Questa è l’introduzione alla plenaria del Climate Social Forum tenuta in un Webinar il 16 Dicembre. Il Climate Social Forum è una organizzazione internazionale che ha articolato in più sessioni la presenza di giovani di tutti i Paesi con l’ambizione di testimoniare la loro posizione anche in piena pandemia e in sostituzione del Forum dell’ONU che è stato rimandato a Glasgow per il 2022
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Produzione e consumo di energia non sono infiniti
Mario Agostinelli, Andrea Ranieri, 13.12.2020
Ambiente e sindacato. Accanto al miraggio della decrescita felice c’è il rischio della decrescita infelice.
La risposta della Filctem Cgil all’appello di Castellina e Muroni rivela come una parte del sindacato sia ancora lontana dall’aver recepito la drammaticità del momento storico che stiamo vivendo. Il messaggio di Francesco, degli studenti di Greta e del mondo scientifico stanno rimettendo in discussione il rapporto tra uomo, elementi naturali e biosfera, chiarendo quanto la sopravvivenza e la giustizia sociale siano irreversibilmente a rischio. La portata del disastro e il tempo limitato a disposizione per affrontarlo di cui trattano nel loro appello Castellina e Muroni assieme al lento declino della vita vegetale e animale può convincere il mondo del lavoro ad uscire da una posizione puramente difensiva e diventare punto di riferimento essenziale di una trasformazione radicale del modello di sviluppo.
Oltre la pandemia, le emergenze sempre più prossime fanno sì che lo sviluppo debba cedere il passo al bisogno di sopravvivenza: una autentica rottura. Ad esempio, la necessità di porre la questione
sanitaria al centro della ricerca scientifica e della stessa prospettiva della produzione sta già spezzando l’andamento della spirale della crescita tecnologica, visto che il vaccino sta nell’ottica della salvaguardia della specie, in luogo della cura rivolta al singolo.
Dall’idea del progresso lineare e infinito dentro al meccanismo del consumo, nel pensiero umano prende prevalenza la logica di una ugualitaria conservazione della specie. Un fatto del genere non era capitato neppure di fronte al richiamo del mutamento climatico, nonostante gli sforzi di Francesco, di Greta, degli studenti, degli ecologisti ancora assortiti per culture nazionali diverse.
Queste novità sfuggono imprudentemente al documento del sindacato energia. Non sono i fior fiori di ingegneri e tecnici iscritti alla Cgil che dovrebbero chiarirci le linee della svolta necessaria: anch’essi, come noi, sono figli di una educazione non interdisciplinare, che sa ben trattare la
trasformazione di materia e energia, ma non presta attenzione agli effetti irreversibili che, oltre una soglia, la tecnologia può procurare alla comunità umana, alla vita e alla riproduzione di tutto il vivente. In fondo, almeno negli ultimi cinquant’anni, c’eravamo abituati alla penuria d’acqua, alla furia dei tornado, all’erosione del suolo, ma trascuravamo, non senza colpa, i danni procurati da una crescita incontenibile di energia.
Finora la ricaduta sui territori è stata elusa e la discussione è rimasta ai piani alti. Non sarà mai più così. Noi abbiamo di fronte l’esperienza sul nascere di Civitavecchia, dove la pretesa degli enti energetici di ricondannare le popolazioni già colpite nel passato ad un futuro a metano, sta suscitando un autentico movimento popolare e dove la Cgil territoriale, assieme alla Uil, ha avanzato la richiesta di mettere in rete tutti i comitati e le associazioni che avanzano proposte alternative per
la riconversione della centrale a carbone, ottenendo l’attenzione di medici, studenti, associazioni ambientaliste, sindacati di categoria e cittadini, che hanno reso pubblica una totale convergenza in
una trasmissione molto significativa sulla rete TV locale.
Siamo, dicono i partecipanti alla trasmissione, ad un momento storico, ad un voltar pagina, che può contare su ricerca, occupazione qualificata, sviluppo del territorio con ridotto impatto sull’ambiente e con il sostegno, per la prima volta, di una finanza Ue che allenta i criteri di pura competizione tra le singole nazioni. Purtroppo, l’illusione che non ci fosse freno al consumo di energia è rimasto nel bagaglio delle nostre generazioni già da quando andavamo a scuola.
A quella storia rischia di
rimanere appeso il sindacato dei lavoratori dell’energia, che quando parla di transizione pensa che molto possa a parole cambiare, ma che esista una soglia di danno – quella in particolare provocata da nuovi investimenti in gas – tollerabile per un “green washing” delle imprese e utile per la tutela dei lavoratori attualmente occupati. Ignorando così le ben più consistenti possibilità occupazionali per loro e per i giovani del territorio, che potrebbero derivare da una riconversione davvero verde
della produzione di energia e dalle possibilità di sviluppo che si aprirebbero per l’intero contesto territoriale.
Questa saldatura sul territorio fra organizzazione sindacale e associazione della cittadinanza attiva,
la volontà manifestata dalla Camera del Lavoro di assumere come livello di decisione, quando le questioni di politica del lavoro e di politica economica riguardano la vita di tutti i cittadini, un ambito più grande di quello dei lavoratori attualmente sindacalizzati, è un esempio importante di quella “Camera del lavoro di strada” che più volte Maurizio Landini ha evocato. Restringere l’ambito della determinazione delle posizioni al sindacato di categoria, alla ragionevolezza di quello che è possibile fare dentro l’attuale modello di sviluppo, magari riuscendo a redistribuire i profitti in maniera più equa, è certamente una visione alternativa a quella decrescita felice che la Filctem sembra ritenere
il pericolo maggiore da esorcizzare, ma rischia di mantenerci prigionieri di quella decrescita infelice che caratterizza ormai gli ultimi anni della nostra storia.
© 2020 IL NUOVO MANIFESTO SOCIETÀ COOP. EDITRICE
Centrale Enel a Civitavecchia: ecco la svolta green della Cgil
– Massimo Franchi, 13.12.2020
Ambiente e Lavoro.
Proprio nei giorni in cui l’ex Ilva torna pubblica arriva una svolta importante da quella «piccola Taranto» che è Civitavecchia. Una svolta che ha molto a che vedere con il dibattito partito sul manifesto con l’intervento di Luciana Castellina e Rossella Muroni sul tema sindacato e ambientalismo.
La svolta riguarda l’atteggiamento della Cgil verso il progetto di riconversione della centrale Enel di Torrevaldaliga Nord. Una riconversione che il gigante dell’energia a proprietà pubblica ha deciso sia fatta usando come combustibile il gas. Una scelta ora apertamente criticata dalla Cgil di Civitavecchia che invece chiede di passare all’idrogeno e alle fonti rinnovabili.
La svolta ambientalista della Cgil arriva alla fine di un lungo percorso di ascolto e confronto con il territorio concluso qualche giorno fa. «La Camera del lavoro è stato un punto di aggregazione e di convergenza fra le tante associazioni sul territorio spiega la segretaria della Cgil di Civitavecchia Stefania Pomante . Un territorio che da 70 anni sta pagando un prezzo molto alto sotto l’aspetto dell’inquinamento e della salute e che ora lancia un progetto di rilancio ambientale e occupazionale basato sull’uso dell’idrogeno, dell’eolico e del fotovoltaico, messo a punto assieme a tecnici dello stesso territorio a dimostrazione che non siamo il partito del no ma vogliamo sfruttare una situazione storica senza precedenti: le fonti rinnovabili possono dare più lavoro e i fondi europei fanno superare la frattura fra lavoro e salute».
UNA MOSSA CHE FA SINTESI anche delle posizioni articolate delle varie categorie. La centrale Enel ha dato lavoro per decenni a migliaia di persone, scese di molto dall’ormai lontano 2003 quando iniziarono i lavori di riconversione. I dipendenti diretti sono ora 320 e sono sostanzialmente lavoratori elettrici in Cgil coperti dalla Filctem. A loro però vanno aggiunti 460 metalmeccanici e dunque tutelati dalla Fiom che lavorano nella manutenzione e nella pulizia industriale. Al computo vanno infine aggiunti i 200 portuali che da decenni che si occupano dello scarico del carbone in Cgil sotto la responsabilità della Filt, categoria dei trasporti.
IL PROGETTO DELLA NUOVA centrale a gas Enel ha avuto una lunghissima e contestata gestazione e manca ancora della procedura di autorizzazione ambientale. La scelta dell’ad Enel Francesco Starace di scegliere il gas con la motivazione che «prima del 2050 (anno dello stop europeo al gas, ndr) serve una fase transitoria con centrali di questo tipo» è contestata dalle associazioni ambientaliste ma viene difesa da governo e sta facendo breccia tra le istituzioni locali in teoria contrarie a Civitavecchia dopo decenni di giunte di sinistra c’è stato un interregno del M5s e ora il sindaco è leghista che sottolineano come il progetto porti nuovi posti di lavoro.
La verità però è sotto gli occhi di tutti: il cantiere produrrà «una bolla» di qualche centinaio di posti di lavoro per massimo 3 anni ma la nuova centrale darà lavoro definitivo a non più di 40-50 persone esattamente come è successo all’altra centrale a gas Torrevaldaliga Sud, di proprietà della Tirreno Power. Questo porterà anche al trasferimento di molti lavoratori elettrici di Enel che non perderanno il lavoro ma saranno ricollocati altrove.
«LA NOSTRA POSIZIONE non ha ricevuto critiche dalle categorie continua Pomante, sindacalista
che proviene proprio dalla Filctem perché tutti sono coscienti che l’occupazione calerebbe e che in 20 chilometri di costa ci sarebbero tre centrali a gas, contando anche Montalto di Castro, in pratica la massima concentrazione in Europa».
«Il nostro obiettivo è non mettere in competizione il diritto alla salute e il diritto di lavorare spiega Giuseppe Casafina, segretario della Fiom di Civitavecchia e pensiamo che per Civitavecchia ci sono le condizioni per un futuro verde che dia sviluppo economico anche al porto tramite l’uso dell’idrogeno e dell’eolico off-shore galleggiante, su cui sappiamo esiste un progetto. Lo diciamo a tutti, non solo a Enel: non possiamo più continuare così, senza salute e con poco lavoro».
© 2020 IL NUOVO MANIFESTO SOCIETÀ COOP. EDITRICE
Civitavecchia: cosa succede?
Intervista di AGO RANIERI su Domenica del Manifesto
La risposta della Filctem Cgil all’appello di Castellina e Muroni rivela come una parte del sindacato sia ancora lontana dall’ aver recepito la drammaticità del momento storico che stiamo vivendo. Il messaggio di Francesco, degli studenti di Greta e del mondo scientifico stanno rimettendo in discussione il rapporto tra uomo, elementi naturali e biosfera, chiarendo quanto la sopravvivenza e la giustizia sociale siano irreversibilmente a rischio. La portata del disastro e il tempo limitato a disposizione per affrontarlo – di cui trattano nel loro appello Castellina e Muroni – assieme al lento declino della vita vegetale e animale può convincere il mondo del lavoro ad uscire da una posizione puramente difensiva e diventare punto di riferimento essenziale di una trasformazione radicale del modello di sviluppo.
Oltre la pandemia, le emergenze sempre più prossime fanno sì che lo sviluppo debba cedere il passo al bisogno di sopravvivenza: una autentica rottura. Ad esempio, la necessità di porre la questione sanitaria al centro della ricerca scientifica e della stessa prospettiva della produzione sta già spezzando l’andamento della spirale della crescita tecnologica, visto che il vaccino sta nell’ottica della salvaguardia della specie, in luogo della cura rivolta al singolo.
Dall’idea del progresso lineare e infinito dentro al meccanismo del consumo, nel pensiero umano prende prevalenza la logica di una ugualitaria conservazione della specie. Un fatto del genere non era capitato neppure di fronte al richiamo del mutamento climatico, nonostante gli sforzi di Francesco, di Greta, degli studenti, degli ecologisti ancora assortiti per culture nazionali diverse.
Queste novità sfuggono imprudentemente al documento del sindacato energia. Non sono i fior fiori di ingegneri e tecnici iscritti alla CGIL che dovrebbero chiarirci le linee della svolta necessaria: anch’essi, come noi, sono figli di una educazione non interdisciplinare, che sa ben trattare la trasformazione di materia e energia, ma non presta attenzione agli effetti irreversibili che, oltre una soglia, la tecnologia può procurare alla comunità umana, alla vita e alla riproduzione di tutto il vivente.
In fondo, almeno negli ultimi cinquant’anni, c’eravamo abituati alla penuria d’acqua, alla furia dei tornado, all’erosione del suolo, ma trascuravamo, non senza colpa, i danni procurati da una crescita incontenibile di energia.
Finora la ricaduta sui territori è stata elusa e la discussione è rimasta ai piani alti. Non sarà mai più così. Noi abbiamo di fronte l’esperienza sul nascere di Civitavecchia, dove la pretesa degli enti energetici di ricondannare le popolazioni già colpite nel passato ad un futuro a metano, sta suscitando un autentico movimento popolare e dove la CGIL territoriale, assieme alla Uil, ha avanzato la richiesta di mettere in rete tutti i comitati e le associazioni che avanzano proposte alternative per la riconversione della centrale a carbone, ottenendo l’attenzione di medici, studenti, sindacati di categoria e cittadini, che hanno reso pubblica una totale convergenza in una trasmissione molto significativa sulla rete TV locale
Siamo, dicono i partecipanti alla trasmissione, ad un momento storico, ad un voltar pagina, che può contare su ricerca, occupazione qualificata, sviluppo del territorio con ridotto impatto sull’ambiente e con il sostegno, per la prima volta, di una finanza UE che allenta i criteri di pura competizione tra le singole nazioni. Purtroppo, l’illusione che non ci fosse freno al consumo di energia è rimasto nel bagaglio delle nostre generazioni già da quando andavamo a scuola. A quella storia rischia di rimanere appeso il sindacato dei lavoratori dell’energia, che quando parla di transizione pensa che molto possa a parole cambiare, ma che esista una soglia di danno – quella in particolare provocata da nuovi investimenti in gas – tollerabile per un “green washing” delle imprese e utile per la tutela dei lavoratori attualmente occupati. Ignorando così le ben più consistenti possibilità occupazionali per loro e per i giovani del territorio, che potrebbero derivare da una riconversione davvero verde della produzione di energia e dalle possibilità di sviluppo che si aprirebbero per l’intero contesto territoriale.
Questa saldatura sul territorio fra organizzazione sindacale e associazione della cittadinanza attiva, la volontà manifestata dalla Camera del Lavoro di assumere come livello di decisione, quando le questioni di politica del lavoro e di politica economica riguardano la vita di tutti i cittadini, un ambito più grande di quello dei lavoratori attualmente sindacalizzati, è un esempio importante di quella “Camera del lavoro di strada” che più volte Maurizio Landini ha evocato. Restringere l’ambito della determinazione delle posizioni al sindacato di categoria, alla ragionevolezza di quello che è possibile fare dentro l’attuale modello di sviluppo, magari riuscendo a redistribuire i profitti in maniera più equa, è certamente una visione alternativa a quella decrescita felice che la Filctem sembra ritenere il pericolo maggiore da esorcizzare, ma rischia di mantenerci prigionieri di quella decrescita infelice che caratterizza ormai gli ultimi anni della nostra storia.
Mario Agostinelli
Andrea Ranieri
CURIAMO IL PIANETA
CORSO PER INSEGNANTI CGIL FLC
Strumenti didattici per comprendere e affrontare l’attuale intreccio di crisi pandemica, ecologica e sociale
a cura di associazione Laudato si’
PRATICARE L’ECOLOGIA INTEGRALE
Con l’enciclica Laudato si’ sulla cura della “casa comune”, papa Francesco ha chiesto agli abitanti della Terra, credenti e non credenti, di fermarsi a riflettere sull’evidenza che l’umanità sta creando le condizioni per la propria estinzione. Siamo ospiti e non padroni del mondo che abitiamo e non è più possibile separare la salute degli uomini da quella degli animali e dell’ambiente, così come non è più possibile assentire alle enormi ingiustizie che vedono 27 persone possedere la stessa ricchezza della metà più povera degli abitanti della Terra. L’enciclica, non diversamente dai movimenti dei giovani che in ogni continente chiedono il diritto al futuro, indica la necessità di una presa di coscienza e l’assunzione di comportamenti individuali e collettivi che affrontino l’imminenza del “punto di non ritorno” indicato dagli scienziati, quando il riscaldamento climatico produrrà conseguenze irreversibili. A esserne maggiormente colpiti saranno i territori fragili, e le prime vittime saranno gli esseri umani più poveri ed esposti: quelli che papa Francesco chiama gli “scarti” di una cultura e di un sistema economico che ha fatto del profitto e della sopraffazione il proprio nucleo normativo.
OBIETTIVI
L’associazione Laudato si’ ha tratto dall’enciclica Laudato si’ indicazioni che investono i comportamenti individuali e collettivi di ciascuno, ponendo l’educazione e la formazione al centro di un processo di resistenza culturale che deve iniziare dalla scuola. È essenziale che studenti e studentesse possano essere accompagnati a cogliere in uno stesso orizzonte fenomeni apparentemente distanti e poco comprensibili, che tuttavia hanno un peso enorme sulle nostre esistenze.
In particolare vogliamo favorire:
- la conoscenza scientifica dei fenomeni del riscaldamento climatico e della depredazione ambientale
- l’analisi di un sistema economico che produce “scarti” umani e materiali, povertà e migrazione forzata
- la riflessione su una cultura antropocentrica che vede l’uomo come destinatario delle risorse del pianeta e riduce il vivente a “cosa” utilizzabile ed eliminabile, e che crede di poter piegare le forze della natura al suo servizio: dal nucleare alle armi chimiche e batteriologiche
- la percezione del livello di ineguaglianza che si esprime nelle povertà e nel mancato o ridotto accesso alle cure, a una sana alimentazione, all’abitazione e all’istruzione
- la competenza per produrre cambiamenti che riguardino tanto gli stili di vita individuali quanto l’orizzonte globale indicato dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile 2030, a cominciare dalle città e dai territori in cui si vive
- l’elaborazione di un diritto al lavoro finalizzato alla realizzazione individuale e alla sostenibilità economica e ambientale, che veda come prioritaria la cura dei singoli, della collettività e degli ecosistemi
- la coscienza delle diseguaglianze di genere e delle discriminazioni sessuate
- la volontà di recuperare un rapporto con il mondo animale, la natura, la bellezza e l’armonia del creato, senza il quale gli esseri umani sprofondano nell’alienazione
- la coscienza dei limiti, dei pericoli e delle grandi possibilità connesse alla tecnologica e al mondo digitale, assieme all’analisi della tecnosfera e degli sviluppi in positivo della cittadinanza digitale
STRUTTURA DEL CORSO
La nostra proposta formativa si basa sul volume Niente di questo mondo ci risulta indifferente, pubblicato nel maggio 2020, risultato di un serrato confronto durato più di due anni tra un centinaio di attivisti, associazioni, studiosi ed esperti, che si sono resi disponibili ad attività di supporto didattico per introdurre l’ecologia integrale nelle scuole.
I corsi saranno strutturati in 6 o più lezioni della durata complessiva di 60’, divise in 45’ di esposizione da parte di due relatori, in presenza o in remoto, così da assicurare una diversa prospettiva sul medesimo argomento, e 15’ di confronto e dialogo finale con i partecipanti.
Durante ciascuna lezione verranno mostrati powerpoint e brevi video, slide con dati e documenti, quadri normativi europei e internazionali relativi agli specifici argomenti trattati, sitografie e bibliografie per approfondimenti.
Prima di ciascuna lezione verrà distribuito materiale preparatorio.
Al termine delle singole lezioni e al termine del corso verranno distribuiti strumenti didattici per facilitare la continuazione del lavoro con gli studenti.
TRACCE PER LE LEZIONI
- Clima
- Sintomi e cause del riscaldamento globale
- Spiegazione e interconnessione dei fenomeni climatici che contrassegnano la crisi in atto: desertificazioni, siccità, incendi, inondazioni, innalzamento dei mari, uragani, eventi meteorologici estremi, scioglimento dei ghiacciai, rottura del permafrost e conseguente fuoriuscita di metano e agenti patogeni sconosciuti, invasioni epocali di insetti.
- Motivi e pericoli del negazionismo climatico.
- Funzione del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’ONU e della Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
- Analisi delle richieste e degli allarmi lanciati dagli scienziati e dal movimento globale Fridays For Future.
- Cosa fare: fonti rinnovabili, decarbonizzazione, transizione energetica. Ripensare la mobilità. Salvare le grandi foreste pluviali
- Migrazioni ambientali
- Depredazione ambientale: land grabbing e water grabbing
- Estrattivismo e minerali dei conflitti
- Da cosa fuggono i migranti? Chi è un profugo?
- Relazione tra crisi climatica, guerre e migrazioni di massa
- Quadro giuridico internazionale e Convenzioni
- Libia, Mediterraneo, accoglienza in Italia e in Europa
- Percezione e realtà del fenomeno migratorio
- Scarti e povertà
- Resti della produzione industriale e discariche tossiche
- Resti del nostro consumo e inquinamento dei mari
- L’Antropocene come era geologica segnata dai nostri rifiuti
- Lo scarto come paradigma delle diseguaglianze: continenti scartati e periferie
- Scarti umani: poveri, emarginati, reclusi
- Il lavoro schiavo
- Destinazione universale dei beni della Terra
- Le categorie dello scarto durante la pandemia di Covid-19: anziani, RSA, protocolli di accesso alla terapia intensiva, “pulizia etnica” dei popoli nativi
- Giustizia sociale e giustizia ambientale sono due facce della stessa medaglia
- Virtuale e artificiale
- L’era digitale
- La disinformazione cibernetica
- La guerra per il controllo dei Big Data
- Il riconoscimento facciale e il Grande Fratello
- Amazon e il mondo a domicilio
- Fake news e realtà aumentata
- Sovranità digitale, democrazia partecipativa e Smart city
- Guerra e nucleare
- Il rischio di una corsa al riarmo nucleare
- Gli ordigni atomici sul suolo europeo
- Ghedi, Aviano e Sigonella: depositi nucleari Nato
- Contiguità tra nucleare militare e nucleare civile
- Il movimento pacifista contro il nucleare
- Disobbedienza civile.
- Riconciliare gli esseri umani con la natura e il vivente
- evitare le pandemie ripristinando gli ecosistemi e gli spazi vitali delle specie
- stili di vita, consumo etico e beni comuni
- conversione ecologica
- diritto alla bellezza, al silenzio, all’aria pulita, al futuro
- presenza della natura nei luoghi in cui viviamo (scuole, uffici, fabbriche, spazi pubblici, periferie)
- portare la cura del pianeta, delle relazioni e del vivente nelle politiche educative, occupazionali, sociali e culturali