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Clima, guerre e migrazioni. Ecco il 2 giugno

dal Blog di Mario Agostinelli

logo-il fatto quotidiano 2015Abdul Aziz, 35 anni, è trascinatore di risciò a Dacca, capitale del Bangladesh. Ha perso tutti i suoi averi per le inondazioni del fiume Meghna. Aziz aveva una bella casa e una grande quantità di terra arabile. L’erosione del fiume gli ha strappato tutto il terreno coltivabile ed è stato costretto a rifugiarsi in una baraccopoli senza servizi e scuole e l’intera sua famiglia non ha di che sostentarsi. Secondo gli scienziati il Bangladesh è uno dei paesi al mondo più vulnerabili ai cambiamenti climatici e all’aumento del livello del mare, che ha già costretto milioni di persone a lasciare villaggi semi sommersi.

Il ciclone Sidr, nel novembre 2007, ha innescato un’ondata di marea alta cinque metri nella fascia costiera e si è portato via 3.500 morti, provocando due milioni di sfollati. Nel maggio 2007, un altro devastante ciclone, Aila, ha colpito la costa uccidendo 193 persone e lasciando un milione di senzatetto. Quasi tutti i migranti non tornano più ai loro luoghi di origine. Da 50.000 a 200.000 persone, ogni anno, lasciano le loro terre là dove sfociano Gange, Brahmaputra e Meghna, con la previsione che, se il livello del mare aumentasse di un metro, come previsto entro il 2060, circa 20 milioni si sposteranno per sempre.

La questione è stata sollevata al vertice mondiale umanitario a Istanbul il 23-24 maggio. Oggi, a seguito delle previsioni realistiche di cambiamento climatico, sono valutati in 130 milioni le persone più vulnerabili in disperato bisogno di assistenza nel mondo, che si aggiungono ai 50 milioni già fuoriusciti fino ad oggi. Il Vertice di Istanbul è il frutto di un lungo processo di consultazione durato tre anni, che ha coinvolto oltre 23.000 soggetti interessati ed ha registrato la presenza di 9.000 partecipanti provenienti da 173 paesi. A dispetto di tutto ciò, i massimi leader dei sette paesi più industrializzati (G7), e dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sono stati tutti a casa: tra questi solo Angela Merkel, dimostrando maggior lungimiranza, è intervenuta. Il nostro premier Renzi si strizzava la cravatta altrove, in una delle sue incessanti conferenze stampa in giro per il mondo dove, a prescindere dall’argomento di partenza, finisce irrimediabilmente per incrociare i guantoni con la minoranza del Pd e tutti quelli che non capiscono che il futuro cambia… se si vota Sì al referendum!

Nonostante il silenzio dei nostri media (ne ha giusto parlato il Papa da piazza San Pietro) il vertice è riuscito a inviare un campanello d’allarme senza precedenti della sofferenza umana: purtroppo non ha raggiunto l’obiettivo di attrarre i fondi massicci necessari per alleviare il dramma umanitario, in quanto nessuno dei leader assenti ha battuto un colpo. Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha espresso forte “delusione”, visto che “le risorse necessarie per salvare la vita di decine di milioni di esseri umani rappresentano solo l’1% della spesa militare mondiale totale. Il vertice ha portato alla ribalta dell’attenzione globale la portata delle modifiche richieste, se vogliamo affrontare la grandezza delle sfide davanti a noi. I partecipanti hanno reso enfaticamente chiaro che l’assistenza umanitaria da sola non può né affrontare adeguatamente né ridurre le esigenze di oltre 130 milioni di persone tra le più vulnerabili del mondo”.

Un nuovo e coerente approccio si basa sulle cause profonde, mantenendo le promesse della Cop 21 di Parigi già dimenticate, aumentando la diplomazia politica per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti, e compiendo ogni sforzo di costruzione della pace. L’azione umanitaria non può essere un sostituto dell’azione politica, dato che in realtà, la maggior parte dei flussi di rifugiati del mondo riguardano o “rifugiati climatici” – coloro che fuggono la morte causata da siccità senza precedenti, inondazioni e altri disastri in gran parte causati dai consumi energetici dei paesi più industrializzati – o sono risultati diretti di guerre in cui i paesi del G7 e gli stati permanenti del Consiglio di sicurezza, tranne la Cina, sono coinvolti.

Jan Egelend, che dirige il Norwegian Refugee Council ed è anche il Consigliere speciale di Staffan de Mistura, l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, ha detto che la comunità internazionale ha bisogno di una “lista nera” di qualsiasi gruppo o qualsiasi governo che contribuisce all’allargarsi delle guerre fornendo armi, bombe, velivoli. Dopo aver firmato di corsa a New York l’accordo sul clima senza nemmeno un impegno quantitativamente verificato in un dibattito parlamentare, dopo aver partecipato “per motivi umanitari” ad ogni spedizione militare che si fosse delineata all’orizzonte ed aver registrato che nulla ha gettato discredito sull’Europa più del comportamento erratico dei governi nazionali e dell’Ue di fronte al massiccio flusso di immigrati disperati, non sarebbe il caso di uscire dalla retorica e dedicare ai rifugiati e alle ragioni profonde e tragiche delle morti in mare l’articolo 11 della Costituzione – quello sul diritto alla pace – proprio mentre il 2 Giugno si osserva lo sfilare degli eserciti ai Fori Imperiali?
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La narrazione ambientale deve cambiare passo

a cura di Andrea Fontana

Intervista al professor Paolo Pileri del Politecnico di Milano, editorialista per Altreconomia, Avvenire e Stampa.
“Bisogna uscire da un dialogo tra addetti ai lavori e abbandonare i toni catastrofisti. Con ambiente e sostenibilità si lavora, si fa società, si cresce, si mitigano le disuguaglianze e si migliora”.

L’autore del libro Cosa c’è sotto sostiene che la narrazione ambientale debba cambiare passo, acquistare ritmo e lanciare proposte. Un compito non facile anche alla luce del modesto interesse suscitato dall’enciclica di papa Francesco, Laudato sì che non è stata discussa neppure nelle scuole cattoliche. A guidarci devono essere la cultura e “l’onestà del dubbio”.

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Laudato Sì, Trivelle No

UN E-BOOK DA SCARICARE GRATUITAMENTE PER IL REFERENDUM E OLTRE

laudato cover

Per cogliere l’occasione del referendum, occorre, oltre che recarsi a votare, andarci consapevoli della posta in gioco. Con questa intenzione è stato prodotto un e-book curato da Angelo Consoli e arricchito da contributi di molteplici esperienze e raccolti da più siti, oltre che da riflessioni che rappresentano culture non più ancorate al mondo dei fossili. Opera di notevole valore scientifico e culturale, che illustra una economia solare, sostenibile, digitale e circolare che già è in campo e che necessita solo di essere conosciuta e divulgata, si presenta di facile e stimolante lettura, con una riconoscibile finalità propositiva.

Si tratta di dare un punto di riferimento e sinergia  alla variegata galassia del mondo della sostenibilità,  che comprende non solo i Comitati NO TRIV e le organizzazioni ambientaliste (che non sono sufficienti a fare massa critica per arrivare al quorum), ma anche le comunità dell’energia e il mondo delle rinnovabili, banche del riuso, Gruppi di Acquisto Solidale e filiera corta in agricoltura, mobilità sostenibile, sharing economy  e economia collaborativa, consumatori consapevoli, imprese sociali ed etiche, giuristi ambientalisti. Produzioni tipiche, stampa3D, sistemi di accumulo a idrogeno, Smart grid e sensoristica, economia digitale,monete parallele, banche del tempo, mondo dell’open source e del free software, “prosumer” , gruppi e movimenti femminili e per l’eguaglianza  di genere, medici per l’ambiente, l’internet delle cose e tutto il mondo del modello economico distribuito.

Si tratta di presentare l’esistenza non solo potenziale ma anche attuale di un modello energetico alternativo ad alta intensità occupazionale in sostituzione dell’ormai superato modello fossile che invece il governo vuole portare avanti.

Questo e-book è stato messo a disposizione di tutti secondo la formula del creative Commons, (e per questo va apprezzato il coraggio visionario della Editrice Aracne) e vale la pena che venga diffuso, discusso, confutato se occorre e arricchito.

Ecco la versione definitiva scaricabile gratuitamente di “Laudato SI Trivelle NO – Manuale di Sopravvivenza per italiani che non vogliono morire fossili” qui

Clicca qui per la versione integrale 50mb

Clicca qui per la versione riassuntiva 1.83mb

Clicca qui per la Copertina 513kb

Tra i molti contributi:  Jeremy Rifkin; Livio de Santoli; Piero Lacorazza; Enzo Di Salvatore; Andrea Bo, Virginio Colmegna, Mario Agostinelli, Luca Pardi, Angelo Consoli, Rosario Trafiletti, Rosalba Giugni, Yvan Sagnet, Nicola Conenna.

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Documenti del convegno “Laudato si’ e Cop21”

Giovedì 3 Marzo si è tenuto a Milano il Convegno:
“Laudato si’ e Cop21: tra il dire e il…decarbonizzare”.  Un bilancio dopo il messaggio dell’Enciclica e le conclusioni della conferenza di Parigi.

Ecco alcuni dei documenti presentati al Convegno e consultabili:

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Il solare di New York e i “manager” di Milano

dal Blog di Mario Agostinelli

logo-il fatto quotidiano 2015Dopo la Cop 21 di Parigi si stanno aprendo partite sostanziose per un radicale cambiamento del sistema energetico, a partire dalla riorganizzazione delle città, punte d’iceberg e spesso parafulmini degli imminenti rovesci climatici. Per questo Obama si è incontrato con Cuomo, il governatore di New York, e si è recato a Las Vegas a lanciare il suo programma solare che contempla ben 1 miliardo di dollari di garanzia pubblica sui prestiti disponibili per pannelli e impianti sui tetti residenziali. Emerge con nettezza, anche se contrastata dalle grandi lobby fossili, una concezione del futuro e un ordine di priorità, che denotano negli amministratori più accorti una visione dinamica mentre, tra i più indolenti, risalta l’appiattimento sulla routine quotidiana. Prendiamo il caso eccellente di New York e quello più fiacco del famoso “sistema Milano” anestetizzato e appagato dal buon esito della vetrina Expo 2015.

Cuomo, governatore dello stato di New York, si trova in questo frangente di fronte alla chiusura, prevista dalla Agenzia Usa per l’Ambiente, di due centrali nucleari. Una assai vicina alla città di New York, l’altra sul lago Ontario: vetuste e pericolose. Nonostante le pressioni dei colossi elettrici, da buon amministratore il governatore italo-americano non si cruccia per rimediare compensazioni a vantaggio delle corporation in dismissione, ma prospetta, in sostituzione all’atomo, una radicale riduzione di emissioni di Co2 (a cui è soggetto anche il ciclo nucleare!). A tal fine prescrive a tutti gli amministratori e alle municipalizzate del territorio vincoli invalicabili e incentivi allettanti affinché entro il 2030 la metà di tutta la potenza installata e destinata a soddisfare il consumo dei newyorkesi venga generata da fonti rinnovabili. Ne parla con piacevole sorpresa Patrick McGeehan, un noto commentatore del New York Times, sotto il titolo un po’ enfatico “Diventa pulita l’energia della metropoli più grande e cosmopolita d’America”.

Per raggiungere questo obiettivo ambizioso, la giunta di Cuomo ha istituito una “Commissione di servizio pubblico”, che programma interventi e emana direttive per le aziende elettriche che operano nello stato con il compito di verificare che riducano del 40% le emissioni di Co2 con il ricorso a fonti rinnovabili. Il rilancio di idro, solare ed eolico è in linea con gli auspici di decarbonizzazione di Cop21 e tiene conto della raggiunta parità o addirittura del vantaggio di costo del kw ora prodotto da queste fonti rispetto a fossili e nucleare.

Un portavoce dei proprietari delle centrali di potenza attualmente in funzione, citato da McGeehan, ha affermato di voler continuare a sostenere il mandato di Cuomo solo “se non interferisce troppo con il mercato dell’elettricità, dato che quello che i privati stanno cercando di raggiungere è un approccio basato sul mercato per risolvere i problemi del cambiamento climatico”. “L’impegno del Governatore Cuomo per l’espansione delle energie rinnovabili e per trasformare il panorama energetico nello stato di New York riflette la sua leadership di lunga data nel tentativo di risolvere la crisi climatica”, ha affermato invece Al Gore in un suo comunicato. Aggiungendo: “Abbiamo mandato un uomo sulla luna, possiamo certo arrivare al 50% di energia rinnovabile”.

Vi immaginate, in ruoli capovolti, i due manager Sala e Parisi – in lizza per la carica di sindaco di Milano  il ministro Guidi  ansiosa di insabbiare il referendum NO-TRIV – e, ancora, Renzi  euforico per la scoperta del gas Eni in Egitto, ma insensibile al declino del fotovoltaico nel nostro Paese?

Purtroppo, mentre New York prova a interpretare il ruolo di metropoli del futuro, nella campagna elettorale di Milano ancora non si è cominciato affatto a parlare di clima, inquinamento, combustioni e a riconsiderare il ruolo pubblico di A2A, ormai avviata ad una tacita privatizzazione e prigioniera di una politica industriale centrata sul gas (teleriscaldamento vs. edifici passivi) e gli inceneritori (combustione di rifiuti vs. raccolta differenziata). Non avremmo forse bisogno anche noi di sindaci che riabilitano le municipalizzate in quanto servizi pubblici ai cittadini e che ne orientano le politiche in funzione del clima e della salute? Certo non basta esser stati manager per sottrarsi alle tentazioni della finanza e alle pressioni lobbistiche quando si diventa amministratori. In particolare, in una fase come l’attuale in cui i cittadini hanno bisogno di sentirsi rappresentati nei conflitti che il potere economico lancia contro i loro diritti.

Sia di monito la vicenda americana sopra riferita: proprio sull’ambiente si misura spesso lo scontro tra bene comune e interessi privati. Battere l’arroganza richiede l’assenza di compromissione. Ne sa qualcosa perfino Obama che si è visto impugnare presso la Corte Suprema il piano di risparmio energetico varato dall’Epa e da lui sostenuto. Per ironia della sorte il ricorso contro il piano era stato presentato dalla lobby del carbone che si fa chiamare “Coalizione americana per il carbone pulito”. Nomen omen! Ovvero il lupo travestito da agnello…

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