Dal primo gennaio le tariffe elettriche sono aumentate dello 0,7%. L’Authority – che ha ampliato il proprio titolo divenendo “Autorità per l’energia elettrica, il gas ed il sistema idrico”, come a dire che si occuperà di tutta la materia referendaria su cui 27 milioni di cittadini hanno provato invano a dire la loro – ha chiarito che non c’è aumento del prezzo del gas e non ha avuto più il coraggio di dire che la colpa è delle rinnovabili.
“Per l’elettricità, – ha affermato – l’incremento complessivo dello 0,7% della bolletta della famiglia tipo è determinato dall’introduzione dal mese di gennaio di un nuovo onere generale di sistema, la componente ‘Ae’ per finanziare le agevolazioni alle imprese manifatturiere con elevati consumi di energia elettrica introdotte dalla legislazione”. Così, la bolletta è diventata una sorta di bancomat su cui scaricare i costi dell’oscura politica energetica e fiscale italiana. E non è finita, perché finora è stata contabilizzata solo la prima tranche di 400 milioni prevista dalla legge del governo delle larghe intese: ce ne sono altri 820 da recuperare per il 2014! (v. www.martinbuber.eu)
Non sarebbe il caso che Zanonato, che dall’inizio del suo operato parla di ridurre il costo della bolletta, si dedichi a trasformarne e renderne trasparente la struttura riportandole al loro scopo originario ed eliminando tutti i carichi impropri che ne falsano la natura? Ma non sembra questo il cammino che ci aspetta: in sospeso c’è “un’erogazione a favore della Sogin per far fronte agli impegni connessi ai contratti di riprocessamento in Francia del combustibile nucleare irraggiato e del combustibile di Creys Malville” (citazione dalla delibera 641/2013/R/Com). Sapevamo che il nucleare è per sempre, ma adesso se ne accorgono anche le nostre tasche. E poi, senza che se ne sia parlato, si attinge alle bollette per 300 milioni di euro, prelevati e spostati per coprire la cancellazione dell’IMU.
Basta così, direte. Ma eccoci al famoso Cip6, l’incentivo allo smaltimento rifiuti e scarti petroliferi attraverso la generazione elettrica. Vanno reperiti 470 milioni di euro “per far fronte alla risoluzione anticipata della convenzione della centrale di Falconara dell’Api e altri 570 milioni di euro in relazione alla centrale di Priolo, raffineria ISAB di Erg” (v. www.staffettaonline.com). Infine, sale del 60% il costo per la copertura del nuovo capacity payment a favore dei cicli combinati a gas (si pagherà non la corrente prodotta ma la disponibilità a entrare celermente in produzione), onere fortemente voluto dalle utility per remunerare la capacità disponibile ad entrare in produzione per adattarsi alla generazione rinnovabile.
In queste amare constatazioni, c’è molta “technicality”, dirà chi legge ed è difficile capire. Vogliamo tradurre? Si tratta di 3,5 miliardi di euro come aggravio previsto per le future bollette, considerando anche altri oneri relativi a quelle del gas (Quotidiano energia del 7/1/2014). Chi potrebbe scambiare per politica energetica e industriale questo accanimento verso i consumatori ignari e male informati? E ci sembra arduo cercare di convincerli che i costi elevati dell’erogazione di energia e la mancata riduzione delle tariffe sono da attribuire alla diffusione incentivata delle fonti rinnovabili!
di Mario Agostinelli e Roberto Meregalli