Centrale Enel a Civitavecchia: ecco la svolta green della Cgil

– Massimo Franchi, 13.12.2020
Ambiente e Lavoro.

Proprio nei giorni in cui l’ex Ilva torna pubblica arriva una svolta importante da quella «piccola Taranto» che è Civitavecchia. Una svolta che ha molto a che vedere con il dibattito partito sul manifesto con l’intervento di Luciana Castellina e Rossella Muroni sul tema sindacato e ambientalismo.

La svolta riguarda l’atteggiamento della Cgil verso il progetto di riconversione della centrale Enel di Torrevaldaliga Nord. Una riconversione che il gigante dell’energia a proprietà pubblica ha deciso sia fatta usando come combustibile il gas. Una scelta ora apertamente criticata dalla Cgil di Civitavecchia che invece chiede di passare all’idrogeno e alle fonti rinnovabili.

La svolta ambientalista della Cgil arriva alla fine di un lungo percorso di ascolto e confronto con il territorio concluso qualche giorno fa. «La Camera del lavoro è stato un punto di aggregazione e di convergenza fra le tante associazioni sul territorio spiega la segretaria della Cgil di Civitavecchia Stefania Pomante . Un territorio che da 70 anni sta pagando un prezzo molto alto sotto l’aspetto dell’inquinamento e della salute e che ora lancia un progetto di rilancio ambientale e occupazionale basato sull’uso dell’idrogeno, dell’eolico e del fotovoltaico, messo a punto assieme a tecnici dello stesso territorio a dimostrazione che non siamo il partito del no ma vogliamo sfruttare una situazione storica senza precedenti: le fonti rinnovabili possono dare più lavoro e i fondi europei fanno superare la frattura fra lavoro e salute».

UNA MOSSA CHE FA SINTESI anche delle posizioni articolate delle varie categorie. La centrale Enel ha dato lavoro per decenni a migliaia di persone, scese di molto dall’ormai lontano 2003 quando iniziarono i lavori di riconversione. I dipendenti diretti sono ora 320 e sono sostanzialmente lavoratori elettrici in Cgil coperti dalla Filctem. A loro però vanno aggiunti 460 metalmeccanici e dunque tutelati dalla Fiom che lavorano nella manutenzione e nella pulizia industriale. Al computo vanno infine aggiunti i 200 portuali che da decenni che si occupano dello scarico del carbone in Cgil sotto la responsabilità della Filt, categoria dei trasporti.

IL PROGETTO DELLA NUOVA centrale a gas Enel ha avuto una lunghissima e contestata gestazione e manca ancora della procedura di autorizzazione ambientale. La scelta dell’ad Enel Francesco Starace di scegliere il gas con la motivazione che «prima del 2050 (anno dello stop europeo al gas, ndr) serve una fase transitoria con centrali di questo tipo» è contestata dalle associazioni ambientaliste ma viene difesa da governo e sta facendo breccia tra le istituzioni locali in teoria contrarie a Civitavecchia dopo decenni di giunte di sinistra c’è stato un interregno del M5s e ora il sindaco è leghista che sottolineano come il progetto porti nuovi posti di lavoro.

La verità però è sotto gli occhi di tutti: il cantiere produrrà «una bolla» di qualche centinaio di posti di lavoro per massimo 3 anni ma la nuova centrale darà lavoro definitivo a non più di 40-50 persone esattamente come è successo all’altra centrale a gas Torrevaldaliga Sud, di proprietà della Tirreno Power. Questo porterà anche al trasferimento di molti lavoratori elettrici di Enel che non perderanno il lavoro ma saranno ricollocati altrove.

«LA NOSTRA POSIZIONE non ha ricevuto critiche dalle categorie continua Pomante, sindacalista

che proviene proprio dalla Filctem perché tutti sono coscienti che l’occupazione calerebbe e che in 20 chilometri di costa ci sarebbero tre centrali a gas, contando anche Montalto di Castro, in pratica la massima concentrazione in Europa».

«Il nostro obiettivo è non mettere in competizione il diritto alla salute e il diritto di lavorare spiega Giuseppe Casafina, segretario della Fiom di Civitavecchia e pensiamo che per Civitavecchia ci sono le condizioni per un futuro verde che dia sviluppo economico anche al porto tramite l’uso dell’idrogeno e dell’eolico off-shore galleggiante, su cui sappiamo esiste un progetto. Lo diciamo a tutti, non solo a Enel: non possiamo più continuare così, senza salute e con poco lavoro».

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