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Il referendum abrogativo sul nucleare

Articolo di Alfiero Grandi (Il Manifesto, 14 gennaio)

La Corte Costituzionale ha ammesso 4 referendum tra cui il nucleare. Quindi in primavera si voterà per Comuni importanti e per i referendum abrogativi.

Ora il primo obiettivo è realizzare il quorum. Infatti da molto tempo i referendum abrogativi sono falliti perché non è stata raggiunta la metà più uno degli aventi diritto al voto. Il referendum promosso dal Comitato per l’acqua pubblica ha una buona base di partenza, ha avuto consensi importanti e trasversali e tuttavia il salto di qualità da un milione e quattrocentomila elettori a oltre 24 milioni è molto impegnativo.

Il referendum pormosso dall’Italia dei Valori per abrogare la legge che vuole reintrodurre il nucleare in Italia, fatta approvare dal Governo con voto di fiducia, ha una base di partenza meno ampia. Sia perché è un argomento più recente, sia perché l’Italia dei Valori, che pure ha il merito di averlo promosso, lo ha fatto con modalità inadeguate. Infatti era del tutto possibile promuovere questo referendum con un accordo ampio e coinvolgente, come per l’acqua pubblica, ma Idv ha deciso di procedere in solitudine e questo è un limite molto serio, da correggere in fretta.

Era del tutto possibile avanzare una proposta unitaria perché il quesito referendario per abrogare la legge 99/2009 (e il suo decreto attuativo) era sostanzialmente concordato nel merito – ad esempio – con il nostro Comitato, grazie anche alla competente assistenza giuridica del prof. Gianni Ferrara. Tuttavia ora il referendum c’è e entro il 15 giugno si voterà. Quindi non c’è spazio per troppe recriminazioni e occorre rapidamente preparare un ampio fronte associativo e politico per sostenere il confronto con la potente e ricchissima lobby nuclearista.

La lobby affaristica del nucleare ha già iniziato da tempo la sua campagna elettorale a favore con spot televisivi a raffica, costosi e insinuanti ma chiaramente a favore della reintroduzione, del resto voluta in partnership con il Governo. Occorre rivendicare dalla stampa e dalle televisioni la par condicio. Fino ad ora non si sapeva se il referendum sarebbe stato ammesso. Ora è noto e quindi la Commissione parlamentare di vigilanza, il Consiglio di amministrazione della Rai, l’Autorità delle Comunicazioni e quant’altri sono invcestiti di responsabilità debbono fare rispettare la parità di condizioni. Se in campo restasse solo il punto di vista di chi vuole ad ogni costo il nucleare ci sarebbe un problema molto serio per la reale agibilità politica delle posizioni abrogazioniste.

Il 22/1 si riunirà il Comitato che ha promosso la legge di iniziativa popolare che è stata depositata alla Camera dei deputati il 21 dicembre, forte del sostegno di 110.000 firme, ed è chiaro che a questo punto affronterà anche il problema del referendum. Lo scopo della proposta di legge è fare emergere non solo un no secco al nucleare perché costa un mare di quattrini, perché è pericoloso come dimostrano l’ultimo incidente in Niger e la ricerca tedesca sull’aumento della leucemia nei bambini in rapporto alla vicinanza alle centrali.

Lo scopo della legge è anche di rendere chiaro che del nucleare non c’è bisogno e che anzi investire risorse in questa direzione porterebbe non solo a buttare soldi ma a toglierle alle energie da fonti rinnivabili, come ha ricordato il documento firmato da 200 imprenditori italiani, a prima firma Pistorio. Non ci sono le risorse per il nucleare e per le rinnovabili, bisogna scegliere tra 2 alternative. Come dimostra la vendita dell’Enel di parte delle rinnovabili proprio per finanziare l’avventura nucleare.

Puntare sul risparmio energetico, che ha spazi enormi, e sulle energie da fonti rinnovabili (salute e ambiente a parte) con un programma nazionale e delle Regioni vuol dire scegliere l’occupazione (almeno 15 volte più del nucleare) e gli investimenti qualificati in settori produttivi in rapida crescita, che vedono oggi la presenza delle economie più solide nel mondo. L’Italia ha le condizioni e l’interesse a fare una scelta di campo netta contro il nucleare e per le rinnovabili e il referendum può essere il punto di svolta. A condizione che si superino rapidamente ripicche e solitudini e che si faccia un’alleanza con il comitato per l’acqua bene pubblico. Oddi ha ragione, facciamolo e facciamolo presto.

Alfiero Grandi, Presidente Comitato Si alle energie rinnovabili NO al nucleare e primo firmatario della legge d’iniziativa popolare

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Entro giugno il referendum contro il nucleare

Nell’allegare la dichiarazione di Alfiero Grandi a nome del comitato nazionale che ha raccolto 110.000 firme per la legge di iniziativa popolare sulle energie rinnovabili, anticipiamo la necessità di operare il cambio di passo verso l’appuntamento referendario anche per il nostro Comitato Lombardo Energia Felice. Presto comunicheremo la data di convocazione di una riunione allargata per strutturare la nostra presenza nella campagna che si apre. Intanto invitiamo tutti quelli che si sono attivati per la raccolta firme nei territori a partecipare alla riunione nazionale del 22 gennaio 2011.

Mario Agostinelli e Alfonso Navarra

Dichiarazione di Alfiero Grandi, presidente del comitato nazionale No nucleare Si rinnovabili

La Corte ha deciso e quindi entro il 15 giugno si voterà per abrogare la legge con cui il Governo sta tentando di reintrodurre il nucleare in Italia. Il referendum è stato promosso dall’Italia dei valori ma in realtà è il frutto di un lavoro comune che era arrivato fino a concordare il testo del quesito referendario. Ora occorre recuperare l’errore di averlo voluto promuovere in solitudine perchè ormai il quesito è un patrimonio di tutti e occorre superare al più presto malumori che ci sono stati a fronte della decisione dell’Idv. La questione nucleare è troppo importante per essere trattata con ripicche o malumori. Ormai il referendum ci sarà e occorre cercare di vincerlo insieme agli altri ammessi, con particolare riguardo all’importantissima questione di mantenere l’acqua come bene pubblico. Occorre unità contro il tentativo di reintrodurre il nucleare in Italia e per aprire la strada ad un forte rilancio del risparmio energetico e per le energie da fonti rinnovabili come del resto propone la legge di iniziativa popolare che il nostro Comitato ha già depositato alla Camera dei deputati con il sostegno di 110.000 firme.

Deve essere fermata anche la costosa e insinuante campagna elettorale anticipata e di parte che hanno promosso Enel ed altre aziende con spot televisivi e spazi sui giornali, con il beneplacito del Governo. Ora debbono pronunciarsi gli elettori e quindi da ora la Commissione parlamentare di vigilanza e la Presidenza Rai debbono garantire parità di condizioni.

Il nucleare è una scelta sbagliata, costosa, pericolosa come dimostra l’ennesimo incidente avvenuto in Niger e di cui pochissimi hanno parlato: Incidente che ha devastato un territorio con 200.000 litri di fanghi radioattivi fuorusciti che hanno creato un’autentica catastrofe. La campagna per abrogare la legge sarà l’occasione per mettere in guardia le italiane e gli italiani contro i pericoli del nucleare su cui finora c’è stata una voluta sottovalutazione. Non sarà facile perchè occorre portare a votare la metà degli elettori e tuttavia l’acqua come bene pubblico e il no al nucleare possono farcela.

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Incontro nazionale a Roma il 22 gennaio

Incontro nazionale il 22 gennaio, convocato dal Comitato promotore della legge di iniziativa popolare.

Il comitato promotore della legge di iniziativa popolare “Sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili per la salvaguardia del clima” ha convocato per sabato 22 gennaio un incontro nazionale di tutti coloro hanno contribuito alla raccolta delle oltre 110.000 firme.

L’incontro si svolgerà presso la sala della Pace della Provincia di Roma (g.c.) con inizio alle ore 10, sarà preceduto da alcuni brevi interventi introduttivi di cui daremo notizia successivamente, e, nella seconda parte dei lavori, proseguirà con un confronto con le forze politiche, con inizio alle ore 13. Prevediamo di concludere verso le 14.30.

Avvertenza: Ricordiamo che c’è una limitata disponibilità finanziaria per il rimborso, al 50%, dei viaggi dei partecipanti da fuori Roma e che per essere certi di usufruirne occorre prenotarsi con anticipo inviando una mail, per evitare che l’esaurimento del fondo renda impossibile il rimborso.

Nota: Cogliendo l’occasione di questa iniziativa è convocata anche l’Assemblea dell’Associazione “Si alle energie rinnovabili No al nucleare” per alcuni adempimenti statutari, in prima convocazione alle ore 10 e in seconda convocazione alle ore 14.30. Al termine dell’Assemblea si riunirà il Comitato direttivo.

Avranno diritto di voto gli associati in regola con le quote sociali, il cui versamento è già stato richiesto. Il versamento può essere effettuato sul conto corrente intestato all’Associazione il cui IBAN è: IT 33 I 0103 0032 0032 00000009696 239 oppure il 22 all’Amministratore durante l’Assemblea.

Alfiero Grandi, Presidente Comitato “SI alle energie rinnovabili NO al nucleare”

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Comunicato stampa finale

Comitato Lombardo “Sì alle rinnovabili, No al nucleare”

Centomila firme raccolte, oltre 80.000 autenticate e certificate, per l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili e la salvaguardia del clima, per dire no al nucleare, sono state depositate oggi alla Camera dei Deputati. È nata così una legge di iniziativa popolare che chiede al Parlamento di mettere all’ordine del giorno dei suoi lavori una legge a favore delle energie rinnovabili.

Questo è lo straordinario risultato di una campagna promossa dal comitato nazionale, dalle associazioni ambientaliste nazionali come Legambiente, WWF, Greenpeace, Forum Ambientalista e altre, insieme a tanti comitati locali.

All’iniziativa hanno contribuito in modo significativo la CGIL, la FIOM, la Fp-CGIL,lo Spi-CGIL, l’Arci, insieme a un importante arco di forze politiche, i Verdi, la Federazione della Sinistra, Sinistra Ecologia Libertà, Ecodem, Italia dei Valori, Giovani del PD e altri.

In questo quadro in Lombardia si è strutturato il comitato “Energia Felice”, che insieme alle associazioni e alle forze politiche sostenitrici ha contribuito all’eccellente risultato di portare a Roma 21.000 firme raccolte. Si tratta di un risultato che peserà nella battaglia aperta contro il ritorno del nucleare e per il consolidamento del passaggio anche nella nostra regione ad un sistema energetico decentrato, portatore di nuova occupazione, integrato nell’ambiente e nei cicli naturali, governato democraticamente. Un ottimo viatico di fronte alla campagna a favore dell’atomo che il governo ha cominciato a lanciare dai giornali e dalle TV a spese dei cittadini (si parla di oltre 200 milioni di euro di risorse pubbliche). Siamo certi che proprio continuando a partecipare e ad informarci per decidere con la propria testa, valorizzeremo la risorsa della democrazia per un futuro migliore

ARCI, Comitato Energia Felice, CGIL Lombardia, Legambiente

Milano, lì 22 dicembre 2010

Di seguito i dati monitorati della raccolta di firme in Lombardia provincia per provincia.

DATI DEFINITIVI IN LOMBARDIA

Provincia Numero comuni Abitanti Obiettivo per provincia (generale) Firme raccolte Differenza
Firme da raccogliere 20.000
Bergamo 244 1.086.000 2.216 2.608 + 392
Brescia 206 1.230.000 2.510 754 – 1.756
Como 162 577.000 1.178 348 – 830
Cremona 115 360.000 735 1.370 + 635
Lecco* 90 337.000 688 1.250 + 562
Lodi 61 225.000 459 890 + 431
Mantova 70 410.000 837 1.547 + 710
Milano 134 3.160.000 6.449 4.531 – 1.918
Monza 55 838.000 1.710 792 – 918
Pavia* 190 530.000 1.082 976 – 106
Sondrio 78 182.000 371 475 + 104
Varese* 141 865.000 1.765 1.620 – 145
Legambiente* 3.859 + 3859
Totale 1.546 9.800.000 20.000 21.020 + 1.020

* I dati “aggiuntivi” di Legambiente che compaiono nell’ultima riga e che abbiamo sommato in blocco, provengono per la gran parte da queste quattro province. I totali quindi per Lecco, Lodi, Pavia e Varese sono significativamente più alti di quanto sono indicati nelle rispettive caselle. (aggiornato al 21/12/2010).

Comunicato Stampa (PDF, 98 Kb)

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Dal Comitato nazionale “Oltreilnucleare”

La raccolta delle firme a sostegno della proposta di legge “Sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili per la salvaguardia del clima” è terminata. Il risultato è incoraggiante. La soglia delle 50.000 firme per la presentazione è largamente superata. Il numero esatto delle firme raccolte lo avremo solo tra qualche giorno, ma saranno veramente tante. Un gruppo di “ 4 amici” al bar ha proposto la raccolta delle firme, suggestione che via via ha trovato sostegni importanti, come notiziari on line, comitati locali, organizzazioni di peso come la Cgil e l’Arci, le maggiori organizzazioni ambientaliste, partiti di opposizione.

Grazie a quanti si sono prodigati per raccogliere le firme e grazie soprattutto a quante/i hanno firmato. Ogni volta che è stato chiesto di firmare questa proposta ci sono state reazioni positive e incoraggianti. Con più forze in campo il risultato poteva essere ancora migliore perché la sintonia con le persone è immediata. Questo vuol dire che proporre un’alternativa al nucleare, come fa questa proposta, fondata sul pieno e ordinato sviluppo delle energie rinnovabili viene avvertita come una scelta giusta, necessaria per affrontare la situazione preoccupante del clima ma anche come nucleo di un diverso sviluppo economico, di una politica di nuova e qualificata occupazione.

L’opinione pubblica, per usare un termine generico, può essere favorevole ad un’alternativa di politica energetica e di sviluppo a condizione di conoscerla e di essere messa in grado di sostenerla, ad esempio con la raccolta delle firme. Le organizzazioni debbono (chi più chi meno) definitivamente scuotersi da un certo torpore, dalla errata convinzione che ci sia ben poco da fare in questa situazione e che ci si può accontentare di avere ragione da soli. Proprio ora viene forte la richiesta di una diversa prospettiva credibile e le organizzazioni (tutte) debbono operare con l’ottica di chi vuole cambiare le cose e non si accontenta di una testimonianza. Perfino il tanto vituperato parlamento può recuperare una credibilità, almeno parziale, ove affrontasse problemi veri e anzi le persone firmano proprio per chiedere al parlamento di muoversi e, a questa condizione, gli danno anche credito.

La novità è che le organizzazioni debbono trovare dei punti di sintesi. L’eredità più importante di questi mesi di lavoro comune è la costruzione di una piattaforma di lavoro comune, nella quale ognuno ha lavorato con le sue caratteristiche e la sua capacità di iniziativa. Del resto questo è vero anche per i partiti, in questo caso tutti di opposizione, che hanno deciso una convergenza politica sulla piattaforma rappresentata dalla proposta di legge, che infatti al primo punto propone un programma di politica energetica nazionale, composto con il contributo delle Regioni. Senza questo le singole scelte energetiche risultano difficilmente comprensibili e per di più diventerebbero sovrapposte e molto costose. Ad esempio sommare, come vorrebbe fare il Governo gas e nucleare darebbe un risultato doppio di potenza energetica disponibile, per di più ad un paese che ha già una produzione maggiore della richiesta. E le rinnovabili ? Ci sono legittime accuse, anzitutto dei produttori, verso un Governo che tende a sottovalutare le potenzialità occupazionali e di sviluppo delle rinnovabili e del risparmio energetico che è probabilmente in potenza la maggiore tra le energie rinnovabili. Sommiamo anche queste ? Vogliamo arrivare ad un’eccedenza energetica ?

Del resto l’appello di 200 imprenditori guidati dal vice Presidente di Confindustria Pistorio, oltre che a schierarsi contro la follia del nucleare ha chiarito che non si possono sommare tutti gli investimenti possibili, occorre scegliere. Non ci sono soldi per investire su tutto. Il nucleare è alternativo alle rinnovabili e chi insiste per questa avventura pericolosa per l’ambiente e la salute (con buona pace del prof. Veronesi) dovrebbe anche chiarire come recupererà la differenza di posti di lavoro, visto che il nucleare bene che vada a parità di risultato vale non più del 10% dell’occupazione creata dalle energie rinnovabili.

Questa proposta di legge ha certo l’obiettivo di bloccare il tentativo di tornare al nucleare in Italia ma soprattutto ha quello di mettere ordine nelle scelte degli investimenti, occupazionali, ambientali e di tutela della salute che sono il risultato di un’azione coerente di salvaguardia del clima, almeno per la parte che dipende da noi.

Alfiero Grandi

Comitato nazionale “Oltreilnucleare”

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