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Expo, Sogin e le tentazioni del nucleare

di Mario Agostinelli

Dalle carte dell’inchiesta sugli appalti di Expo 2015 emerge l’interesse rivolto dalla “cupola”Frigerio-Greganti-Grillo verso la Sogin, società di Stato partecipata al 100% dal Ministero del Tesoro e incaricata della realizzazione del deposito nazionale definitivo dei rifiuti radioattivi e dello smantellamento degli impianti nucleari dismessi. Le indagini scoprono purtroppo tutta la permeabilità del settore ad azioni di corruzione, tanto abituali nel campo delle grandi opere.

Secondo un articolo apparso sulla Stampa, che riporta le intercettazioni sotto inchiesta da parte dei pm milanesi, Frigerio, Greganti e Grillo non si sono limitati a pilotare 98 milioni di euro finiti a Maltauro e Saipem per la costruzione di depositi di scorie nucleari, ma hanno manovrato per nominare in posti chiave della società pubblica un loro uomo – Alberto Alatri, sponsorizzato dall’intraprendente sindaco di Caorso – al fine di assegnare un appalto da un miliardo e mezzo per operazioni nel sito nucleare del piacentino.

Ora il nuovo CdA della Sogin corre ai ripari, annunciando la sospensione di 4 dirigenti, già avvenuta, secondo il comunicato diffuso, in seguito ad una “Due Diligence” avviata dall’amministratore delegato di ultima nomina.

Ma la società è da tempo esposta a forti polemiche e ha una storia tutt’altro che irreprensibile e agevolmente riconducibile alla mancanza di trasparenza che ha sempre accompagnato le operazioni nel settore nucleare.

La Sogin ha finora svolto attività volte alla realizzazione e ristrutturazione di alcuni depositi temporanei di rifiuti radioattivi e alla demolizione di vecchi fabbricati. Ma le dimensioni finanziarie complessive racchiuse nella sua “missione” vanno da 3 a 5 miliardi di euro. Quindi si tratta di un’opera pubblica di dimensioni consistenti e non si può trascurare che nel corso di 10 anni l’azienda ha accumulato ritardi nei lavori che sono arrivati fino al 170%, mentre i costi preventivati sono più che raddoppiati.

Una missione svolta con dubbia produttività, che ha consentito una gestione assai più privata che pubblica e che ha avuto nei governi Berlusconi sostenitori molto attivi. A questo si aggiungano le operazioni di collocamento di personale politico e la libertà d’azione consentita all’ex generale Carlo Jean, impegnato in Russia in azioni di supporto allo smantellamento dei sommergibili nucleari ex sovietici (di fatto tuttora un buco nero).

Su tutta la vicenda del nucleare siamo oggi in una fase delicata di passaggio e le attuali inchieste dei magistrati fanno sperare in un intervento molto netto del Parlamento per dar corpo ad unaristrutturazione profonda nel settore della sicurezza, con l’obiettivo di creare un sistema efficiente, in grado di gestire lo smantellamento degli impianti, anziché perpetuare lo status quo.

È uscito in queste settimane il decreto legislativo di recepimento della direttiva comunitaria sulla gestione dei rifiuti radioattivi e stanno per essere emanati i criteri per la localizzazione del deposito nazionale delle scorie. Si tratta di indirizzare e controllare operazioni costosissime, che spesso non avvengono in trasparenza, che sono coperte da accordi internazionali semisegreti, da trasporti scortati dai militari, da creazione di depositi temporanei fuori norma, ma comunque inaccessibili a controlli pubblici.

Visti i precedenti della Sogin, restano seri dubbi sui punti critici, dato che sopravvivono nell’azienda molti residui della passata impostazione filo-nucleare e che la vittoria nel referendum del 2011 (per l’annullamento del faraonico progetto nucleare di Scajola) è ancora tutta da gestire su questo versante.

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Il clima dell’Europa senza il nucleare: guarda il video

Energiafelice e il Comitato Nazionale Si rinnovabili, No nucleare hanno promosso un convegno per contribuire alla campagna della lista Un’altra Europa con Tsipras. L’iniziatva, tenuta a Brescia l’8 Maggioha registrato contributi qualificati e di merito e ha fornito così materiale di riflessione per una politica energetica alternativa in Europa. Le interviste ai partecipanti Petrella, Agostinelli, Mosca, Meregalli, Bardi, Ruzzenenti, Rizzuto) sono raccolte in questo video: http://youtu.be/fG9TOBfwlgM

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Iniziativa nazionale Lista Tsipras sull’energia

Iniziativa nazionale su energia

IL CLIMA DELL’EUROPA SENZA IL NUCLEARE

Cooperazione, risparmio, rinnovabili: si deve, si può

Presiedono Mario Agostinelli (Energiafelice) Vittorio Bardi (SI FER/ NO nucleare)

Interventi di

Riccardo Petrella (lista Tsipras Nord Est)

Energia bene comune

Luigi Mosca (laboratorio sotterraneo fisica particelle di Modane)

Nucleare civile e militare: disarmo e energia di pace

Roberto Meregalli (Beati i costruttori di pace)

Rinnovabili, democrazia territoriale e cooperazione

Debora Rizzuto (imprenditrice settore rinnovabili)

Nuove energie, innovazione e piccola impresa

 Marino Ruzzenenti (Ambientebrescia).

Energia, inquinamento e salute

Margherita Clemente (Progettista software)

Bilancio e gestione locale energie rinnovabili

Guido Viale (economista, promotore lista Tsipras)

Politica energetica e riconversione ecologica

conclusioni

Marco Revelli (Università Torino)

 

Brescia   Giovedì 8 Maggio ore 17.15 – 20.30

Sala Teatro Sociale di Casazza in via Casazza 46

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Disarmo nucleare e energia di pace

DISARMO NUCLEARE E ENERGIA DI PACE

IL RUOLO DELL’EUROPA

In occasione della presentazione del pamphlet postumo di Stéphane Hessel e Albert Jacquard

ESIGETE!

UN MANIFESTO PER IL DISARMO NUCLEARE TOTALE

 

Roma, lunedì 5 maggio, ore 20

Circolo Arci Forte Fanfulla, via Fanfulla da Lodi 5

INTERVENGONO

Raffaella Bolini (ARCI, candidata per la lista Tsipras) Marina Forti (giornalista)

Maria Maranò (Legambiente) Gianni Mattioli (La Sapienza)

Sandro Portelli (Anpi) Massimo Scalia (Si rinnovabili No nucleare)

Maurizio Simoncelli (Archivio Disarmo)

INTRODUCE Mario Agostinelli (Energiafelice)

A quasi due mesi dal terzo anniversario della catastrofe di Fukushima,

mentre in Italia vengono “ammodernate” le B61 (le bombe nucleari Usa)

nelle basi di Ghedi e Aviano, arriva in Italia il pamphlet postumo di Stéphane Hessel

che, insieme ad Albert Jacquard, firma un manifesto per il disarmo nucleare totale.

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Renzi, gli 80 euro e le bollette che non calano

di Mario Agostinelli

L’abbassamento del costo delle bollette elettriche è uno dei punti del governo Renzi, “l’uomo nuovo per una politica nuova”. Peccato che, per quanto riguarda l’energia e l’elettricità, le promesse siano in alto mare e tutto sappia ancora di vecchio.

E mentre l’associazione di categoria delle utility continua a tuonare contro le rinnovabili e contro il mercato di salvaguardia chiedendone la fine (Chicco Testa) e Clavarino di Assocarboni chiede un maggior contributo del carbone (per ridurre la dipendenza dal gas), i numeri consuntivi (anche se non consolidati) del 2013 confermano una situazione difficile e complessa per i produttori tradizionali. I consumi – di petrolio, metano, carbone ed elettricità – sono scesi considerevolmente.

In campo elettrico significa avere più del doppio delle centrali necessarie o, detta in altro modo, avere quasi metà del parco generativo fermo per tutto l’anno. Nel primo trimestre 2014 si registra un ulteriore calo del 3,7% rispetto al 2013, con la punta massima di domanda che sfiora i 40 mila Mw a fronte di un parco generazione di oltre 120 mila Mw. C’è quindi qualcosa che non va, se vogliamo dare ascolto e favorire le lobby potenti che vogliono tornare indietro per contrastare un modello che trova crescente successo, anche se necessita di adeguamenti che ne mettano a regime le potenzialità. Ormai produciamo già un terzo di elettricità con acqua, sole, vento, geotermia e biomasse, che nel 2012 hanno evitato di emettere 42,6 milioni di tonnellate CO2 equivalenti e abbiamo un mix che è l’obiettivo al 2020 di moltissimi Paesi del mondo: perché non proseguire con ancor più efficacia?

Intanto, il prezzo medio d’acquisto in borsa elettrica è crollato a “livelli europei”: 42 euro al Mwh a metà aprile. Ma il calo non è però arrivato al consumatore finale, anche perché gli sgravi alle imprese che hanno consumi molto elevati di elettricità (un onere nuovo di zecca di 900 milioni di euro) vengono scaricati sulle bollette elettriche di famiglie e piccole-medie imprese. E addirittura fa capolino l’aumento degli oneri di dismissione del vecchio nucleare, scattato ad aprile, contribuendo anch’esso, con altri oneri, a rendere inelastiche le bollette ai cali del mercato.

Insomma, con la diffusione dell’eolico e del fotovoltaico, è il sistema elettrico complessivo che va riconsiderato, evitando banalmente di chiedere che i sussidi siano ritrasferiti alle fonti fossili che, nel sistema che progredisce, vanno in sofferenza. È quindi maturo il tempo per superare le forme di incentivo in atto, ma le regole vanno scritte senza alcun intento punitivo. Cioè, se alle Fer vanno fatti pagare gli sbilanciamenti che causano, vanno rimborsate per gli sbilanciamenti che risolvono. L’ex amministratore delegato di Enel GreenPower, Francesco Starace (designato ora come Ad di Enel), in una recente intervista  ha sottolineato la necessità di superare l’attuale situazione con molto realismo, puntando su investimenti sulle reti e negli accumuli.

Una famosa citazione del passato prediceva che l’energia elettrica prodotta dal nucleare sarebbe diventata così poco costosa da rendere antieconomico installare i contatori. Ebbene, in un certo senso sta accadendo proprio questo, anche se grazie alle rinnovabili e non al nucleare. Le fonti naturali sono infatti sempre meno costose e “il combustibile” è gratuito, cioè esente da quelle oscillazioni di prezzo che da sempre caratterizzano quelle fossili. Pertanto, si configura uno scenario in cui si dovrà pagare il sistema, ovvero la sicurezza del servizio di fornitura di elettricità (e di calore), più che i chilowattora consumati. In questo contesto troverà giustificazione anche la funzione integrativa delle centrali a gas più efficienti, disposte in reti rinnovate e funzionali alla generazione distribuita. Altro che ostacolare le rinnovabili per far ripartire impianti inquinanti in sovrannumero!

Ma in tutto questo marasma, chi governa deve sapere dove vuole andare e il problema di fondo è forse qui. Se il clima ci sta davvero a cuore, dobbiamo solo andare avanti affrontando i problemi, avendo lo sguardo lungo e cercando di uscire dal ricatto del debito che riduce ogni manovra a pura contabilità addolcita dalla propaganda.

Come nel decreto Irpef, quello degli 80 euro per capirci – e non ci permettiamo commenti ironici o sottovalutazioni, perché sappiamo che una tale cifra per chi non arriva a fine mese è importante e le battute sono fuori luogo. Ma se per la sua copertura, tuttora così poco chiara, si finisce con l’andare a tassare, come si è fatto, anche l’energia autoprodotta dalle aziende agricole, non si fanno passi avanti né si danno indicazioni nella giusta direzione. Non ci dispiacerebbe al riguardo un tweet del Presidente del Consiglio.

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