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Qualche domanda ai partiti sull’energia

Il Coordinamento FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) ha inviato ai partiti politici che si presenteranno alle prossime elezioni un articolato position paper, che pubblichiamo di seguito, sulla Strategia Energetica Nazionale e sullo sviluppo del settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, costituito da 15 tematiche per le quali viene richiesta una risposta o una condivisione. Il Coordinamento FREE raccoglie in qualità di Soci più di venti Associazioni che rappresentano questi settori, oltre a un ampio ventaglio di Enti e Associazioni che hanno chiesto di aderire come ‘sostenitori’ (senza ruoli decisionali).

Tra le proposte/richieste di FREE, la creazione di un Tavolo permanente di confronto con gli stakeholder, l’introduzione di una carbon tax, un’azione per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. Richieste di principio ma anche di carattere tecnico, a una politica che, tranne qualche eccezione, non mette ancora al centro la questione energetico-ambientale e un serio ripensamento della politica industriale del Paese.

I politici dovrebbero fare uno sforzo per uscire dal pensiero unico e di breve periodo che li attanaglia e li rende mediocri nella loro azione, ponendosi almeno un quesito chiave: come dovremmo vivere e cosa dovremmo consumare e produrre tra 20 o 30 anni? Già provare a dare una risposta a questa domanda sarebbe un modo per capire qual è il modello di società che hanno in mente, e che ha precise implicazioni anche per il presente. Questa si chiamerebbe … “Politica”.

Coordinamento FREE: alcune domande alle forze politiche – Versione pdf

La Strategia Energetica Nazionale (SEN), messa a punto dal governo Monti, va rivisitata assumendo il 2030 come obiettivo di riferimento per la decarbonizzazione, obiettivi di incremento dell’efficienza energetica e di apporto delle fonti energetiche rinnovabili, che attivino un mercato e un sistema produttivo competitivi e siano coerenti con le indicazioni contenute nelle roadmap europee: consumi che nel 2030 dovranno essere ridotti del 15% rispetto gli attuali e con le energie verdi in grado di coprire il 30% dei consumi (e arrivare al 50-75% nel 2050), da cui far discendere il dimensionamento degli altri obiettivi e la scelta degli strumenti a ciò funzionali.

D 1 – Concordate con questa impostazione?

Relativamente agli obiettivi di efficienza energetica e di sviluppo delle rinnovabili, proponiamo che il ministero costituisca al proprio interno un Tavolo permanente di confronto con gli stakeholder, con il compito, per tali settori, di verificare il grado di attuazione della Strategia Energetica, di discutere proposte di misure ad hoc e, una volta adottate, di verificarne l’efficacia. Tra queste è prioritario esaminare la condizioni per creare una governance forte, fra cui l’opportunità di accentrare in un solo ministero (che potrebbe essere il ministero dell’energia e dei cambiamenti climatici) tutte le competenze e le funzioni in materia energetica e delle correlate implicazioni ambientali.

D 2 – Siete disponibili a livello parlamentare e, se parte della maggioranza, a livello governativo, a sostenere prima e ad approvare poi le proposte in premessa a questa domanda?

Strumenti di valenza generale, coerenti sia con un’economia di mercato, sia con gli obiettivi prioritari da noi proposti, sono l’introduzione, a fiscalità complessiva inalterata, della carbon tax, prevista dalla proposta di Direttiva europea – COM (2011) 169 – a cui faceva riferimento l’articolo 14 del disegno di legge di delega sulla riforma fiscale del governo Monti, e l’abolizione di qualsiasi forma di incentivazione ancora assegnata nel nostro Paese alle fonti fossili.

Le uniche eccezioni riguardano quelle tecnologie e quei settori che in questa fase di transizione utilizzano in modo più efficiente le fonti fossili e contribuiscono fattivamente alla riduzione dei consumi e alla de-carbonizzazione.

D 3 – Concordate sulla priorità da assegnare all’approvazione di un ddl fiscale che introduca la carbon tax e preveda una graduale uscita dal sistema dei benefici fiscali, diretti e indiretti, a favore delle fonti fossili?

Perché gli obiettivi di incremento dell’efficienza energetica e dell’apporto delle rinnovabili massimizzino le ricadute produttive e occupazionali, è necessario destinare risorse adeguate alla R&S e all’innovazione nelle industrie e nei servizi.

D 4 – Siete disponibile, spostando su altri obiettivi le voci a ciò destinate nei bilanci degli enti pubblici di ricerca, ad affiancare alla voce A5 della bolletta elettrica, che finanzia la ricerca di sistema, una voce di peso metà, per finanziare la R&S relativa all’efficienza e alle rinnovabili elettriche (riducendo però le altre componenti, al fine di non aumentare il valore complessivo), e a introdurre nella bolletta del gas una voce percentuale che porti a un ammontare annuo identico per finanziare la R&S relativa all’efficienza e alle rinnovabili termiche? Concordate che un provvedimento analogo va adottato per benzina e gasolio, con il ricavato da destinare alla R&S sui biocarburanti di seconda e terza generazione?

Siete disponibili a utilizzare, per finanziare la R&S, una percentuale significativa dei proventi incamerati dal Governo a seguito della vendita alle aste delle quote di CO2 (periodo 2013-2020, direttiva EU ETS)?

Concordate sulla necessità di istituire un fondo di rotazione ad hoc per l’innovazione nelle industrie e nei servizi attivi nei comparti efficienza energetica e rinnovabili?

Nel settore civile (35% dei consumi finali), più della metà delle costruzioni presenta consumi tripli rispetto a quelli previsti dalle attuali normative per i nuovi edifici e miglioramenti dell’efficienza sono possibili anche sul versante dei consumi elettrici.

D 5 – Siete disponibili ad approvare immediatamente un provvedimento che per l’edilizia nuova o soggetta a ristrutturazioni rilevanti, sia essa pubblica o privata, anticipi allo 01.01.2016 l’adozione della Direttiva 2010/31/UE sui “quasi zero energy building”, come già deciso nel Regno Unito? Siete conseguentemente favorevoli ad aumentare i valori e ad accelerare le scadenze degli obblighi per i nuovi edifici o gli edifici sottoposti a ristrutturazioni rilevanti, previsti nell’Allegato 3 del Decreto Legislativo 28/2011? Nel recepimento della Direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica accettate di estendere l’obbligo della riqualificazione energetica annua del 3% oltre che per gli edifici pubblici dello Stato,  anche per quelli delle Regioni e degli Enti Locali?

Intendete inoltre sostenere la proposta di rendere stabili al 50% le detrazioni fiscali, riportandone però la spalmatura a 5 anni, e di estenderle (ridotte al 40%) anche alle ristrutturazioni di edifici adibiti ad attività industriali o terziarie, e di introdurre un’analoga detrazione del 10% per gli acquisti di elettrodomestici, limitatamente a quelli della classe più alta?

Per gli interventi di efficientamento energetico nelle industrie, nel residenziale, nel terziario, nell’agricoltura vi è largo spazio per la cogenerazione/trigenerazione, per il recupero termico e per motori elettrici più efficienti. Le modifiche introdotte al meccanismo dei Certificati Bianchi a fine 2011, purché rese più incisive in termini di obiettivi e di riconoscimenti economici, potrebbero garantire un adeguato sviluppo degli interventi di efficientamento, purché gli audit energetici abbiano la necessaria diffusione, soprattutto nelle PMI, condizione oggi lungi dall’essere realizzata.

D 6 – Siete d’accordo che, oltre ad assegnare ai Certificati Bianchi obiettivi più incisivi e riconoscimenti economici maggiori, le PMI possano detrarre fiscalmente il costo degli audit energetici, a condizione che questi siano effettuati da ESCO iscritte, previa qualifica, in un apposito Albo?

Un contributo trasversale alla crescita dell’efficienza energetica può venire dalle azioni del governo italiano a livello comunitario per l’approvazione di normative più stringenti e/o dei tempi per la loro entrata in vigore, riguardanti componenti e sistemi relativi alla produzione e al consumo sia elettrico che termico, nonché al trasporto pubblico e privato. Visto che la “rivoluzione energetica” va affiancata ad una “rivoluzione culturale” sarebbe opportuno, per accrescere l’efficienza energetica e l’energia da fonti rinnovabili , prevedere risorse per attività didattiche nelle scuole o campagne di informazione attraverso i mass media.

D 7 – Siete disponibili a livello parlamentare e, se parte della maggioranza, a livello governativo, a sostenere le suddette azioni da parte del Governo a livello comunitario?

Prioritarie sono tutte le misure volte a facilitare, accelerandolo, il percorso verso la competitività delle fonti rinnovabili, in modo da rendere sempre più residuali i meccanismi di incentivazione. Vanno quindi eliminate innanzi tutto le pastoie normative e amministrative, che oggi come oggi rappresentano costi aggiuntivi.

D 8 – Siete d’accordo sulla necessità di abrogare immediatamente i meccanismi del registro per i piccoli impianti e, per i grandi, delle aste, che hanno dimostrato di non funzionare adeguatamente?

Siete d’accordo nell’avviare un percorso che porti a sostituire i meccanismi attuali di incentivazione con strumenti fiscali incisivi e meccanismi di sostegno sul capitale, anche con fondi rotativi?

L’anno appena concluso ha messo in evidenza una debolezza procedurale in termini di chiarezza soprattutto, ad esempio, legato al tema della definizione di entrata in esercizio; servirà, in relazione a questo, una attenta valutazione delle procedure appena conclusesi con la fine del 2012 onde evitare che impianti realizzati con ingenti investimenti non accedano agli incentivi a causa di mere formalità. Più in generale, le procedure autorizzative vanno riviste alla luce di un principio generale: la produzione energetica con le rinnovabili è funzionale al contrasto del cambiamento climatico, obiettivo considerato prioritario a livello delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea. Di conseguenza, pur nel quadro delle normative per la salvaguardia ambientale e per la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico, la valenza positiva ai fini del cambiamento climatico deve portare a un’ulteriore semplificazione delle procedure e delle norme attualmente in vigore, sia per gli impianti nuovi, sia per i rifacimenti di quelli esistenti.

Domanda 9 – Siete d’accordo che la revisione delle procedure amministrative dovrebbe essere uno dei temi da portare prioritariamente al Tavolo permanente di confronto da noi proposto?

La Strategia Energetica qui definita è pienamente realizzabile solo creando le condizioni per il massimo sviluppo: a) della produzione decentrata di energia; b) di criteri operativi che risolvano in modo non penalizzante la produzione da fonti rinnovabili non programmabili.

Per quanto concerne il punto a), la normativa esistente contiene misure che favoriscono l’autoconsumo vero e proprio e una forma virtuale di autoconsumo (il cosiddetto scambio sul posto) per impianti di potenza fino a 200 kW, misura che sarebbe opportuno estendere fino ad almeno 1 MW, mentre di recente l’AEEG ha avanzato proposte che viceversa penalizzerebbero lo scambio sul posto. Inoltre, due norme, approvate per rendere possibile la vendita diretta di energia a consumatori diversi dal proprietario di un impianto alimentato da rinnovabili, la prima, denominata Servizio Efficiente di Utenza (SEU) è da tempi in attesa che l’AEEG emani i relativi criteri di applicazione, mentre la seconda, ancora più favorevole, denominata Sistemi di Auto Approvvigionamento Energetico (SAAE) è stata recentemente oggetto di una delibera avversa del TAR del Lazio.

Per il punto b), l’AEEG ha approvato una delibera, che prevede oneri per il bilanciamento con altre fonti della produzione non programmabile, non solo penalizzante in modo ingiustificato, ma addirittura retroattivo. Viceversa, è tecnicamente possibile incaricare Terna (per la rete di trasmissione) e gli operatori delle reti di distribuzione, ciascuno per gli impianti a generazione non programmabile ad esso afferenti, di gestire in modo integrato tali impianti in modo da ridurre drasticamente l’aleatorietà della loro produzione.

Domanda 10 – Siete d’accordo nel proporre l’estensione dello scambio sul posto fino a 1 MW, senza introduzione di misure che lo penalizzino, di sollecitare l’AEEG a varare il provvedimento per rendere operativo il SEU e, nel caso in cui diventasse definitiva la sentenza del TAR del Lazio avversa ai SAAE, di rivedere il provvedimento per tenere conto dei rilievi sollevati dalla giustizia amministrativa?

Concordate che il problema del bilanciamento delle produzioni energetiche non programmabili va affrontato e risolto senza indebite penalizzazioni di tali produzioni, tenendo conto dei limiti oggettivi della tecnologia adottata, e comunque evitando ogni retroattività della norma?

Più in generale, concordate con un impegno di regolazione integrata mirato a raggiungere gli obiettivi per un minore costo dell’energia e la riduzione delle emissioni?

Le bioenergie, cioè quelle direttamente correlate alla sfera biologica e al suolo agro-forestale possono portare un contributo rilevante alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Per garantire una evoluzione sostenibile del settore sono necessarie politiche di sviluppo che siano definite a partire dal contesto, dal territorio e le sue risorse naturali, ambientali, economiche e sociali.  L’approccio integrato è quello che meglio esprime le potenzialità agroenergetiche perché valorizza adeguatamente i sottoprodotti, le colture da integrazione, contribuisce ad una gestione sostenibile ed efficiente del patrimonio agricolo, zootecnico e forestale ed inoltre crea benefici per le comunità locali e al sistema produttivo.

La bioenergia è una fondamentale fonte di carbonio rinnovabile utile per una maggiore sostenibilità delle pratiche agricole. Attraverso una sua larga adozione nelle imprese agricole le bioenergie possono contribuire ad una riduzione dell’utilizzo di combustibili fossili ed ad una riduzione delle emissioni di gas climalteranti in agricoltura.

In questo quadro è necessario adottare misure per:

  • favorire i processi di miglioramento della efficienza delle tecnologie e dei processi di conversione energetica;
  • sviluppare la qualità e certificazione dei biocombustibili e più in generale delle bioenergie con particolare riferimento all’efficienza nell’utilizzo del suolo e nella riduzione delle emissioni di gas climalteranti;
  • favorire l’utilizzo di biomasse di integrazione atte a ridurre l’efficienza nell’utilizzo del suolo agricolo quali i sottoprodotti agricoli, forestali e agroalimentari, colture energetiche in rotazione con colture alimentari, colture su terreni marginali, sottoprodotti delle bioraffinerie;
  • finanziare il piano quadro “Foresta- Legno” approvato dal MIPAAF per potenziare la gestione forestale sostenibile e la produzione di biomasse in chiave sinergica tra le varie destinazioni finali possibili;incoraggiare la forestazione urbana per le positive implicazioni energetiche e sociali;
  • prevedere per il settore forestale e l’arboricoltura da legno un sistema di incentivi basato sulla contabilizzazione degli assorbimenti di CO2;
  • favorire lo sviluppo delle tecnologie di produzione di biocarburanti di seconda generazione.

Va inoltre intrapresa una azione per promuovere la professionalità degli operatori del settore forestale.

D 11 – Se farete parte del Governo, vi impegnerete a presentare al Tavolo permanente di confronto proposte concrete per la soluzione ottimale di quanto sopra indicato, da tradurre poi in opportuni provvedimenti da presentare al Parlamento? Se all’opposizione, sarete disposti ad approvarli?

L’energia termica rappresenta di gran lunga la prima tipologia energetica utilizzata degli italiani con il 45% nei consumi finali. Il recentissimo decreto che ha finalmente avviato il “conto termico “ costituisce indubbiamente una significativa iniziativa per la promozione di energia termica da fonti rinnovabili. Tuttavia dopo una necessaria fase di start up sarà necessario verificare se le misure adottate saranno sufficienti ed efficaci per il raggiungimento degli obiettivi, con particolare riferimento all’efficienza energetica in edilizia e alla considerazione della stagione estiva, vera sfida per il futuro che vede il nostro Paese leader in Europa.

Domanda 12 – Vi impegnate a sostenere lo sviluppo dell’energia termica da fonti rinnovabili e se sarà necessario ad adeguare misure e stanziamenti previsti dal Decreto 28 Dicembre 2012 per questo scopo?

È ormai urgente introdurre misure atte a garantire l’adeguamento delle reti energetiche agli obiettivi previsti per le rinnovabili e più in generale per la generazione distribuita.

Per quanto concerne il settore elettrico, va perseguito un potenziamento sia quantitativo (obiettivo prevalente per la rete di trasmissione), sia qualitativo (prevalente per le reti di distribuzione, che devono diventare smart). Mentre le misure per i potenziamenti quantitativi sono già previsti negli attuali meccanismi tariffari, per lo sviluppo delle smart grid occorre introdurre nelle tariffe per le reti di distribuzione una voce che consenta ai distributori elettrici di finanziare i relativi investimenti.

Non solo, anche le reti del gas vanno rese smart, e vanno approvate  le misure di incentivazione del biometano immesso in rete,  già previste dall’art. 21 del D.Lgs. 28/2011.

D 13 – Siete disponibili a livello parlamentare a impegnare il Governo e, se parte della maggioranza, a far approvare dal Governo l’indirizzo all’AEEG di modificare le tariffe per le reti di distribuzione elettriche e gas, introducendo una voce finalizzata al finanziamento degli investimenti per la loro trasformazione in smart grid?

Siete disponibili a chiedere l’immediata attuazione di quanto previsto per il biometano dall’art. 21 del D.Lgs. 28/2011?

Nel settore del calore, oltre a potenziare le reti di teleriscaldamento esistenti, ne vanno realizzate altre, con l’obiettivo di passare dall’attuale 4% circa di calore servito da teleriscaldamento al 20% al 2020. Altrettanto va fatto per la cogenerazione ad alto rendimento, lontana dagli obiettivi del Piano d’Azione Italiano per l’Efficienza Enwergetica (72 TWh/a al 2020), la cui penetrazione non dovrà essere solo abbinata al teleriscaldamento. In parallelo vanno introdotte quote minime obbligatorie di utilizzo di calore da rinnovabili, crescenti nel tempo, fino a raggiungere il 30% nel 2030. Gli investimenti per recuperi di calore da processi industriali, incluso l’utilizzo per teleriscaldamento, devono poter accedere a finanziamenti agevolati per alleggerire gli elevati costi iniziali di installazione.

Le reti di distribuzione del gas dovranno favorire l’integrazione di una quota crescente di biometano, dando immediata attuazione a quanto già disposto dal Decreto legislativo 28/2011.

È infine urgente varare il fondo di garanzia per il teleriscaldamento, previsto dall’ Art. 22 del D. Lgsl. 28/2001

D 14 – Siete d’accordo nell’appoggiare questi obiettivi?

In una Strategia Energetica con il 2030 come riferimento temporale, vanno elaborate proposte specifiche, finalizzate a uno sviluppo sinergico della mobilità elettrica e di quella tradizionale, alimentata in misura crescente con biocarburanti e biometano. La predisposizione sin d’ora di un percorso che, per la maggior parte, troverà attuazione nel prossimi decennio, è essenziale affinché il programma di ristrutturazione del sistema di raffinazione, previsto dalla SEN (e comunque imposto dalla crisi del settore), non riproduca una overcapacity analoga a quella dei cicli combinati, e sia viceversa orientato a incorporare progressivamente processi di bioraffinazione.

Domanda 15 – Concordate sulla necessità di avviare immediatamente su queste tematiche un confronto congiunto con le imprese attive nella raffinazione e colTavolo permanente di confronto da noi proposto?

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Aspettando il treno sui binari produciamo energia

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di Arturo Zampaglione – Repubblica.it

NEW YORK – Ogni giorno migliaia di parigini e di turisti che visitano la capitale francese passano frettolosamente attraverso la stazione di Rambuteau, lungo la linea 11 della metropolitana e a due passi dal Centro Pompidou, senza rendersi conto di essere usati come mini-centrali energetiche. Gli ingegneri assoldati da Paris Habitat, infatti, hanno trovato un sistema ingegnoso e sperimentale per riscaldare diciassette case popolari che si trovano proprio al di sopra della stazione. In pratica viene captato il calore umano dei passeggeri di Rambuteau (oltre che quello dei treni) e poi convogliato sotto i pavimenti delle case. Può sembrare un modo strano per risparmiare sulla bolletta, ma funziona davvero. Non solo: molti esperti ritengono che proprio il corpo umano stia diventando l’ ultima frontiera delle energie rinnovabili.

Si calcola che tutti noi emettiamo circa 100 watt di surplus di calore. Negli ambienti piccoli e sovraffollati il calore sale rapidamente, come sappiamo anche dall’ esperienza empirica, ma per lo più si disperde nell’ atmosfera. Ora invece la scienza si appresta a sfruttarlo né più né meno come le altre fonti energetiche alternative. Negli ultimi anni le energie rinnovabili, aiutate da contributi pubblici e da orientamenti politici molto più sensibili alle problematiche ambientali, hanno fatto passi da gigante. In Islanda il fabbisogno energetico viene coperto al 95 per cento dalle centrali geotermiche che sfruttano il calore proveniente dal centro della terra per accendere le lampadine e riscaldare case (e serre). In mezzo alle acque del basso mar Tirreno, sopra al vulcano Marsili (un gigante sottomarino di 70 chilometri di lunghezza, 30 di larghezza e 3.000 metri di altezza), nascerà la prima centrale termica sottomarina del mondo, capace di alimentare una città di 700 mila abitanti. Inoltre lo sfruttamento dell’ energia eolica e di quella solare continua a crescere a ritmi veloci, come testimoniato dalle distese di pannelli solari in Toscana o Sicilia e dalle immense pale lungo le coste del

New England. Ma come fare dove mancano i vulcani, il sole o il vento? E soprattutto come produrre energie nei centri metropolitani? La risposta degli esperti è, da un lato, l’ uso delle falde sotterranee per stabilizzare, attraverso pompe di calore, la temperatura degli edifici delle città, ovvero dei tetti delle case per installare dei pannelli solari, dall’ altro con il calore emesso dal corpo umano. Così, ad esempio, il più grande tempio del consumismo al mondo, il Mall of America, uno shopping center di 400mila metri quadri nel Minnesota, viene protetto dal freddo glaciale attraverso un sistema articolato cui contribuiscono, oltre ai metodi tradizionali, anche i raggi di sole che penetrano dai tetti trasparenti e il calore dei clienti. Uno dei migliori esempi di sfruttamento dell’ energia umana è quello della stazione centrale ferroviaria d

i Stoccolma, in Svezia, dove transitano ogni giorno 250mila passeggeri. Il sistema di ventilazione dello snodo ferroviario “cattura” il calore delle persone e

lo utilizza per riscaldare l’ acqua contenuta in grandi serbatoi sotterranei. Da lì l’ acqua calda viene pompata verso il Kungsbrouset, un edificio di 13 piani adibito a uffici, che è ad appena 100 metri dalla stazione e che riesce, grazie all’ apporto dei 100 watt di calore di ogni passeggero, a ridurre del 25 per cento la sua bolletta energe

tica. Ovviamente la stazione di Stoccolma, i cui lavori di ristrutturazione, costati 100 milioni di euro, sono stati gestiti dalla stessa società che possiede il Kungsbrouset, utilizza anche altri sistemi per ridurre i consumi energetici. Le finestre, ad esempio, sono angolate in modo tale da permettere alla luce del sole di entrare, pur respingendo il caldo durante l’ estate. Nei mesi più afosi la stazione viene raffreddata con le acque di un lago non distante. E un network di fibre ottiche trasmette i raggi dal soffitto nei posti che hanno bisogno di luce. Ma la vera novità è proprio l’ energia rinnovabile prodotta dal corpo e la stazione a calore umano – assicurano gli ingegneri svedesi – diventerà un modello diffuso in tutto il mondo.

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Ripensare il paradigma energetico

di Mario Agostinelli – Il Fatto Quotidiano

 

I commenti che arricchiscono questo blog anche sotto il profilo critico, partono spesso dalla constatazione dell’affidabilità nei sistemi energetici progettati e utilizzati nel passato e sembrano diffidare dell’innovazione radicale richiesta per affrontare la questione climatica e rispondere all’esaurimento dei fossili. A poco vale scoprire nuovi giacimenti in fondo all’oceano o tra i ghiacci polari in scioglimento o ricorrere a tecnologie – come quella dello “shale gas” – che richiederanno sempre maggiore energia primaria man mano che si esauriscono le riserve di accesso più immediato ed enormi infrastrutture di trasporto si mangeranno parte del contenuto energetico prelevato. Il ritorno energetico sull’investimento energetico (Eroei) per questi sistemi sarà sempre più compromesso, si accelererà l’esaurimento dei fossili tradizionali impiegati nel ciclo, sarà innalzata irreversibilmente la temperatura del pianeta con nuove emissioni di CO2. Inoltre, sarà inevitabile cercare di ridurre le esposizioni finanziarie di investimenti così massicci e rischiosi ricorrendo a polizze assicurative, prodotti derivati e altri artifici monetari, che giocando prevalentemente sull’economia virtuale, faranno pagare il conto finale ancora una volta ai contribuenti.

Perché allora non assumere strategicamente e definitivamente un cambio del paradigma energetico, sfruttando sempre di più l’energia diretta e diffusa che proviene dal mondo naturale, anziché quella foriera di grandi rischi, accumulata in milioni di anni di lavoro della fonte solare e immagazzinata nelle parti sempre meno raggiungibili del nostro pianeta? Ma quella che questo blog prova a suggerire e indagare non sembra la strada intrapresa dai leader mondiali nei loro incontri fallimentari. Eppure ormai il mondo scientifico, le comunità locali, l’opinione pubblica indicano una pluralità di esperienze e soluzioni nuove. Questi soggetti, in sostanza, abbandonano il dogma quantitativo e confutano l’idea che un organismo cui è impedito di crescere senza fine, diventi invalido. La sfida del meglio invece del più è considerevole ed è ad essa che si rivolge una estesa convergenza  di esperienze e di programmi che privilegia con convinzione e fiducia le rinnovabili, il risparmio, la riduzione delle emissioni climalteranti. A questo fine si prodigano ingegneri, scienziati, industriali, economisti, politici, filosofi e psicologi. Le resistenze, occorre dirlo, sono molto potenti e radicate. Perciò si tratta di affrontare il problema non solo con l’intelligenza, ma con saggezza ed è questa che forse oggi manca a gran parte dei politici che ci governano.

“È richiesto un altro modo di ragionare, non solo un cambiamento del paradigma tecnico-economico e occorrono azioni esemplari che si stampino nell’immaginario”. Così insegnava Joachim Gretz,recentemente scomparso, responsabile della ricerca sull’idrogeno nel Centro di Ricerca della UE a Ispra. A lui, mi piace ricordarlo, fu richiesto due anni fa un esempio dimostrativo per EXPO 2015. Stilò così un progetto per trasformare con poca spesa l’alimentazione dei vecchi piroscafi a ruota Patria e Piemonte dei Laghi di Como e Maggiore da gasolio ad idrogeno. Idrogeno che, almeno per i viaggi inaugurali, sarebbe stato accumulato nei serbatoi dopo essere stato prodotto per idrolisi con l’elettricità fornita da pannelli solari posti a copertura degli imbarcaderi di approdo.

Avremmo visto così scivolare silenziosi e senza emissioni inquinanti i fumosi “vapori” delle gite dei nostri nonni… Inutile dire che una dimostrazione suggestiva – oltre che attraente anche dal punto di vista turistico – dell’avanguardia tecnologica nel campo delle energie pulite, non è stata nemmeno presa in considerazione.

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Energia partecipativa: il movimento cooperativo in Germania

Le rinnovabili non fanno bene solo perché riducono le emissioni ma anche perché democraticizzano la produzione di energia. Lo mostra bene quel che sta accadendo in Germania dove, attraverso la partecipazione a cooperative spesso locali, 80mila tedeschi riescono a soddisfare il loro fabbisogno elettrico con energia pulita autoprodotta.

Non fa bene solo perché è pulita ma anche perché è distribuita e democratica. L’energia da fonti rinnovabili non è una rivoluzione solo perché riduce le emissioni di gas serra, ci evita le esternalità negative delle fossili e migliora la sicurezza energetica, ma anche perché permette di passare da un sistema energetico centralizzato, basato su grandi impianti concentrati nelle mani di grossi gruppi industriali come le centrali termoelettriche o nucleari, a uno in cui la produzione di energia è distribuita in impianti più piccoli, è più vicina ai punti di consumo e può essere gestita direttamente dai cittadini, sia in caso realizzino un impianto fotovoltaico sul tetto sia quando si riuniscano in cooperative comunitarie.

Un caso esemplare è quello di Prato allo Stelvio in Val Venosta dove gli abitanti, riuniti in una cooperativa, producono con un mix articolato di fonti rinnovabili più dell’intero fabbisogno energetico sia elettrico che termico e riescono a pagare così il 30-35% in meno sulla bolletta elettrica e il 50% in meno sul riscaldamento. Altra positiva esperienza italiana è Retenergie, cooperativa ad azionariato popolare che ha già realizzato oltre un centinaio di impianti.

Numeri confortanti sul fenomeno delle cooperative energetiche arrivano anche dalla Germania: sono 80mila i tedeschi che partecipano a cooperative per la produzione di energia pulita, dice uno studio redatto da Deutsche Genossenschafts- und Raiffeisenverband e.V. (DGRV), assieme a BSW-Solar, l’associazione tedesca del solare e all’Agenzia per l’energia rinnovabile (Agentur für erneuerbare Energien – AEE). Ottantamila cittadini i cui consumi elettrici domestici sono totalmente coperti dall’energia pulita prodotta dalle cooperative di cui sono soci.

Nel Paese, per molti aspetti un passo avanti a noi nella transizione all’energia pulita e democratica, negli ultimi anni sono state fondate oltre 500 cooperative che installano impianti a fonti rinnovabili con investimenti per circa 800 milioni di euro. Cooperative spesso a livello locale e basate su un azionariato popolare: nei due terzi dei casi la quota minima di partecipazione è sotto ai 500 euro e a volte anche sotto ai 100.

Tra le rinnovabili preferite c’è il fotovoltaico, sul quale investono circa il 90% delle cooperative tedesche, piuttosto attive anche nel campo delle biomassee. Gli impianti non sempre sono di piccole dimensioni: il 16 agosto è stato allacciato alla rete il Bosbüll Solar Project, un parco FV da 9,7 MW realizzato con investimenti di 75 residenti locali a partire dai 1.000 euro di contributo. E assieme alle cooperative nascono nuovi strumenti per il crowdfounding: per esempio il portale berlinese Crowd Energy, che nasce per mettere assieme progettisti, proprietari di tetti e terreni e investitori, fornendo anche assistenza burocratica e legale per realizzare progetti rigorosamente comunitari.

Le cooperative e i progetti comunitari “rappresentano la democratizzazione dell’energia  n Germania”, sottolinea Carsten Körnig, CEO dell’associazione tedesca per il solare. Ma, oltre a rendere possibile la produzione di energia pulita anche per coloro che non hanno un tetto proprio, le cooperative svolgono anche un ruolo di formazione culturale. Come si scopre dallo studio, infatti, a spingere i soci non sono tanto le motivazioni economiche: la ricerca mostra che nella lista delle priorità di questi 80mila tedeschi prima del profitto vengono la difesa dell’ambiente, la diffusione delle rinnovabili e la creazione di valore a livello locale.

“Le cooperative energetiche stanno diventando una forza trainante nella transizione energetica. Offrono ai cittadini la possibilità di partecipare alla trasformazione del sistema energetico a livello locale e così aumentano la disponibilità ad accettare progetti energetici in quelle aree”, commenta Eckhard Ott, presidente di DGRV.

“La partecipazione dei cittadini aiuta a creare quelle competenze di cui c’è urgente bisogno per la trasformazione del sistema energetico su larga scala. Perché le persone impegnate nell’espansione delle rinnovabili a livello locale si dimostrano poi disponibili ad assumersi anche altre responsabilità, per esempio riguardo a quanto serve tecnicamente per la trasformazione del sistema energetico su scala più ampia”, aggiunge Philipp Vohrer, direttore esecutivo dell’AEE.

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