Lo sportello energia nella zona 8

Nella nostra zona 8  il COMITATO BENI COMUNI si sta battendo per l’apertura di uno sportello energia in collaborazione con il  CONSIGLIO DI ZONA 8  e l’associazione ENERGIA FELICE.

Iniziativa per lo sportello energia

Lo sportello energia  potrà  diventare un importante strumento al servizio dei cittadini per una maggiore sostenibilità nei consumi energetici.

 

Noi pensiamo che lo  sportello energia potrebbe occuparsi di:

-consulenza su impianti ad energia solare termica e fotovoltaici

-lettura della bolletta elettrica e del gas

-contenzioso con fornitori di energia elettrica e gas

-gestione e costruzione impianti fotovoltaici in forma cooperativa

-soluzioni energeticamente efficienti per la produzione di calore

-certificazione energetica degli edifici

-interventi edilizi per il miglioramento del confort e riduzione dei consumi.

 

Vorremmo che sia possibile per tutti la realizzazione di questi interventi potendo trovare i necessari finanziamenti .

E’ fondamentale districarsi tra le normative che rendono possibili e convenienti questi interventi.

 

Col supporto del Cdz8  e dell’associazione Energia Felice, lo sportello energia verrà realizzato anche nella nostra zona.

Lettera a Clini su qualità dell’aria e ambiente urbano

Qualità dell’aria e dell’ambiente urbano

Associazioni ambientaliste scrivono al ministro Clini in vista dell’incontro a Dublino

“Rivedere le norme europee e adottare impegni più stringenti per contrastare l’inquinamento”

 Scarica il testo completo della lettera: Lettera al Ministro Clini

“L’inquinamento atmosferico rappresenta uno dei problemi ambientali più rilevanti e riguarda non solo le aree urbane ma anche altre zone, a partire da quelle situate a ridosso di grandi complessi industriali o altre attività particolarmente inquinanti. Le città rimangono comunque le aree più critiche. Secondo il dossier Mal’ aria  di città 2013 di Legambiente, lo scorso anno ben 52 capoluoghi di provincia hanno superato il bonus di 35 giorni di superamento del valore medio giornaliero di 50 microgrammi/metro cubo stabilito dalla legge per le polveri fini (PM10). Situazione particolarmente grave evidenziata anche dal Rapporto OCSE del marzo 2013, che segnala che oltre il 50% delle città europee più inquinate si trova nel nostro Paese, con situazioni particolarmente critiche nella Pianura Padana”.

Le associazioni ambientaliste hanno inviato oggi una lettera al ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Corrado Clini e per conoscenza al ministro della Salute Balduzzi, in vista della riunione dell’ Informal Council of European Union’s (EU) Environment Ministers su Qualità dell’aria e dell’ambiente urbano, che si terrà a Dublino il prossimo 22 aprile.

 

Ogni anno – si legge nella lettera – secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre 420.000 persone muoiono prematuramente per cause legate all’inquinamento atmosferico e si stima una riduzione dell’aspettativa di vita fino a 24 mesi nelle aree più inquinate; stando ai limiti proposti dalla Organizzazione Mondiale della Sanità per il PM2.5, se questo venisse rispettato nelle maggiori 25 città di tutta Europa, si avrebbe un risparmio di oltre 31 miliardi di euro all’anno, oltre i costi intangibili dell’aumentato benessere e dell’aspettativa di vita; l’inquinamento atmosferico danneggia la natura e le biodiversità a causa della deposizione di sostanze acidificanti ed eutrofizzanti oltre i valori di carico ammissibile degli ecosistemi sensibili in molte aree di tutta Europa. Solo nell’area padana viene stimata una riduzione di produzione agricola tra il 15% ed il 30% dovuto all’impatto dell’Ozono, degli Ossidi di Azoto e dei COV.

Gli interventi e le azioni volte a ridurre e contrastare l’inquinamento dell’aria sono richieste dalla grande maggioranza dei cittadini. In Italia la popolazione risulta essere la più preoccupata dall’impatto dell’inquinamento atmosferico, e per l’87% degli intervistati le autorità pubbliche non stanno facendo abbastanza per il miglioramento della qualità dell’aria nel nostro paese. Alla luce di quanto scritto è evidente che ogni ulteriore ritardo nelle politiche di riduzione dell’inquinamento atmosferico sia ingiustificato e inaccettabile. Per questo confidiamo in un impegno del ministro dell’Ambiente a supporto di tali azioni nel prossimo incontro del 22 aprile a Dublino e nei mesi a seguire”.

La lettera a Clini si chiude con le tre richieste condivise da oltre 60 associazioni ambientaliste europee in cui si chiede l’implementazione e il rafforzamento delle attuali norme europee sulla qualità dell’aria prevedendo misure più severe e limiti più stringenti sulla base delle più recenti raccomandazioni fornite dall’OMS; l’adozione di significativi impegni di riduzione delle emissioni nell’ambito della revisione della direttiva NEC, in particolare fissando limiti di emissione più stringenti e aumentando il numero di sostanze inquinanti a cui la direttiva si riferisce, aggiungendo anche il PM2,5 per il raggiungimento di “livelli di qualità dell’aria che non causino rischi per la salute umana e per l’ambiente” (Long-term obiective of the 6th EU Environment Action Programme); l’adozione di una normativa di settore che punti alla netta riduzione delle emissioni da tutte le fonti principali: trasporti (stradali, non stradali e navali), agricoltura e uso di solventi.

L’ufficio stampa Legambiente: 06.86268376 – 53 – 99

La strategia energetica nazionale è fuori legge

Non esiste una norma primaria che espressamente si occupi della SEN, che è un ‘atto di indirizzo strategico’. Questo vizio di origine era stato segnalato al Governo anche dall’Autorità per l’Energia. Come si arrivati ad ignorare questo passaggio fondamentale? Un’analisi di Antonio Sileo dello IEFE – Università Bocconi.

Quasi sicuramente il governo Monti sarà ricordato per altro, ma alla fine è arrivata anche la versione finale della Strategia Energetica Nazionale (SEN); che ha suscitato più che altro l’interesse degli addetti ai lavori, almeno fino a oggi.

La non troppa considerazione rivolta alla SEN probabilmente è spiegabile anche con la sua tardiva approvazione, arrivata quasi venti giorni dopo la celebrazione delle elezioni e a quasi quattro mesi dal termine della XVI Legislatura, che si è conclusa il 22 dicembre 2012.

Tale circostanza, oltre a generare una discreta incertezza sugli effetti concreti dell’iniziativa, ha provocato le prime proteste sulla legittimità di un atto promulgato da un Governo tenuto a sbrigare solo l’ordinaria amministrazione, quando la SEN vorrebbe tratteggiare le scelte energetiche dei prossimi decenni.

Il decreto interministeriale che l’approva definisce, infatti, la SEN un «atto di indirizzo strategico», che stando anche alle dichiarazione formulante pure in Parlamento dal ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, cofirmatario insieme a Corrado Clini del decreto, sarebbe per l’appunto un «atto di programmazione e indirizzo».

La questione, in verità, non è di poco conto; e, a modesto avviso di chi scrive, è ben più dirimente della tempistica o del mancato rispetto dell’iter procedurale che il ministro Passera s’era (autonomamente) dato. Proprio gli addetti ai lavori non possono, infatti, dimenticare che l’approvazione della SEN sarebbe stata preceduta da una Conferenza nazionale sull’energia; anzi, in molti ricorderanno che la fantomatica conferenza era stata più volte promessa durante il governo Berlusconi, anche dopo le dimissioni di Claudio Scajola.

E in effetti, la convocazione di una Conferenza nazionale dell’energia e dell’ambiente da parte del Ministro dello Sviluppo economico, d’intesa con il Ministro dell’Ambiente, era specificatamente prevista dal secondo comma dell’art 7 della legge 133/2008, che al primo prevedeva proprio la definizione di una «Strategia energetica nazionale» da parte del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dello Sviluppo economico. Come, dunque, ha potuto il ministro Passera ignorare un iter che pure la legge dettagliatamente prevedeva?

La risposta in realtà, se da un lato è piuttosto semplice, dall’altro è un po’ sconcertante:questa norma non esiste più!

Per capire come ciò possa essere accaduto è necessario fare qualche breve passo indietro che ci riporta a una questione ben più contestata della SEN: il ritorno allaproduzione elettronucleare. Proprio quello fortemente voluto dall’ex ministro Claudio Scajola che ritenne la SEN tanto urgente da inserirla in un decreto-legge, il 112/2008, convertito per l’appunto con la legge n. 133/2008.

Quella SEN era anche strumentale alla Strategia nucleare, questa però – dopo il clamore suscitato dal disastro giapponese di Fukushima – fu prima stoppata nel bulimico decreto-legge Omnibus, il 34/2011, introducendo una moratoria di un anno, per poi essere del tutto abrogata durante la conversione in legge del decreto. Tutto questo perché il quesito referendario sul nucleare, oltre a essere abbinato ai due sull’acqua pubblica, precedeva quello sul legittimo impedimento. Così tanto temuto dall’allora Presidente del Consiglio da far di tutto pur di evitare il raggiungimento del quorum.

Sorvolando su alcuni altri interessanti particolari – il giudizio della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale – si arriva all’attuale assetto normativo in cui, in conseguenza della duplice abrogazione sia dell’art. 7 della legge 133/2008 (per via legislativa) sia dell’art. 5 comma 8 della legge 75/2011 (per via referendaria), manca ogni norma primaria che espressamente si occupi della SEN.

Un vulnus, un vizio di origine che peraltro non poteva passare inosservato; infatti, la necessità di una tale norma è stata segnalata dall’Autorità per l’energia a Governo e Parlamento già l’8 novembre 2012.

E sarebbe davvero strano che la cosa passasse in secondo piano in un prossimo futuro, qualora si volesse dar corso alle previsioni della SEN.

Antonio Sileo

26 marzo 2013

Da Qualenergia.it

Chiude il FSM 2013. L’epicentro delle lotte globali è il Mediterraneo

Chiude i battenti oggi con la grande manifestazione di piazza l’11° edizione del Forum Sociale Mondiale tenutasi per la prima volta – dalla sua nascita nel 2001 – in Maghreb. La mobilitazione cade proprio il 30 marzo, giornata internazionale della Terra, ed è dedicata non a caso al popolo palestinese e alla sua pluridecennale lotta per il riconoscimento di uno stato e per il diritto alla terra.

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Questa edizione del FSM è stata una scommessa per i popoli del Nord Africa che dalle Primavere Arabe del 2010 rivendicano un nuovo protagonismo sociale e una nuova stagione fondata sulla democrazia, il riconoscimento dei diritti e la giustizia sociale.

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Circa 30 le assemblee di convergenza tenutasi nelle ultime 2 giornate di lavori, che hanno raccolto analisi e proposte sui principali temi trattati negli oltre 1.500 seminari e conferenze iscritte al Forum. Tra essi: emergenza climatica, alternative per il mediterraneo, migranti, estrazioni minerarie, debito, grandi opere, oltre ai focus dedicati a Palestina e Maghreb/Masreq.

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A Sud ha seguito con attenzione i lavori dello spazio tematico dedicato ai cambiamenti climatici. Di seguito alcune tra le principali proposte presenti nel documento finale dell’assemblea di convergenza del Climate Space:

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– Lasciare più di due terzi delle riserve di combustibili fossili nel sottosuolo e porre fine allo sfruttamento delle sabbie bituminose e dello shale gas;

– Sostenere un’equa transizione per lavoratori e comunità locali da un’economia energivora ad economie locali resilienti basate sulla giustizia sociale, ecologica ed ambientale che produca e consumi a livello locale beni durevoli

– Lavorare ad una transizione energetica che costruisca un modello energetico sostenibile, decentrato e fondato sulle fonti rinnovabili, investendo sulla democrazia energetica

– Abbandonare i mega progetti infrastrutturali, costosi e inutili, e cambiare modello agricolo mediante una trnsizione dall’agroindustria all’agricoltura contadina e locale, fermando il land grabbing e sovrasfruttamento delle risorse

– Investire in un modello di gestione “rifiuti zero”, superando il modello fondato su inceneritori e discariche

– Demilitarizzare le economie e fermare il libero commercio e gli accordi sugli investimenti

(Leggi il documento completo)

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Non a caso il prossimo appuntamento importante per i movimenti di tutto il pianeta sarà a Bali, a dicembre prossimo, dove si riunirà la Conferenza Ministeriale del WTO, per portare avanti una nuova ronda di negoziazione sulla privatizzazione dei servizi: acqua, energia, sanità, trasporti. La direzione opposta rispetto alle risposte alla crisi che emergono dalle riflessioni e dalle esperienze delle oltre 4.000 organizzazioni di tutto il mondo presenti al Forum di Tunisi.

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A parte i temi in discussione, la vera novità di questo Forum è il risveglio dei popoli del Nord Africa e la nuova attenzione all’area del Mediterraneo, divenuta punto centrale nelle lotte mondiali in difesa della democrazia, dei diritti e dei territori.

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Al di là dei suoi aspetti rituali, il FSM rimane un luogo importante per il confronto e l’articolazione di movimenti e organizzazioni sociali a livello internazionale. Rispetto a 12 anni fa, i processi avvenuti e in corso insegnano che oltre ai ragionamenti e alle analisi che hanno sempre più una portata globale, la costruzione di alternative e di proposte concrete deve invece necessariamente vincolarsi allo scenario locale rispettando le specificità e le differenti battaglie e istanze emergenti. Non è un caso che al centro di questo forum ci siano le due sponde del mediterraneo, quella europea e quella africana a cercare strategie comuni per far fronte ad una crisi che sta interessando il bacino mediterraneo, e l’Europa in particolare, più che altre regioni.

GALLERIA FOTOGRAFICA

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Corrispondenze da Tunisi:

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Guarda tutte le video interviste realizzate a Tunisi sul nostro canale Youtube

 

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Altri approfondimenti:

 

Dal Forum Sociale Mondiale un messaggio di Alex Zanotelli

Forum Sociale Mondiale
Tunisi, 26 – 30 marzo 2013

OSARE CAMMINI NUOVI

La seconda giornata del Forum  è stata ancora più partecipata e più affollata della prima con una entusiasmo soprattutto da parte dei giovani che hanno letteralmente invaso il Campus universitario. Un’impressione questa condivisa  dal quotidiano tunisino La Presse nel suo editoriale di oggi. “Il Forum sociale mondiale che è stato organizzato, per la prima volta in un Paese in pieno processo rivoluzionario, offre nelle sue molteplici manifestazioni, un affascinante sentimento di contribuire al concepimento della nuova Tunisia che deve dare alla luce la transizione democratica”.

Un sentimento questo che si sentiva  oggi nell’Università che sembrava un cantiere in effervescenza, soprattutto quando i giovani tunisini  del futuro politico del loro paese.  Ancora più evidente nelle interminabili discussioni dei gruppi femminili. Si sono sentite parole una volta  proibite, oggi sono invece pronunciate con forza, con determinazione, con coraggio: libertà,dignità,  autonomia e parità di genere.

Da questo mondo in movimento della Tunisia, fa impressione osservare la crisi profonda e la staticità dell’Europa. Molti i workshop sono stati dedicati  a sviscerarne la crisi. A questo riguardo particolarmente indovinata la lettura che ne ha fatta il Centro di Studi di Barcellone: Cristianisme i Justìcia.  “L’Europa dei diritti umani, la culla della democrazia, della rivoluzione francese, delle lotte operaie e del consolidamento della classe media, sta scomparendo”, ha affermato Jaume Botey.  Secondo i relatori è assordante il silenzio delle Istituzioni ecclesiali europee su questa crisi.

Come uscire da questa crisi profonda? Non è certo rinchiudendosi su stessa che l’Europa si salverà. Purtroppo l’Europa con le sue leggi sull’immigrazione è diventata una fortezza che deve difendersi dagli “invasori”.

Una delle sessioni più affollate e belle di oggi dal titolo: l’Europa è in guerra contro un nemico che lei si inventa, è stata quella dedicata al Frontex , una Agenzia di sorveglianza, istituita nel 2009, per difendere i confini dell’Unione Europea. Questa Agenzia ha a disposizione 21 aeri, 113 navi, 475 unità di equipaggiamento, con un bilancio vicino ai 100milioni all’anno. L’invito dei relatori, tutti africani, è stato quello di cambiare il nome in Frontexit (uscire dal Frontex).

Fa una certa impressione guardare il Mediterraneo da Tunisi: questo mare è diventato il cimitero per migliaia migliaia di persone. Commovente la lettera scritta dall’Associazione tunisina La Terra per tutti,  in cui i genitori chiedono all’Italia di avere notizie dei loro figli desaparecidos.  Non a caso sono state molte le  sessioni dedicate al problema dell’immigrazione e del diritto di migrare.

Il Forum però non analizza solo i vari problemi attuali, ma ha il coraggio di prepararsi a importanti eventi in arrivo. Uno di questi è l’incontro che si terrà a Bali nel prossimo dicembre, convocato dal Wto (l’Organizzazione mondiale del commercio) per liberalizzare ancora di più il mercato, soprattutto nel settore agricolo.  Rappresentanti dei movimenti  dell’Asia (dall’Indonesia al Giappone) sono venuti a Tunisi per chiedere l’appoggio da parte della cittadinanza attiva mondiale, per questo importante appuntamento. Una vittoria del Wto  sarebbe un’altra tragedia per gli impoveriti.

In una giornata così densa non poteva mancare il contributo delle missionarie comboniane e i missionari comboniani che hanno offerto  tre workshop su tematiche che hanno suscitato particolare interesse: La Pace, la riconciliazione e il dialogo interculturale e religioso, presentando esperienze concrete vissute in Egitto, Chad e Congo. Molto seguita è stata la conferenza sulle vicende dei Rifugiati africani in Israele. Nel pomeriggio, è stata presentata l’inedita esperienza dell’Uganda che ha iniziato un programma che permette alla società civile e alle forze di sicurezza di lavorare insieme per costruire la pace.

La giornata si è conclusa nella Cattedrale di Tunisi con una solenne Eucarestia del Giovedì Santo,  facendo memoria di quel Gesù che ci ha insegnato a spezzare il pane, perché tutti ne abbiano in abbondanza.

Tunisi, 28 Marzo 2013

Alex Zanotelli – Elisa kidanè