I giornali hanno messo in evidenza la candidatura di Umberto Veronesi a capo della futura Agenzia per la sicurezza nucleare, riportando interventi pro e contro questa ipotesi.
Invece di rimuginare, come stanno facendo molti commenti, sui presunti problemi all’interno del PD, totalmente ininfluenti sul merito delle questioni in gioco, vorrei mettere in risalto l’intenzione mistificatoria che sta alla base del sostegno del Governo ad una persona schierata aprioristicamente a favore dell’atomo, ma apparentemente obiettiva per la sua credibilità presso il grande pubblico in ragione dei suoi meriti scientifici nel campo dell’oncologia. Una disciplina questa che riguarda certamente la salute, ma che non può essere minimamente confusa con le conoscenze necessarie per affrontare una scelta complessa e interdisciplinare come del ritorno del nucleare al centro della politica energetica del Paese.
Non a caso lo scienziato-imprenditore, conscio della sua impreparazione al riguardo, ha azzardato affermazioni del tutto inattendibili per chi si occupa di atomo sole e energia, liquidando “l’irrazionalità degli ambientalisti” con la sua fede nella “ragionevolezza meccanicista”. Le affermazioni di Veronesi sono indicative di quale sarà la strategia informativa del fronte filonucleare e vanno perciò confutate da subito come farina non solo del suo sacco. Scelgo tre punti in particolare.
1) “I costi in ricerca per le energie rinnovabili sono eccessivi. Meglio è stare nel solco della fisica nucleare”. Secondo quale politica e sulla base di quali conti – sono proprio curioso di vederli…!!! – sarebbero insostenibili gli sforzi per approdare alle fonti naturali? E quanto costerebbe invece la sicurezza dei reattori e il trattamento delle scorie, problema che nessuno ha mai affrontato seriamente? Rispetto poi ai costi dell’impresa nucleare, è’ solo di pochi giorni fa un articolo del New York Times che riferisce come il kilowattora solare attuale costi 16 centesimi di dollaro meno di quello prodotto dalle centrali nucleari in progettazione.
Senza contare che l’atomo necessita di pesanti investimenti pubblici e del trasferimento del rischio finanziario sulle spalle dei consumatori e dei cittadini che pagano le tasse.
2) “Il nucleare ci affrancherebbe dal petrolio, dalle guerre per il suo possesso, dai rischi catastrofici”. Ma il petrolio riguarda soprattutto i trasporti e una quota di produzione elettrica che l’uranio non sarebbe certo in grado di sostituire.
E ci si dimentica della flotta che incrocia nelle placide acque antistanti Walvis Bay in Namibia, dove ha sede la miniera di uranio di Roessing, una delle piu’ grandi miniere a cielo aperto dell’intero universo? Se infine perforare la roccia per far scaturire petrolio e’ una operazione zeppa di rischi, figuriamoci il nucleare…!!! Giova ricordare che i disastri nucleari sono definitivi, rispetto alla scala dei tempi umana.
3) “Il rischio per la salute del nucleare è ormai prossimo allo zero”. Non capisco la logica di questa frase: se il rischio esiste, per quanto vicino allo zero esso possa essere, è pur sempre diverso da zero. L’espressione “vicina allo zero” induce a credere che il rischio-incidente sia così remoto da non doversi neppure prendere in considerazione.
Perché allora sbandierare come sicuri i futuribili reattori di “quarta generazione” se già siamo a rischio zero?
4) “ Bisogna non aver dubbi sul ritorno del nucleare perché la scienza smonta le paure e la maggioranza degli scienziati sta dalla parte dell’atomo”. Per la verità, la vera scienza pensa alla vita prima che ad un progresso astratto avulso dai limiti che la biosfera pone alle trasformazioni chimico-fisiche. E il nucleare non e’ tanto un problema di tecnologie abilitanti, quanto di tecnologie e prassi prevenienti. Il che coinvolge un mare di discipline umane e sociali, prima ancora che tecnologiche.
E da quando in qua la scienza e’ questione di consenso e non invece di continua ridiscussione anche dei principi piu’ consolidati e di proposizione di visioni del mondo alternative?
Il rischio che Veronesi favorisca e accrediti una strumentalizzazione già preparata da tempo è tutt’altro che remoto. La campagna mediatica annunciata da Berlusconi è cominciata, e come sa bene il Capo del Governo, non importa se ciò che dici sia vero e giusto: basta che sia ripetuto in modo accattivante e perdurante, magari con l’imprinting di personaggi noti e popolari, come un oncologo di fama .