvedimenti penalizzanti per il settore. Come il quinto conto energia, che ha tagliato le gambe al solare italiano, in maniera perfettamente funzionale agli interessi della lobby dell’energia convenzionale, da qualche anno danneggiata economicamente dal fatto che la concorrenza a costo marginale zero del FV sta portando perdite a chi ha investito nei cicli combinati a gas.