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La sicurezza delle centrali è solo una favola

Roma, 12 marzo 2011 – Comunicato stampa

Comitato per il Sì al referendum nucleare: “La sicurezza delle centrali è solo una favola”

Presentata oggi a Roma la campagna referendaria “Quello che sta accadendo in Giappone è la conferma drammatica, cui nessuno di noi avrebbe voluto assistere, del fatto che il nucleare a prova di incidenti non esiste, che la sicurezza delle centrali atomiche è una favola alla quale gli italiani non crederanno”. Il Comitato ‘Vota sì per fermare il nucleare’, le oltre 50 associazioni che oggi, a Roma, hanno presentato la campagna referendaria per portare al voto almeno 25 milioni di cittadini e far prevalere il sì, denuncia la “follia” di un ritorno dell’Italia, che conosce bene il dramma dei terremoti, all’energia atomica. “Dalla centrale di Fukushima – sottolinea il comitato in una nota – ci arrivano immagini che sono la prova lampante di quanto sosteniamo da tempo: il governo non deve portare il Paese in un’avventura pericolosa, impopolare e antieconomica come quella dell’atomo”.

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LE ADESIONI: Acli, AEM terra nuova, AIAB, Alleanza per il Clima, ALPA-Ass. Lavoratori Produttori Agroalimentari, Alternativa, AltraMente, Altro.Ve Rete per un altroveneto, Amici della Terra, Arci, Arci servizio Civile, Articolo 21, ASud -Rigas, Auser, Beati costruttori di pace, CEPES, Cgil Lazio, Cgil Umbria, Città Amica, Comitato SI’ alle Rinnovabili NO al nucleare, Costituente Ecologista, CRBM -Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Eco, Ecologisti Democratici, Energiafelice, Eurosolar Italia, Fairtrade Italia, Fare Verde, Federazione nazionale Pro Natura, Federconsumatori, Fiom-Cgil, Focsiv-Volontari nel mondo, Fondazione Culturale Banca Etica, Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus, Forum Ambientalista, Greenpeace, Greenreport, ISDE-Medici per l’Ambiente, Italia Nostra, Jane Goodall Institute Italia, L’Altro Quotidiano, La Nuova Ecologia, Lega Consumatori, Legambiente, Libera Associazione Origine, Libera Contro le mafie, Libera Università di Alcatraz, Liberacittadinanza, LIPU-Birdlife Italia, Mani Tese, Mountain Wilderness Italia, Movimento Difesa del Cittadino, Otherearth forum energia ricerca, Rete degli Studenti Medi, Rete della Conoscenza, Rivista Confronti, Servizio Civile Internazionale S.C.I., Slow Food, Terra Nuova, Terra Quotidiano, Terra! Onlus, Unione degli Universitari, VAS, WWF, XXV Aprile, Ya Basta-Rigas ______________________________________________________________________________

Si è deciso di produrre bandiere da mettere alle finestre e di puntare alla nascita di 10.000 comitati popolari e di organizzare manifestazioni sotto le sedi regionali RAI per chiedere di pubblicizzare l’esistenza dei referendum

Ecco le bugie da smascherare e altrettante ragioni per votare SI’ contro l’energia atomica:

Il nucleare ha un ruolo fondamentale e viene rilanciato in tutto il mondo. NON E’ VERO.

Non è così, né in termini relativi, né in termini assoluti. In termini relativi il peso del nucleare nella produzione globale di elettricità è sceso dal 17,2% del 1999 al 13,5% del 2008 (International Energy Agency, 2010).

L’energia nucleare è abbondante, serve all’Italia per la sua sicurezza energetica e dà lavoro. NON E’ VERO.

La propaganda filonucleare continua a ripetere che tra 50 anni le fonti fossili potrebbero non bastare. Che le fonti fossili avranno un declino è certo, ma anche l’uranio è un elemento che si estrae da risorse limitate e dunque anche l’Uranio tra 50 anni sarà in declino. L’impatto occupazionale del nucleare in Italia è valutato in 10 mila posti di lavoro, per la maggior parte nella fase di costruzione (8-10 anni). Per centrare gli obiettivi europei obbligatori al 2020 per le fonti rinnovabili secondo uno studio della Bocconi, l’impatto occupazionale può generare in Italia fino a 250 mila posti di lavoro.

L’energia nucleare costa meno. E’ FALSO.

Con i nuovi impianti i costi aumenteranno. Le stime più recenti fatte negli Stati Uniti dimostrano che al 2020 il costo del kilowattora nucleare da nuovi impianti sarà maggiore del 75% rispetto a quello del gas e del 27% rispetto all’eolico. E a pagare saranno i cittadini.

L’energia elettrica è in Italia più cara perché non abbiamo fatto il nucleare? BALLE!

Se in Italia l’energia elettrica per le utenze domestiche costa più che negli altri paesi non è certo per l’assenza d’impianti nucleari ma piuttosto per aspetti ed extracosti caratteristici del sistema elettrico italiano. Sulla tariffa che paghiamo in bolletta, il costo di produzione è circa un terzo, il resto è rappresentato da altre componenti legate al ricarico dei produttori, ai costi di distribuzione, alle tasse, allo smaltimento delle vecchie centrali.

Le centrali di ultima generazione sono totalmente sicure. ASSOLUTAMENTE NO!

Non ci sono certezze dal punto di vista della sicurezza: nemmeno i nuovi reattori sono stati progettati con criteri di sicurezza intrinseca e in caso d’incidente non sono in grado di autoregolarsi. Tre agenzie europee per la sicurezza nucleare, la britannica HSE’sND, la finlandese STUK e la stessa agenzia francese ASN hanno clamorosamente bocciato con un comunicato congiunto (novembre 2009) l’EPR di Areva.

Il nucleare è una fonte pulita che di norma non produce impatti. DECISAMENTE FALSO.

Al di là del rischio di incidenti gravi, i reattori nucleari rilasciano radioattività nell’aria e nell’acqua, nel corso del loro normale funzionamento e a causa di incidenti piccoli che sono abbastanza frequenti. I lavoratori delle centrali e i cittadini che abitano nelle loro vicinanze sono sempre a contatto diretto con la radioattività. Un’indagine fatta in Germania su 17 centrali ha mostrato una dipendenza dell’insorgenza di patologie infantili (bambini da 0 a 5 anni) dalla vicinanza alla centrale. Nel raggio di 5 km dalla centrale è stato, addirittura, rilevato un incremento dei tumori embriogenetici (del feto nel ventre materno) di 1,6 volte rispetto alla media e di 2,2 volte delle leucemie infantili rispetto ai casi attesi.

Siamo già circondati da reattori, allora tanto vale farne anche da noi. TANTO PEGGIO, TANTO MEGLIO?

Il rischio in caso d’incidente nucleare è puntuale, cioè tanto maggiore quanto più vicini si è alla sorgente di radiazioni. Questa semplice osservazione è alla base di uno dei principi della radioprotezione.

La questione delle scorie nucleari è risolta. MAGARI!

La questione delle scorie radioattive più pericolose e del loro enorme tempo di dimezzamento (il tempo che occorre per dimezzare la radioattività di un elemento, che va dalle migliaia ai milioni di anni) costituisce ancora un problema di ricerca fondamentale. La “vetrificazione”, spesso contrabbandata come soluzione del problema, è soltanto una fase di condizionamento di queste scorie e resta aperto il problema del loro confinamento in siti geologici adeguati. Negli Stati Uniti è dal 1978 che si sta studiando un deposito definitivo per le scorie radioattive a più alta intensità nel sito di Yucca Mountain, nel deserto del Nevada. I suoi costi di costruzione supereranno i 54 miliardi di dollari (e dovranno essere pagati con le tasse dei contribuenti), ma non è affatto certo che entrerà mai in funzione.

Il nucleare è la strada per tagliare le emissioni di gas serra che provocano i cambiamenti climatici e non è in alternativa all’efficienza energetica e alle energie rinnovabili. NON E’ VERO.

Si stima che anche raddoppiando l’attuale potenza nucleare installata, le emissioni di CO2 si ridurrebbero solo del 5%. E in Italia il nucleare arriverebbe, comunque, dopo il 2026.

Comitato ‘Vota sì per fermare il nucleare’ – www.fermiamoilnucleare.it

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Agostinelli: “Gli effetti saranno catastrofici”

Intervista a Mario Agostinelli apparsa su VareseNews

Mario Agostinelli, ricercatore dell’Enea e presidente del comitato nazionale «Vota sì per fermare il nucleare», spiega le dinamiche che si scatenano durante un incidente nucleare

«Da Chernobyl in poi abbiamo imparato che quando c’è un incidente nucleare i gestori si sottraggono a qualsiasi spiegazione. L’incidente è intrinseco in questa tecnologia e forse lo è anche il senso di colpa». Mario Agostinelli, ricercatore dell’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e presidente del comitato nazionale «Vota sì per fermare il nucleare», mette in fila uno per uno gli incidenti nucleari avvenuti negli ultimi trent’anni. Tutti, secondo l’esperto, hanno in comune il deficit di informazioni relative all’incidente, aspetto che genera ulteriori danni e problemi alle popolazioni coinvolte.

Agostinelli, perché lega in maniera così forte la mancanza di comunicazione al nucleare?
«Perché il modello nucleare non è democratico. Mi spiego, è come se nella progettazione in caso di incidente mancassero le istruzioni, perché si tratta di un intervento ipertecnico, che prevede un modello verticale. Poi, ci sono le truppe, costituite da uomini che sono in genere i primi ad intervenire, mandate al macello come se fossero in guerra. È avvenuto a Chernobyl e sta avvenendo in Giappone. Gli interventi seguono un ordine gerarchico e le istituzioni hanno il ruolo di rassicurare e di confermare che non c’è mai un pericolo troppo grande. Nel nord-ovest dell’Inghilterra, dove c’è la centrale di Sellafield, solo dopo 20 anni hanno detto che le malformazioni e le forme di leucemia molto diffuse in quella regione erano dovute alle scorie nucleari. Tutto questo accade perché la stessa produzione di energia nucleare si basa su un incidente».
Che cosa significa questa ultima affermazione?
«Il punto di partenza del ragionamento va capovolto: la macchina nucleare è di per se stessa un incidente che viene moderato attraverso il rallentamento dei neutroni con le barre e la circolazione dell’acqua per il raffreddamento. Quando quella macchina va in crisi la conseguenza è che la capacità di smaltimento di una tale densità energetica è assolutamente incontenibile, a meno che si ragioni in termini di migliaia e migliaia anni. La densità energetica di una centrale nucleare non ha limiti di controllo».
Come giudica l’incidente nucleare in Giappone?
«È catastrofico. Mentre un terremoto lo misuro con la scala Richter che è una scala logaritmica, in questo caso la valutazione dipende dagli effetti che si protrarranno per moltissimo tempo. L’escalation giapponese è tendenzialmente infinita. Se volessimo tradurlo in termini matematici diremmo che il limite di questa catastrofe tende a infinito: non c’è alcuna certezza e non c’è alcuna sicurezza».
I sostenitori del nucleare insistono sul bisogno di energia dell’uomo e sull’esaurimento delle riserve petrolifere.
«Il nucleare non è compatibile con la vita. I processi radioattivi hanno origini in fasi quando non c’è vita, come nella formazioene delle stelle. Nessuno andrebbe a vivere sul sole. Io dico sempre che l’uomo brucia d’amore ma per un periodo molto breve, perché la combustione non è parte dei processi vitali. Noi usiamo già la combustione del petrolio, andando contro natura. Quello nucleare è un livello mille volte superiore. La verità di fondo è che questa energia è da abbandonare perché incompatibile con l’esistenza umana e gli incidenti che avvengono nelle centrali nucleari non fanno altro che anticipare quello che accadrà nel futuro. L’energia solare oggi è una realtà».
In Italia ci sarà il referendum sul nucleare. Quali sono le differenze rispetto al precedente?
«La critica al nucleare nell’87 aveva un’alternativa: il gas, che creava il minor danno possibile. Oggi abbiamo a disposizione il sole che è perfettamente compatibile con la vita. Il nostro governo però rilancia il nucleare con un voto di fiducia in parlamento e Maroni sposta il referendum quando le scuole sono chiuse. Stanno tentando di nasconderlo sotto il tappeto che notoriamente non rappresenta uno scudo contro le radiazioni».
15/03/2011

Michele Mancino

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Milano: aperitivi No-Nuke

Il Coordinamento Energia Felice, con gli aperitivi No-Nuke del mercoledi (c/o Kronos, via Borsieri 12, Milano) ritiene importante approfondire, in vista del referendum del 12 (?) giugno, per il quale è attivamente mobilitato, una informazione ed un dibattito seri sulla questione nucleare e sull’alternativa delle rinnovabili.

Mercoledi 16 marzo – ore 18.00, a Milano, discuteremo con Alfonso Navarra: “Tutto quello che sul nucleare non vi dice la TV”.

Mercoledi 23 marzo – stessa ora e stesso posto – Mario Agostinelli spiegherà quanto sta succedendo ai reattori nucleari giapponesi “incindentati” dall’impatto del binomio terremoto-tsunami.

Non mancate, anche per venire a prendere il materiale antinucleare da distribuire in strada o porta a porta.

Abbiamo anche preparato delle schede formative che – crediamo – risulteranno utilissime a tutti gli attivisti. Procurarvele sarà anche un occasione per contribuire alle spese del CEF che non ha dietro partiti politici. Diamoci dentro, poiché abbiamo solo tre mesi scarsi per portare a votare 25 milioni circa di italiani e chiuderla una buona volta con i piani nucleari di questo governo!

Info: 02-58101226 – kronospn@tiscali.itinfo@energiafelice.it

Qui di seguito, qualche spunto per la riflessione e la discussione.

Nonostante le rassicurazioni del premier nipponico, e gli sforzi eroici dei “superpompieri” coadiuvati dai tecnici americani per evitare la catastrofe, è ancora alta la probabilità che a Fukushisma – o in qualche altra centrale nucleare sbatacchiata dal sisma – accada una Chernobyl 2, vale a dire una fusione del nocciolo, che, secondo Masashi Goto, ex progettista di impianti atomici, darebbe vita ad “un vulcano che diffonde materiale radioattivo”. La stampa, con la sua solita propensione allarmistica, non lesina oggi i titoli catastrofici ad effetto, “sparati” persino sulle prime pagine. Manca, naturalmente, una spiegazione ragionata del rischio atomico e delle sue cause effettive, al di là delle interviste agli esperti, spesso travisati, a cui si fa dire tutto e il contrario di tutto. Nel frattempo sarà opportuno ricordare quello che, anche su questa tragedia in corso, non apprendermo mai dai tipici programmi televisivi, il più delle volte esempi di superficialità urlata ad uso e consumo di “maggioranze” o “opposizioni” che si vorrebbero mantenere relegate al livello di tifoserie da stadio:

1- “Chernobyl era un reattore militare finalizzato alla produzione di plutonio military grade con caratteristiche specifiche per confezionare ordigni atomici, nucleali, bombe atomiche insomma!” – Questo “piccolo particolare” lo lasciamo menzionare all’ing. Giorgio Prinzi, Segretario del Comitato italiano per il rilancio del Nucleare (CIRN), da cui traiamo la citazione.

2 – Il Giappone ha 55 centrali nucleari anche perchè è la più importante “potenza nucleare latente”. E’ il terzo produttore mondiale di energia nucleare (dopo USA e Francia) con un 30% del fabbisogno elettrico coperto dall’atomo “di pace”, che però sostiene ambizioni militari. Ha impianti di arricchimento dell’uranio in proprio. Ma, con la scusa di voler aggirare la dipendenza da questo minerale di cui non ha disponibilità di miniere, ha lanciato da tempo un vasto programma per l’acquisizione di larghi quantitativi dell’altro combustibile nucleare cioé del Plutonio, che è anche il miglior “esplosivo” per le bombe nucleari. Ne avrebbe accumulato, nel corso degli anni, una trentina di tonnellate. A farla breve, in pochi mesi il Giappone potrebbe oggi in tre mesi dispiegare 4.000 testate atomiche. Anche questo “dettaglio” conviene farlo rivelare a Paul Wolfowitz, ex vicesegretario di Stato di George W. Bush (vedi “Sole 24 Ore” del 24 settembre 2009).

3- Nella stessa centrale di Fukushima uno dei tre reattori andava a MOX, miscela di ossidi di uranio e plutonio. Qui, se il reattore esplodesse, i guai per l’inquinamento sarebbero veramente grossi, ma proprio grossi, il fallout radioattivo contenendo plutonio…

Per l’uso militare dei reattori giapponesi vedi il seguente rapporto: www.largeassociates.com

Buona lettura!

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Giappone: le centrali nucleari a rischio

Il terremoto in Giappone conferma che le centrali nucleari sono un pericolo

Il terremoto in Giappone è stato disastroso e le sue conseguenze non sono ancora tutte note. Piena solidarietà al popolo giapponese. Il terremoto ha provocato seri danni agli impianti nucleari giapponesi, anche se per fortuna sono tutti collocati nel nord ovest del Giappone, cioè nel lato non direttamente esposto allo tsunami. La prima conseguenza è stata l’evacuzione di 2.000 abitanti delle zone vicine alla centrale che desta preoccupazioni. Non è da escludere che il Governo proclami una emergenza nucleare perchè non è certo che il sistema di raffreddamento funzionerà e sono scoppiati indendi nella centrale. Bisogna sperare che non avvengano rilasci disastrosi di radioattività. Fortunatamente delle 17 centrali giapponesi solo dieci erano in funzione e una parte sono già state fermate.

E’ la conferma che le centrali nucleari sono pericolose. Durante il funzionamento, come dimostrano studi recenti, le centrali rilasciano radioattività che fa aumentare le leucemie nei bambini e nel caso di incidenti interni o esterni, come nel caso del Giappone, le centrali diventano pericolose per il rischio di incidenti.

Il Governo italiano farebbe bene a ripensarci e a bloccare l’avventura nucleare in cui vorrebbe precipitare l’Italia, zona notoriamente esposta a terremoti ed altri rischi idrogeologici.

Alfiero Grandi, Presidente del Comitato SI alle energie rinnovabili NO al nucleare

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I tagli alle rinnovabili sono pro-nucleare?

Da Il Fatto Quotidiano, 8 marzo 2011

Da più parti viene biasimata la politica degli incentivi alle energie rinnovabili, colpevoli – a sentire i critici meno disinteressati – non solo di pesare sulla bolletta dei consumatori, ma anche di aver favorito “grassi affari garantiti” a speculatori e malavita. Innanzitutto bisogna respingere l’idea che il fotovoltaico sia in mano a speculatori, multinazionali e mafiosi. In Italia i primi investitori nel settore sono state le famiglie, con impianti di piccola taglia, che hanno mobilitato risorse economiche ancorate territorialmente, dando anche la spinta a diverse imprese locali ad investire nel settore. Tuttavia, poiché il governo è intervenuto pesantemente, proviamo ad analizzare brevemente la questione.

Il 25 gennaio 2011, durante un’audizione informale davanti alla X Commissione Senato, il Gestore dei Servizi Elettrici ha paventato la possibilità che gli impianti fotovoltaici installati in Italia al 31 dicembre 2010 abbiano già raggiunto i 7.000 Mw, per un totale di 200.000 impianti. Anche se non ancora allacciati alla rete, 55mila di questi impianti (per un totale di 4.000 MW), se entreranno in esercizio entro giugno 2011, avranno diritto alle tariffe di incentivazione previste per il 2010. Stando così le cose, nel corso del 2011 sarebbe raggiunto il target di 8.000 Mw di fotovoltaico installato, che il Piano di Azione Nazionale sulle fonti di energia rinnovabili (Fer) aveva previsto per l’anno 2020.

Secondo l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, per tutte le rinnovabili complessivamente, il costo degli incentivi corrispondenti a un prelievo dalle bollette è stato di 2,5 miliardi di euro nel 2009, 2,75 nel 2010 e potrebbe raggiungere i 5,7 miliardi nel 2011. La composizione dei prelievi a carico dei consumatori non è però sempre ben esplicitata. Se prendiamo gli oneri in bolletta nel 2010, scopriamo che dei 5.808 miliardi di euro totali soltanto il 47% è imputabile alle rinnovabili. La restante parte è suddivisa tra assimilate (ben 1.214 miliardi), oneri nucleari (285 milioni di euro), agevolazioni tariffarie per le Ferrovie dello Stato (355 milioni), mentre la restante parte è suddivisa tra ulteriori forme di finanziamento e agevolazioni.

Tutti puntano il dito su quei 2,75 miliardi di incentivi alle rinnovabili, ma nessuno lo fa contro il quasi miliardo di euro di Iva che in maniera del tutto scorretta lo Stato incamera sulle bollette. Nessuno ricorda che ogni anno milioni di euro li paghiamo sia, come detto, per il vecchio nucleare, sia per il noto Cip6 (“assimilate” = 1,2 miliardi nel 2010, seppure in esaurimento), quando i “costosissimi” incentivi al solo fotovoltaico sono stati 826 milioni. Detto questo, il discorso va completato con un’altra considerazione: le Fer, a fronte dei sussidi che ricevono, producono effettivamente (nessun impianto non funzionante prende incentivi!) lavoro, entrate fiscali, risparmi negli acquisti di combustibili fossili, riduzione delle emissioni climalteranti e nessuna ipoteca sul futuro dei nostri figli, diversamente dal nucleare. E, per di più, evitano al nostro paese l’esposizione a multe per il mancato raggiungimento degli obiettivi di Kyoto.

Prima di toccare le rinnovabili, perciò, si potrebbe intervenire sulla cifra equivalente che dovrebbe al massimo essere riversata sulla fiscalità generale e non sui consumi in bolletta. Eppure il Governo è andato giù duro ed ha deciso la sospensione, in attesa di un definitivo pronunciamento a giugno. Ci sarebbe da sorridere, se il blocco non passasse attraverso il decreto che recepisce nella nostra legislazione la Direttiva 2009/28/Ce, relativa alla promozione dell’uso delle fonti rinnovabili in Europa. Il peggio che si possa fare con queste fonti è quello di fare politiche a singhiozzo, come fecero gli Usa nel periodo 1998-2005: l’altalena dei provvedimenti causò un’altalena degli investimenti che crollavano e poi si impennavano.

Noi pensiamo che la critica agli incentivi per le rinnovabili sia di natura politica. Se non fosse così, si discuterebbe della transizione fino all’avvenuto “apprendimento” e al consolidamento sul mercato; si penserebbe a rimodulare gli incentivi in base alla grandezza degli impianti, affinché non vadano a ingrassare le società multinazionali e vadano a premiare le scelte virtuose delle famiglie e delle imprese. Oppure, si farebbe di tutto perché nascano filiere economiche locali legate alle fonti naturali, in modo che gli incentivi alla produzione ricadano soprattutto all’interno del territorio e non sulle aziende cinesi, magari già incentivate in loco per esportare la produzione.

In definitiva, riteniamo che si voglia attaccare un settore senza un vero motivo, per preparare il terreno agli investimenti nel nucleare. La verità è che è in atto una campagna per gettare fango sull’intero settore delle fonti eoliche e solari, che in un solo anno ha installato capacità generativa equivalente a uno dei mega reattori nucleari da 1.600 Mw che si vogliono imporre in Italia e che hanno bisogno di minimo otto anni, per essere costruiti. E chi assicura i consumatori che gli investimenti per il nucleare non incideranno ancora di più sulle bollette energetiche?

di Mario Agostinelli e Giovanni Carrosio

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