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Vota la compagnia Vale, peggior multinazionale al mondo

La Vale, impresa mineraria brasiliana presente in 38 paesi e considerata oggi la maggior corporation di estrazione minerale del mondo, è una delle sei finaliste del premio “Public Eye Award”, che ogni anno elegge la peggior impresa del Pianeta attraverso il voto popolare e annuncia la vincitrice durante il Forum Economico Mondiale di Davos, in Svizzera. È la prima volta che un’impresa brasiliana concorre al premio.

Entra nel sito www.publiceye.ch e vota Vale!

L’indicazione di quest’impresa per il Public Eye Award 2012 è stata fatta dal “International Network of People Affected by Vale”, tramite la rete brasiliana “Justiça nos Trilhos” e in collaborazione con le ONG internazionali Amazon Watch e International Rivers. Alla base di questa ‘nomination’ ci sono innumerevoli impatti ambientali, sociali e nel mondo del lavoro causati negli ultimi dieci anni dalle attivitá di questa multinazionale, in Brasile e nel mondo.

L’entrata dell’impresa, in 2010, nel Consorzio ‘Norte Energia’, responsabile per la costruzione dell’idroelettrica Belo Monte nel fiume Xingu, in Pará (nord del Brasile), è stato considerato dagli organizzatori del premio (Greenpeace Suíça e Dichiarazione di Berna) il fattore determinante per l’inclusione di Vale nella lista delle sei finaliste al Public Eye di quest’anno.

Vale possiede il 9% delle azioni del Consorzio, che sloggerá circa 40mila persone dalle loro terre, colpendo direttamente o indirettamente 14 comunitá indigene del Médio Xingu, allagando 668 Km2 e seccando 100 Km di fiume della Volta Grande do Xingu.

La votazione del Public Eye Award 2012 continuerá fino al 26 gennaio.

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23 gennaio: presentazione libro “Cercare il Sole” a Firenze

Presentazione del libro

“Cercare il Sole. Dopo Fukushima”

di Mario Agostinelli, Roberto Meregalli, Pierattilio Tronconi

Lunedì 23 gennaio, ore 16:00

Sala Affreschi – Palazzo Panciatichi – Consiglio Regionale della Toscana – via Cavour, 4 – Firenze

 

Introduce:

– Mauro Romanelli, Consigliere Regionale

Modera:

– Maurizio De Santis, Portavoce Regionale Sinistra Ecologia e Libertà Toscana

Interventi:

– Mario Agostinelli, Coautore del libro

– Alessio Gramolati, Segretario generale CGIL Toscana

– Fabio Roggiolani, Liberi Imprenditori Ecologisti

 

Media Partner: www.ecquologia.it

Segreteria organizzativa: d.braccaloni@consiglio.regione.toscana.it – via Cavour, 4 – Firenze – Tel 055/2387506 – Fax 055/2387662

Scarica la locandina (PDF, 135 Kb)

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Appello: Giù le mani dall’acqua e dalla democrazia!

FIRMA E FAI FIRMARE L’APPELLO>>>

Il 12 e 13 giugno scorsi 26 milioni di donne e uomini hanno votato per l’affermazione dell’acqua come bene comune e diritto umano universale e per la sua gestione partecipativa e senza logiche di profitto.

Le stesse persone hanno votato anche la difesa dei servizi pubblici locali dalle strategie di privatizzazione: una grande e diffusa partecipazione popolare, che si è espressa in ogni territorio, dimostrando la grande vitalità democratica di una società in movimento e la capacità di attivare un nuovo rapporto tra cittadini e Stato attraverso la politica.

Il voto ha posto il nuovo linguaggio dei beni comuni e della partecipazione democratica come base fondamentale di un possibile nuovo modello sociale capace di rispondere alle drammatiche contraddizioni di una crisi economico-finanziaria sociale ed ecologica senza precedenti.

A questa straordinaria esperienza di democrazia il precedente Governo Berlusconi ha risposto con un attacco diretto al voto referendario, riproponendo le stesse norme abrogate con l’esclusione solo formale del servizio idrico integrato.

Adesso, utilizzando come espediente la precipitazione della crisi economico-finanziaria e del debito, il Governo guidato da Mario Monti si appresta a replicare ed approfondire tale attacco attraverso un decreto quadro sulle strategie di liberalizzazione che vuole intervenire direttamente anche sull’acqua, forse addirittura in parallelo ad un analogo provvedimento a livello di Unione Europea che segua la falsariga di quanto venne proposto anni addietro con la direttiva Bolkestein. In questo modo si vuole mettere all’angolo l’espressione democratica della maggioranza assoluta del popolo italiano, schiacciare ogni voce critica rispetto alla egemonia delle leggi di mercato ed evitare che il “contagio” si estenda fuori Italia.

Noi non ci stiamo.

L’acqua non è una merce, ma un bene comune che appartiene a tutti gli esseri viventi e a nessuno in maniera esclusiva, e tanto meno può essere affidata in gestione al mercato.

I beni comuni sono l’humus del legame sociale fra le persone e non merci per la speculazione finanziaria.

Ma sorge, a questo punto, una enorme e fondamentale questione che riguarda la democrazia: nessuna “esigenza” di qualsivoglia mercato può impunemente violare l’esito di una consultazione democratica, garantita dalla Costituzione, nella quale si è espressa senza equivoci la maggioranza assoluta del popolo italiano.

Chiediamo con determinazione al Governo Monti di interrompere da subito la strada intrapresa.

Chiediamo a tutti i partiti, a tutte le forze sociali e sindacali di prendere immediata posizione per il rispetto del voto democratico del popolo italiano.

Chiediamo alle donne e agli uomini di questo paese di sottoscrivere questo appello e di prepararsi alla mobilitazione per la difesa del voto referendario.
Oggi più che mai, si scrive acqua e si legge democrazia.

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Indagine socio-economica sulle tecnologie di generazione distribuita

Carissimi,

RSE sta valutando il grado di conoscenza e l’atteggiamento che la popolazione italiana ha nei confronti delle risorse energetiche distribuite, delle tecnologie per il risparmio energetico e delle fonti energetiche rinnovabili.

Vi giro un questionario la cui compilazione richiede 10-15 minuti.

http://tinyurl.com/generazione-distribuita

Perché il questionario abbia rilevanza, è necessario raggiungere un numero importante di risposte su scala nazionale. Siete quindi incoraggiati anche a diffondere e promuovere la compilazione di questo questionario alle vostre reti sociali, ai vostri amici e parenti.

Grazie in anticipo, Giuseppe Mauri

SSE – Power System Development Dept

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Boom fotovoltaico, ma a Merano chiude la Memc

di Mario Agostinelli – Il Fatto Quotidiano online – 8 gennaio 2012

Tante chiacchiere sulla necessità di sostenere le produzioni di avanguardia e nei mercati più stimolanti; reprimende continue ai sindacati perché non accettando i licenziamenti arbitrari bloccano la ripresa; espulsione della Fiom dagli stabilimenti del supermanager Marchionne. Tutta qui la risposta delle classi dirigenti alla crisi?

Intanto a Merano la Memc, tra i maggiori produttori mondiali, ha annunciato, nell’ambito di una ristrutturazione globale delle attività societarie, la cessazione delle attività dell’unico impianto italiano di silicio per fotovoltaico. Sono a rischio 310 posti di lavoro, più un altro centinaio nell’indotto, e una produzione d’avanguardia partita da pochissimo: i nuovi reparti per il silicio policristallino, che hanno richiesto un investimento di 19 milioni di euro, sono stati inaugurati poco più di un anno fa. Gli operai hanno tenuto un’assemblea prima di Natale bloccando il traffico e risultano gli unici a preoccuparsi della continuità produttiva di un settore strategico.

Per caso, i ministri Fornero e Passera hanno provato a riflettere con i dipendenti Memc sullo scandalo per cui la più grande performance mondiale di installazione di fotovoltaico per il 2011 si è registrata in Italia (6.900 MW, che, sommati a quelli esistenti, fanno segnalare dal GSE al 29 dicembre 12.408 MW allacciati alla rete, suddivisi in 316 mila impianti!) comperando quasi tutto il materiale e le apparecchiature all’estero? Se hanno diritto di parola e decisione solo i “tecnici” e ci si proietta unicamente nel loro mondo esclusivo, mentre si zittisce la gente in carne ed ossa con il proprio vissuto, ci si abbandona solo alla “giostra dello spread”, che non lambisce nemmeno da lontano la democrazia, non suscita partecipazione e ci allontana da un quotidiano in cui prevalga la solidarietà. Questo ci ricordano le lotte in corso in molte parti del Paese.

Per la vicenda del lavoro meranese si può fare molto, avendo a cuore però le famiglie dei dipendenti prima che gli interessi della multinazionale americana. Nell’immediato, per garantirsi che gli impianti non vengano fermati, si può agire sulla leva fiscale a partire da un’aliquota Irap ridotta a favore di quelle aziende che investono in ricerca e sviluppo nel settore delle energie rinnovabili. Si può anche stabilire temporaneamente una riduzione selettiva del costo dell’energia elettrica da parte della provincia e del comune, che sono propietari al 50% delle centrali elettriche fornitrici. Oppure, consentire l’importazione dalla vicina Austria, il cui governo non carica la bolletta di oneri impropri.

Soprattutto occorre progettare il medio-lungo periodo per uscire dall’emergenza e garantire un futuro socialmente desiderabile per il territorio. Il “libero mercato” non basta, anzi, spesso fa danni irrecuperabili. E’ indispensabile che “il pubblico” (Stato, Provincia e Comuni) assumano compiti di indirizzo e di programmazione economica sul territorio, intervenendo con idee, programmi, strumenti (comprese le municipalizzate e i centri di ricerca pubblici) e finanziamenti. Le energie rinnovabili (e non solo il fotovoltaico) hanno caratteristiche di filiera tipicamente territoriale, entro cui la missione della Memc può a buona ragione essere integrata con vantaggi dovuti alla specializzazione del mercato alpino attentissimo agli aspetti ecologici e interessato all’integrazione dell’energia nel paesaggio e nella valorizzazione della salute. La riconversione ecologica di cui spesso si parla è a portata di mano e, in questo caso, nemmeno tanto complessa. Perché non provarci proprio a partire, con uno sforzo straordinario e esemplare, da un’azienda in difficoltà ma ancora solida come la Memc?

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