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Colloqui di Dobbiaco: 29-29 settembre 2013

Colloqui di Dobbiaco 2013

Colloqui di Dobbiaco 2013

COLLOQUI DI DOBBIACO 2013
28/29
 Settembre 2013

Intraprendere la grande trasformazione

Ideatori: Wolfgang Sachs, Karl-Ludwig Schibel
Moderazione: Karl-Ludwig Schibel



Introduzione all’argomento

L’immagine dell’imprenditore nell’era del capitalismo globale non è buona. “Gli sfruttatori di Amazon”, agenzie interinali che frodano sistematicamente, imprenditori rapaci e criminali, 29 dirigenti dell’Ilva alla sbarra, corruzione e inquinamento ambientale.

Molta meno attenzione gode un gruppo in crescita di imprenditori che considerano il bene comune obiettivo cruciale del proprio agire e che non solo producono beni e servizi per il mercato ma intraprendono forme di produzione socialmente ed ecologicamente sostenibili, che non fanno più parte del problema ma della soluzione. La conversione ecologica avanzerà solo con l’impegno attivo del settore economico e degli uomini e delle donne che lo guidano.

Nei Colloqui di Dobbiaco 2013 i partecipanti discuteranno con i relatori il ruolo di imprenditori ecologicamente e socialmente sensibili per la trasformazione verso una società capace di futuro. Chi è riuscito e come di produrre come amico dell’ambiente e del futuro, e quali sono le indicazioni che queste storie di successo potrebbero diventare la nuova narrativa di una società migliore?

 

 


Colloqui
 di Dobbiaco

 

Nella località di Dobbiaco, punto di incontro tra due culture, dal 1985 al 2007 i “Colloqui di Dobbiaco” – ideati e organizzati da Hans Glauber – affrontarono ogni anno le tematiche ambientali di maggior rilievo proponendo di pari passo delle soluzioni concrete. Col passare degli anni i Colloqui di Dobbiaco si sono rivelati un prestigioso laboratorio d’idee per una svolta ecologica nell’arco alpino e non solo. Dopo la prematura scomparsa di Hans Glauber, il ruolo di “curatore” dei Colloqui di Dobbiaco è stato assunto da Wolfgang Sachs, dapprima con l’edizione 2008, intitolata “La giusta misura – La limitazione come sfida per l’era solare” e poi con l’edizione 2009 dedicata al tema “Osare più autarchia – Energie distribuite per le economie locali post-fossili”. Nel 2010 con Karl-Ludwig Schibel come l’altro ideatore e moderatore è stato affrontato il tema “Il denaro governa il mondo – ma chi governa il denaro? Percorsi per una finanza eco-solidale”, nel 2011 “Benessere senza crescita” e nel 2012 “Suolo: la guerra per l’ultima risorsa”. In piena continuità con lo spirito di Hans Glauber convinto fautore della nuova era solare come nuovo progetto di civiltà, i Colloqui di Dobbiaco nel 2013 saranno incentrati sul tema “Intraprendere la grande trasformazione.

 

Colloqui di Dobbiaco:

Nella località di Dobbiaco, punto di incontro tra due culture, dal 1985 al 2007 i “Colloqui di Dobbiaco” – ideati e organizzati da Hans Glauber – affrontarono ogni anno le tematiche ambientali di maggior rilievo proponendo di pari passo delle soluzioni concrete. Col passare degli anni i Colloqui di Dobbiaco si sono rivelati un prestigioso laboratorio d’idee per una svolta ecologica nell’arco alpino e non solo. Dopo la prematura scomparsa di Hans Glauber, il ruolo di “curatore” dei Colloqui di Dobbiaco è stato assunto da Wolfgang Sachs, dapprima con l’edizione 2008, intitolata “La giusta misura – La limitazione come sfida per l’era solare” e poi con l’edizione 2009 dedicata al tema “Osare più autarchia – Energie distribuite per le economie locali post-fossili”. Nel 2010 è stato affrontato il tema “Il denaro governa il mondo – ma chi governa il denaro? Percorsi per una finanza eco-solidale” e nel 2011 “Benessere senza crescita”.  In piena continuità con lo spirito di Hans Glauber convinto fautore della nuova era solare come nuovo progetto di civiltà, i Colloqui di Dobbiaco nel 2012 vengono diretti da Wolfgang Sachs e da Karl-Ludwig Schibel con il tema “Suolo: la guerra per l’ultima risorsa”.

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L’appello di Alfonso Navarra per il digiuno del 7 settembre

In questi giorni decisivi, alla vigilia del voto al Congresso USA sul disco verde chiesto da Obama alla “punizione” di Assad, dovremmo concentrare intelligenze e forze sul compito urgentissimo di “prevenire una guerra mondiale” (non sottovalutiamo affatto questo rischio che diventa sempre più concreto nel groviglio Medio-orientale!).

Una guerra che sarebbe da stolti aggettivare perché tutti ne usciremmo

perdenti: occidentali, orientali, meridionali, cristiani, musulmani (sunniti e sciiti), ebrei, etc; e soprattutto i non schierati come la maggior parte di noi, espressione della “gente che suda e soffre”, appartenenti agli “uomini” e non ai “caporali” .

Da questo punto di vista mi sembra che, per fare qualcosa che incida positivamente proprio nella congiuntura presente, che cioé raccolga la volontà prevalente dell’opinione pubblica mondiale, sia stata concepita una importante proposta dal Forum del MIR: utlizzare la scadenza, di straordinaria importanza, indetta da Papa Francesco: la “giornata di digiuno e di preghiera” – il 7 settembre prossimo – che nello stesso nome ricorda, non a caso, una iniziativa nonviolenta che a suo tempo prese Gandhi, il 6 aprile 1919, dopo il massacro di Amistar perpetrato dalle truppe dei colonialisti inglesi.

Da anticlericale “storico”, ma non ideologico, mi sento di dire che stavolta il Papa, con vero coraggio, con accenti di lucidità profetica, ci ha davvero azzeccato, nella forma e nella sostanza del suo discorso!

Eccone alcuni passi: “Vogliamo ascoltare il grido della pace che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità. E’ il grido che dice con

forza: vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che in questa nostra società dilaniata da divisioni e da conflitti scoppi la pace, mai più la guerra. La pace è un dono troppo prezioso che deve essere promosso e tutelato… Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza. Con tutta la mia forza chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi ma di guardare all’altro come a un fratello e di intraprendere con coraggio e decisione la via dell’incontro e del negoziato”…

Chi può, mi sento di dire, allestisca in piazza delle tende di digiunatori che, in sintonia con l’appello del Papa, sollecitino e meditino questi 4 punti che ho avanzato (sui quali anche il MIR sta lavorando per elaborarli e svilupparne il senso):

1- Cessate il fuoco tutti in Siria, trattative al posto dei combattimenti!

2- Aiuto alla popolazione civile massacrata dalle milizie di qualsiasi bandiera!

3- Embargo ONU su tutte le forniture di armi entro il territorio sirano!

4- No a bombardamenti “punitivi”: Obama, fermati!

(Non ci metto di mezzo la denulearizzazione euro-mediterranea, perché, pur giusta e fondamentale, non sarebbe compresa come congrua e tempestiva nel momento presente).

Mi sembra importante che, proprio in questo momento, si agisca per esprimere ed accrescere il consenso dei popoli che già c’è, non per confonderlo e disperderlo con le velleità di “denuncia anti-imperialista” a senso unico (si veda la fotografia apparsa di recente sul Corsera della manifestazione “pacifista” in cui viene impugnata la bandiera con la faccia di Assad!).

Personalmente ho deciso di disertare quelle manifestazioni che di “pacifista”, comunque vogliamo definire il termine, hanno le parole ma non uno spirito comunicabile e comprensibile. Quelle che invece di diminuire AUMENTANO DI FATTO IL CONSENSO ALL’INTERVENTO MILITARE.

La gente comune, nelle sue varie declinazioni, in Italia (e nel mondo) capisce subito chi ha in testa come preoccupazione principale

a- lo “smascheramento” dei “cattivi americani” (e, naturalmente, del loro “alleato sionista”);

oppure:

b) l’esigenza che, dal punto di vista di chi spera di vivere in pace, non si butti ulteriore benzina su un focolaio locale da cui può venire fuori un incendio globale.

Se vogliamo contribuire a spegnere l’incendio, proviamo – è il mio invito – ad usare l’acqua di un “discorso di comune umanità” e non la benzina delle polemiche fuori tempo e fuori luogo, volte inutilmente ad inchiodare “il più cattivo ed ipocrita del reame”.

Quest’ultimo – ripeto – è un terreno di sabbie mobili che porta a fondo le speranze di attivare dinamiche di pace, bene indicate da parole papali che mostrano di recepire alcuni pilastri di quella cultura nonviolenta “che è il cammino che dobbiamo imparare a percorrere”.

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7 settembre giornata di digiuno per la pace in Siria

Giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero

il 7 settembre ci dobbiamo essere tutti!

Quella del 7 settembre sarà una giornata importante. E spero che ci saremo tutti. Ciascuno a suo modo, con il suo credo e le sue convinzioni.

Sarà la prima grande manifestazione di pace contro la guerra in Siria e “i drammatici sviluppi che si prospettano.” L’ha indetta ieri con grande forza e coraggio Papa Francesco rompendo il silenzio e l’inazione generale che da lungo tempo circonda questa tragedia. Non c’è spazio per nessun distinguo. Chi vuole sinceramente la pace non può che partecipare.

Papa Francesco invita tutti a una giornata di preghiera e di digiuno. La preghiera per i credenti. Il digiuno per tutti. Il digiuno è, prima ancora che un atto di rinuncia materiale al cibo, un gesto di vicinanza a tutti quei bambini, quelle donne e quegli uomini che sono precipitati nell’inferno della guerra “in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero”. Vicinanza, condivisione, solidarietà contro lontananza, indifferenza, menefreghismo. Il digiuno è anche un atto politico contro una politica che minaccia di trascinarci in un nuovo conflitto mondiale, che non solo non ha ancora fatto nulla per spegnere l’incendio mediorientale ma ha addirittura contribuito ad alimentarlo. Il digiuno è un gesto di protesta contro l’ingiustizia dilagante e contro l’ipocrisia che l’accompagna e cerca di coprirne i responsabili. Ma il digiuno è anche un atto di “penitenza”, di “autocritica”, di riconoscimento delle proprie responsabilità. Chi digiuna riconosce di non aver fatto abbastanza, di essere in qualche misura “corresponsabile”. Forse non potevamo fare altro ma, di fronte a tragedie così grandi, non ci possiamo autoassolvere.

Il digiuno è anche un atto di proposta. E Papa Francesco ha accompagnato l’indizione di questa giornata con una chiara proposta che non possiamo non condividere. Una proposta che interpella la politica e tutti i suoi massimi responsabili. Eccone i punti essenziali:

1. “Mai più la guerra! Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza!”

2. Ferma condanna dell’uso delle armi chimiche.

3. Appello alle parti in conflitto perché ascoltino la voce della propria coscienza, non si chiudano nei propri interessi e intraprendano con coraggio e con decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione.

4. Appello alla Comunità Internazionale perché faccia ogni sforzo per promuovere, senza ulteriore indugio, iniziative chiare per la pace in quella Nazione, basate sul dialogo e sul negoziato, per il bene dell’intera popolazione siriana.

5. Appello affinché non sia risparmiato alcuno sforzo per garantire assistenza umanitaria a chi è colpito da questo terribile conflitto, in particolare agli sfollati nel Paese e ai numerosi profughi nei Paesi vicini.

6. Appello affinché agli operatori umanitari, impegnati ad alleviare le sofferenze della popolazione, sia assicurata la possibilità di prestare il necessario aiuto.

Perché queste proposte non restino inascoltate sarà necessaria una vasta mobilitazione delle coscienze. E ciascuno di noi ha la responsabilità di fare la sua parte. Papa Francesco ci rivolge un appello chiaro e forte: “Una catena di impegno per la pace unisca tutti gli uomini e le donne di buona volontà! Il grido della pace si levi alto perché giunga al cuore di tutti e tutti depongano le armi e si lascino guidare dall’anelito di pace.” Il 7 settembre partecipiamo alla giornata di digiuno e di preghiera, sventoliamo le bandiere arcobaleno, appendiamole alle nostre finestre e facciamo in modo che nessuno possa dire “ma io che c’entro?”.

 

Flavio Lotti

Coordinatore della Tavola della pace

 

Perugia, 2 settembre 2013

 

Ufficio Stampa Tavola della pace: Amelia Rossi cell. 335/1401733

tel. +39  075 5734830 Fax +39 075 5739337

email: stampa@perlapace.it – sito: www.perlapace.it

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Il digiuno per l’ambiente di don Albino Bizzotto

COMUNICATO STAMPA

DAL DIGIUNO DI DON BIZZOTTO, UNA RISPOSTA FORTE:

MOBILITAZIONE COLLETTIVA SUL TERRITORIO VENETO

 

La solidarietà nei confronti di don Albino Bizzotto non accenna a diminuire e all’undicesimo giorno di digiuno per l’ambiente, stanco ma tenace, il sacerdote raccoglie attorno a sé un numero sempre maggiore di  sostenitori.

Rappresentanti di movimenti e associazioni lo affiancano nell’iniziativa per intere giornate, bevendo sola acqua, presso la sede dei Beati i costruttori di pace, in via A. da Tempo a Padova, o propongono la loro disponibilità per farlo presso la sede del proprio ente o in incontri pubblici e collettivi.

 

La dichiarazione rilasciata da don Bizzotto nei giorni scorsi – “Perché nelle situazioni di particolare gravità e urgenza non passiamo il testimone a rotazione, al fine di mantenere sempre viva l’attenzione e la mobilitazione su questioni che richiedono la massima partecipazione?“, il 22 agosto 2013 – è risultata una provocazione accolta e condivisa.

La decisione del Sindaco di Marano Vicentino (VI), sig.ra Piera Moro, con gli Assessori e i Consiglieri, di proseguire nell’iniziativa del sacerdote padovano e continuare il digiuno, ha portato a sviluppare una serie di proposte. La più elaborata e suggestiva è stata quella di Maria Pia Farronato dell’associazione di promozione e tutela del territorio “L’ABC – Laboratorio Civico” di Romano d’Ezzelino (VI), che ha portato, con il confronto di alcuni partecipanti al digiuno, all’elaborazione di un piano di azione che potrebbe occupare il mese di settembre, sul territorio dell’intera Regione Veneto.

 

Questa la proposta: compilare un calendario dove inserire i gruppi di persone che attueranno il digiuno pubblico, assieme, per il tempo che decidono, in luoghi che presentano criticità ambientali: le sedi delle cosiddette grandi opere, ma anche altri obiettivi, di diversa entità e urgenza.

Sono fondamentali la visibilità e il coinvolgimento di quante più persone possibile, aldilà dei comitati, per comunicare e far partecipare la popolazione, rendendola cosciente della gravità dei problemi. L’ideale sarebbe agire di comune accordo, esponendo con chiarezza le ragioni, i tempi, le modalità del digiuno e naturalmente i nomi dei partecipanti all’iniziativa locale, con una presenza costante nei presidi.

Il mese di settembre vedrà quindi un succedersi di eventi nei punti caldi del territorio veneto, fino al week end del 28 e 29, in cui si svolgerà un digiuno collettivo in tutta la Regione.

 

I primi dodici giorni di settembre sono coperti dal Comune di Marano Vicentino (VI), dopodiché ognuno potrà aderire secondo la propria disponibilità, accordandosi sui turni.

L’associazione Beati i costruttori di pace rimane inizialmente a disposizione per raccogliere le adesioni, con il suo indirizzo email beati@beati.org.

 

Creiamo una sorta di mappa umana dei luoghi, oggi in Veneto, aggrediti dal sistema, ma facciamolo assieme. Possiamo creare tra tutti noi un contatto audio/video per stare assieme: è fattibile!”, scrive Maria Pia.

Sarebbe un evento unico! La prima volta che in una Regione si assiste a un digiuno generalizzato. Il territorio versa in una condizione ambientale estrema, rispondiamo con un gesto che rompe con il nostro quotidiano.

Infine, mercoledì 9 ottobre, giorno del 50° anniversario del disastro del Vajont, potremmo concludere tutti assieme con una massiccia presenza davanti alla sede della Regione Veneto, a Venezia.

Particolare curioso: Palazzo Balbi, attuale sede della Giunta Regionale, era un tempo sede della SADE (Società Adriatica di Elettricità), l’azienda responsabile della costruzione della diga del Vajont.

 

Per contatti e appuntamenti cell. Don Albino 348.2641230 www.beati.org

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In arrivo un nuovo provvedimento sulle rinnovabili?

Il provvedimento per ridurre le bollette, spalmando su più anni l’erogazione degli incentivi alle rinnovabili, arriverà la settimana prossima. Lo ha annunciato questa mattina il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato in un’intervista ai microfoni di Radio Uno.

Pur sottolineando il ruolo fondamentale degli incentivi, che hanno consentito all’Italia di avere un parco di generazione da rinnovabili “unico in Europa”, il ministro è tornato a ricordarne il costo “troppo alto”. Si tratta, ha detto, di “poco meno di 12 miliardi” che ricadranno sulle bollette elettriche per i prossimi 18 anni: allungando questo periodo e rimodulando il meccanismo, ha spiegato il ministro, sarà possibile “dare subito alle famiglie e alle imprese 3 miliardi di euro“. Il provvedimento, ha concluso, dovrebbe arrivare con il DL Fare-bis.

Quale sia l’idea di Zanonato si era capito nelle settimane scorse, anche se i dettagli restano ancora oscuri. Il 21 agosto l’aveva infatti presentata al Meeting di Rimini: “Anziché prelevare 12 miliardi di euro, se ne possono prendere 9 miliardi e il resto dilazionarlo in un periodo più lungo”, aveva spiegato (QualEnergia.it, Zanonato: gli incentivi dati alle rinnovabili spalmati su più anni).

Sembra cioè che il ministro intenda spalmare su più anni i pagamenti in favore di chi ha diritto agli incentivi, per ridurre il peso della componente A3 in bolletta. In pratica – almeno da quanto si capisce al momento, ma in attesa di maggiori dettagli il condizionale è d’obbligo – si obbligherebbe chi ha investito in rinnovabili a concedereun prestito forzato, sul quale ovviamente dovranno essere pagati degli interessi, che dovrebbero essere ancorati a quelli sui Btp.

La misura dovrebbe iniziare a produrre i suoi effetti dal 2014, riducendo la componente A3 appunto di 2-3 miliardi di euro. Un risultato che, sempre se la misura si concretizzasse così come si profila, verrebbe ottenuto con un prezzo discutibile: se da una parte si sancisce per l’ennesima volta l’inaffidabilità del quadro normativo del nostro paese, con un provvedimento retroattivo che (e qui dipenderà dalla formulazione del decreto) potrebbere sconvolgere i business plan che avrebbero dovuto essere garantiti dai meccanismi incentivanti, dall’altra, a fronte di un risparmio immediato, si fanno indebitare i consumatori elettrici nei confronti di chi ha investito nelle energie rinnovabili. Dov’è il vero vantaggio per i consumatori?

Sembra proprio che il ministro abbia sposato la linea che vede nelle rinnovabili il principale responsabile del caro-bolletta. Non stupisce che il primo ad esprimere pubblicamente soddisfazione per le parole del ministro sia stato il presidente diAssoelettrica, Chicco Testa, da tempo in prima linea contro le rinnovabili, che stanno erodendo gli interessi economici del termoelettrico, sottraendo grosse quote di mercato ai cicli combinati a gas.

Eppure la tesi che il caro-bolletta dipenda principalmente dalle rinnovabili è abbastanza facile da smentire. L’aumento della bolletta di questi ultimi 10 anni è dovuto principalmente alle fonti fossili. La voce “energia e approvvigionamento”, legata all’andamento del prezzo del petrolio dal 2002 al 2012 infatti è semplicemente decollata, passando da 106,06 euro a 293,96. Esattamente 187,36 euro in più a famiglia, un aumento del 177,2%.

Ad appesantire il costo dell’energia poi ci sono altri sussidi oltre a quelli alle rinnovabili, la cui rapida crescita si è peraltro praticamente fermata con la fine del quinto conto energia. Secondo una stima di Legambiente circa 5 miliardi di euro l’anno se ne vanno tra sussidi alle fonti fossili, oneri impropri, sconti in bolletta ai grandi consumatori di energia elettrica.

Perché dunque puntare contro le fonti pulite quando si parla di ridurre i costi dell’energia? Le rinnovabili, peraltro, oltre ai vari vantaggi ambientali ed economici che portano, contribuiscono a ridurre la bolletta grazie all’effetto peak-shaving favorito ad esempio dal fotovoltaico: nel 2012 ha portato 838 milioni di euro di risparmio netto, che sarebbero stati 1.420 milioni se il termoelettrico non avesse reagito alzando i prezzi quando il sole non splende.

Non sarebbe dunque meglio intervenire da altre parti? Si potrebbe ad esempio agire sulle modalità di reperimento degli oneri di sistema, modificare l’accesso al mercato di dispacciamento per ridurne i costi, far pulizia di oneri di sistema impropri. Le idee per ridurre la bolletta di famiglie e imprese senza colpire le rinnovabili non mancano (si veda questo intervento su QualEnergia.it), per ora però chi prende le decisioni non sembra disposto ad ascoltarle.

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