da qualenergia.it – 1 ottobre 2013
Solo considerando gli effetti dello sviluppo delle energie rinnovabili, settore passato dai 160mila addetti del 2004 ai 380mila del 2012, la Energiewende, la transizione energetica verso le energie pulite in atto in Germania, ha già prodotto un aumento del Pil di oltre 2 punti percentuali rispetto ad uno scenario business as usual mentre al 2020 il contributo sarà di quasi il 3%.
Questo processo richiede enormi e costanti investimenti, ma già da ora sta avendo un ottimo impatto dal punto di vista macroeconomico, con, come detto, un aumento del Pil, dell’occupazione e delle esportazioni, oltre ovviamente a un contributo alla riduzione dell’inquinamento e delle emissioni di gas serra. A ribadire il concetto arrivano dati interessanti (vedi allegato in basso) dal DIW, l’Istituto tedesco per la ricerca economica, che li ha in parte elaborati da quelli del ministero per l’Ambiente.
Come sappiamo, la Energiewende, decisa nel 2010 e che ha subito un’accelerazione con l’abbandono del nucleare nel 2011, ha come obiettivo 2020 di raggiungere il 18% di rinnovabili sui consumi finali lordi (nel 2010 la quota era dell’11%) e il 35% sui consumi elettrici (nel 2012 eravamo al 23%). Inoltre, prevede di dimezzare i consumi di energia rispetto ai livelli del 2008 entro il 2050 e, per quel che riguarda il fabbisogno energetico del patrimonio edilizio, tagliarlo del 20% entro il 2020 e dell’80% entro il 2050.
Lo studio del DIW prova appunto a stimare l’ammontare degli investimenti necessari per raggiungere questi traguardi e gli impatti economici che si potranno avere sul sistema-paese. In totale serviranno investimenti tra i 31 e i 38 miliardi di euro l’anno da qui al 2020.
Solo per le rinnovabili si dovranno, infatti, investire dai 17 ai 19 miliardi di euro all’anno fino al 2020; una cifra considerevole anche se nettamente inferiore a quanto investito negli anni scorsi, come si vede nel grafico (clicca per ingrandire). La riduzione degli investimenti deriva soprattutto dal calo di quelli operati nel fotovoltaico, soprattutto per il deciso calo dei prezzi.
Altri 6 miliardi all’anno (vedi grafico sotto) dovranno essere spesi per le reti elettriche,sia per linee di trasmissione (circa 4 mld) che di distribuzione; tra 6 e 13 miliardi di euro dovranno essere investiti nella riqualificazione energetica degli edifici e un altro miliardo all’anno servirà ad integrare le rinnovabili nel sistema elettrico, ad esempio realizzando sistemi di accumulo, compensando le fonti fossili per la loro flessibilità aggiuntiva o sviluppando punti di ricarica per le auto elettriche.
Investimenti che come detto avranno importanti effetti positivi a livello macroeconomico. Per calcolarli al DIW hanno utilizzato un modello che mette a confronto uno scenario in cui vengano messi in campo gli interventi previsti dalla Energiewnde, con un ipotetico “scenario zero”, in cui si assume che dal 2000 gli investimenti in rinnovabili siano, appunto, pari a zero. Ne emerge che la Energiewende è valsa alla Germania un incremento del Pil nel 2010 pari al 2,1% rispetto allo “scenario zero”; incremento che al 2020 sarà di 2,8 punti percentuali.
Lo stesso vale per la produttività pro capite: due punti percentuali in più nel 2010 e tre nel 2020. Per quel che riguarda l’occupazione, l’impatto è più ridotto al 2020 rispetto al 2010: le rinnovabili che, come detto, sono passate dai 160mila addetti del 2004 ai 380mila del 2012 (vedi grafico sotto), danno al 2010 circa 43mila posti in più e al 2020 circa 14mila in più. Tra gli impatti positivi da considerare, oltre ad un aumento delle esportazioni (1% al 2010 e 1,2% al 2020), la riduzione dell’import di combustibili fossili.
Dunque, la Energiewende fa bene al Pil tedesco e lo si può dire anche limitandosi a guardare l’effetto degli investimenti nelle sole tecnologie rinnovabili. Lo studio, infatti, purtroppo non approfondisce la questione dal lato efficienza energetica in edilizia, dove gli impatti economici potrebbero essere enormi se si pensa che nel 2011 l’edilizia in Germania ha avuto un fatturato di 166 miliardi di €, di cui 125 in interventi sull’esistente e 38 miliardi legati a interventi di efficientamento (con circa 7 miliardi direttamente imputabili alla riqualificazione energetica).
Da questo punto di vista dal DIW si limitano a un commento, senza fornire stime: “gli investimenti in efficienza in edilizia saranno compensati dal risparmio energetico e, quindi, dalla riduzione delle importazioni di fossili; i benefici riguardo all’export sono presumibilmente minori (rispetto alla voce rinnovabili, ndr), tuttavia gli effetti positivi globali sono maggiori grazie all’alta intensità occupazionale e all’impatto sul Pil domestico del settore”.