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Comunicato stampa congiunto

Comitato regionale lombardo “2 SÌ per l’acqua bene comune”

Comitato regionale lombardo “Vota SÌ per fermare il nucleare”

ACQUA E NUCLEARE: I SÌ CHE AIUTERANNO L’ITALIA A CRESCERE

LOMBARDIA: 1000 PIAZZE REFERENDARIE IL 5 GIUGNO

Oltre 100 associazioni nazionali e una miriade i comitati in Lombardia sostengono le campagne per i SÌ ai referendum che il 12 e 13 giugno chiameranno gli italiani al voto per il mantenimento dell’acqua pubblica e contro il ritorno dell’incubo nucleare. Un’enorme mobilitazione popolare ha aperto una contesa su questioni determinanti per il presente e il futuro del paese. Un confronto di questa portata va reso trasparente, limpido nelle sue implicazioni, così che il diritto di voto si svolga con una solida presa di coscienza e la scelta non venga inquinata da torbide manovre politiche.

Mentre il Presidente Napolitano ha rivolto un appello al mondo dell’informazione per sostenere il diritto alla partecipazione dei cittadini, il governo ha paura del voto popolare e cerca di impedire il raggiungimento del quorum: prima rifiuta di accorpare i referendum alle elezioni amministrative, poi cerca di cambiare le carte a partita iniziata, nella speranza di depotenziare lo strumento referendario e di sequestrare il diritto di voto popolare per abrogare leggi non condivise, infine impedisce l’informazione pubblica sui referendum. Si tratta di una vera e propria congiura per intaccare la democrazia, che però non ha possibilità di successo di fronte alla mobilitazione popolare.

I comitati per l’acqua pubblica e contro il nucleare portano avanti la campagna referendaria con determinazione. I referendum si faranno, tutti devono essere informati sui loro contenuti, tutti devono potersi esprimere su scelte determinanti per la vita di ognuno di noi. Chiamano perciò tutti i cittadini lombardi a mobilitarsi da subito per il raggiungimento del quorum, in tutte le forme partecipative, creative e democratiche che attraversano una storia di democrazia che ha fatto della nostra regione un punto di riferimento in ogni svolta del Paese. I due comitati lanciano una forte chiamata di responsabilità e impegno: ognuno è tenuto a compiere il proprio dovere civico e ad apporre una croce definitiva sui Sì che apriranno una nuova fase nel Paese.

Per questo saremo insieme il 5 giugno nelle piazze di tutta la Lombardia, con banchetti, gazebo, eventi, e ci mobiliteremo insieme per coinvolgere creativamente dal basso tutti i cittadini affinché abbiano coscienza che il 12-13 giugno si vota per un futuro che è loro diritto determinare.

 

Perché

si dice acqua pubblica,

si dice no al nucleare,

ma si legge democrazia!

 

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Attenti ai candidati radioattivi!

Accertati che il tuo candidato alle elezioni amministrative del 15 maggio non sia una scoria nuclearista. Chiediglielo e proponigli di dichiararsi esplicitamente e pubblicamente contro l’atomo.

Il 15 e il 16 maggio saremo chiamati alle urne per le elezioni amministrative. Abbiamo l’occasione di eliminare le scorie radioattive dai nostri territori e farci governare da chi veramente rappresenta gli interessi dei cittadini italiani dichiarando subito, senza se e senza ma, un deciso NO AL NUCLEARE!

Invitate i vostri candidati a esprimere subito la loro opinione nella pagina facebook che abbiamo costruito perchè gli italiani possano scegliere le politiche energetiche dei territori in cui vivono.

Chiedete ai vostri canditadi di dichiararsi CANDIDATO DENUCLEARIZZATO!

Segui i candidati denuclearizzati su facebook

Campagna promossa da Legambiente

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Chi non vuole il fotovoltaico e perché

A cura di Mario Agostinelli e Roberto Meregalli

È davvero straordinario quanto successo nel nostro Paese in materia di energia in questi mesi. Nessun altro Paese sarebbe stato in grado di redarre una legge per recepire una Direttiva Europea che ha il solo scopo di favorire lo sviluppo delle energie rinnovabili, bloccandone la crescita. Col Decreto del 3 marzo scorso, il ministro Romani è entrato a gamba tesa sulle società del settore in maniera brutale: su un campo di calcio sarebbe stato espulso, ma tutto è consentito dentro l’agone politico italiano ai rappresentanti delle lobbies per cui presta la sua opera il Cavaliere. Il Decreto era stato preceduto da una campagna stampa che da più di un anno si accanisce sulle energie pulite. Una propaganda che oggi si concretizza nell’allestimento puntiglioso da parte del Governo di un percorso a ostacoli nei confronti dell’espansione delle fonti naturali. A vantaggio di una stabilizzazione dell’impiego delle fonti fossili e del rilancio del nucleare.

Confindustria ha così lanciato un fuoco di sbarramento, accusando le imprese fotovoltaiche di desiderare il metodo tedesco ma con incentivi all’italiana e insinuando che volessero “nascondere l’interesse a garantirsi inaccettabili rendite sulle spalle dei cittadini e dell’industria”. Detto dallo staff della Marcegaglia, che il 21 febbraio 2011 ha inaugurato un impianto di ben 3 MW a Taranto sui suoi stabilimenti – assicurandosi così per vent’anni con il vecchio conto energia quelle che definisce ora “inaccettabili rendite” – fa una certa impressione! Anche Enel ha perorato la causa per la riduzione degli incentivi, scandalizzandosi per gli oneri in bolletta, ma ignorando deliberatamente che gli incentivi per le fonti rinnovabili pesano per meno della metà del totale degli oneri di sistema che compongono la bolletta elettrica: nel 2010 circa 2,7 miliardi alle rinnovabili su un totale di oltre 5,8 miliardi di euro, con il povero fotovoltaico a pesare per 826 milioni. Perché Confindustria ed Enel non puntano invece il dito contro un miliardo di euro di IVA che in maniera del tutto scorretta lo Stato incamera sugli oneri? Nessuno ricorda poi che ogni anno milioni di euro li paghiamo per il vecchio nucleare (285 milioni nel solo 2010: più del costo del fotovoltaico nel 2009) e che si sono versati 1,2 miliardi di euro per il noto CIP6 che, seppur in esaurimento, ancora nel 2010 incentivava gli scarti di raffinerie.

Confartigianato ha spiegato che “gli incentivi alle rinnovabili hanno fatto nascere 85.000 imprese e 150.000 posti di lavoro, a differenza di altre forme di agevolazione ben più costose che di fatto si traducono in meri sussidi senza generare né sviluppo né occupazione”. Prendiamo ad esempio i 3,3 miliardi l’anno di minor gettito nelle casse dello Stato dovute ad agevolazioni tariffarie su energia e carburanti. Di queste, 1.6 miliardi sono per il trasporto aereo, 817 milioni per l’agricoltura, 492 milioni per il trasporto marittimo. Oppure consideriamo le industrie energivore che non pagano accise sull’energia per 241 milioni di euro l’anno (e si tratta delle stesse industrie che accusano il fotovoltaico per i suoi incentivi!).

Ma c’è un ulteriore motivo per cui il fotovoltaico vede una dura opposizione, in particolare da parte del mondo dei produttori di energia elettrica (Assoelettrica): il suo effetto sul mercato elettrico, perché si comincia ad intuire che questa fonte riduce il prezzo dell’energia elettrica. Pochi italiani sanno che con la fine del monopolio statale e la trasformazione di Enel in una società per azioni, i produttori di energia si sono moltiplicati e per definire il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica è stata creata una Borsa elettrica, dove vengono scambiate quantità stabilite di energia e vengono definiti i programmi di immissione e di prelievo di elettricità della Rete di Trasmissione Nazionale, gestita da Terna. Il Gestore del Mercato Elettrico (GME) riceve le offerte, ora per ora, fino alla saturazione del fabbisogno previsto per il giorno seguente. Per ogni ora del giorno però, l’energia elettrica viene acquistata in blocco al prezzo più alto offerto in quell’ora. Ciò significa che chi ha “piazzato” 100 MWh prodotti col carbone (la fonte fossile meno costosa) riceve lo stesso prezzo (al MWh) di chi ha visto accogliere la propria offerta per una quantità pari a 10 MWh prodotta con un turbogas a costi molto superiori. Nelle ore di punta sono gli impianti più flessibili e più costosi (come i turbogas) a dover essere attivati e ad alzare i prezzi. A meno che ci sia disponibile una fonte calmierante. Ora, siccome il fotovoltaico funziona negli orari di punta ed ha un costo di produzione “marginale” (di esercizio) molto basso, entra in concorrenza con queste fonti fossili più costose, abbassando il prezzo orario e modificando così la formazione dei prezzi. Così, volumi crescenti di energia a costo marginale trascurabile (eolica e solare) spostano la curva di offerta e provocano una riduzione del prezzo di equilibrio. Francesco Meneguzzo di ASPO Italia stima che 1.000 MW di solare fotovoltaico sono in grado di far risparmiare 500 milioni di euro in bolletta, ovvero di pareggiare il relativo costo attuale di incentivazione (pari a circa 450 milioni), così demonizzato da Romani, Confindustria, Enel e compagnia. Il che significherebbe che il fotovoltaico, anche con il vecchio conto energia, si ripaga da sé e in più produce lavoro e fatturato (valutato dal Politecnico di Milano in 7,6 miliardi di euro nel 2010).

Un governo che pensa ai propri cittadini saprebbe da che parte stare. Ma è lo stesso governo che si è prefisso di far saltare il referendum contro il nucleare e di ammazzare le rinnovabili.

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Nucleare e acqua: i Sì che aiuteranno l’Italia a crescere

Nelle piazze e nelle strade della Lombardia parte la mobilitazione per i referendum del 12 e 13 giugno

Grande manifestazione antinucleare a Caorso il 21 maggio e 1000 piazze per il referendum

Sono oltre 100 le associazioni nazionali e una miriade i comitati che sostengono le campagne per i SI’ ai referendum che il 12 e 13 giugno chiameranno gli italiani al voto contro il ritorno dell’incubo nucleare e per il mantenimento dell’acqua pubblica. Ed ora, dopo l’approvazione scandalosamente tardiva del regolamento per la par condicio, parte la chiamata alla mobilitazione per portare gli elettori al voto referendario.

“Il Presidente del Consiglio ha certificato con le sue dichiarazioni quello che sapevamo da tempo: gli italiani sono in stragrande maggioranza contrari al piano nucleare del governo, lo erano prima dell’incidente in Giappone, e lo sono ancora di più ora che questo sventurato Paese ha vissuto sulla sua pelle gli effetti di scelte energetiche sconsiderate – dichiarano le associazioni del Comitato promotore lombardo ‘Vota Sì per fermare il nucleare’ -. Ma la lobby nucleare lavora slealmente per impedire che, con l’esercizio del voto, il popolo scriva la parola fine alla spregiudicata avventura nucleare, traghettando l’Italia per sempre fuori da ogni velleità nuclearista, e dando un segnale forte anche agli altri Paesi europei in cui la scelta nucleare appare sempre più declinante e incerta. La nostra è una forte chiamata di responsabilità e impegno: ci mobilitiamo in tutte le piazze per informare i cittadini, il 12-13 giugno si vota, ognuno è chiamato a compiere il proprio dovere civico, e ad apporre una croce definitiva sul Sì che abroga il piano di ritorno al nucleare voluto dal Governo”. Il Comitato promotore annuncia inoltre di avere in calendario due momenti di mobilitazione regionale: il 21 maggio a Caorso (PC), insieme ai comitati emiliani, una grande manifestazione antinucleare. E il 5 giugno, in tutta la Lombardia, banchetti e gazebo in mille piazze per informare i cittadini sul voto che li attende.

“Vogliamo che i cittadini lombardi dicano la loro su scelte fondamentali quali sono quelle sul futuro energetico e dell’approvvigionamento idrico – prosegue il Comitato -. I tre referendum sul nucleare e l’acqua pubblica rappresentano un momento di alta democrazia per condizionare in modo inequivocabile le scelte di Governo e Regioni, arginando l’ingresso di privati e speculatori nella gestione di beni fondamentali”.

Sul voto antinucleare pesa l’incognita del voto alla Camera previsto il prossimo 17 maggio, ma i comitati referendari saranno nelle piazze insieme, e fin d’ora dicono no a leggi-truffa che impediscano l’esercizio del diritto di voto e depotenzino lo strumento referendario, previsto in ogni democrazia avanzata per permettere al popolo di essere presente nelle scelte fondamentali sulla cosa pubblica.

Comitato promotore lombardo “Vota Sì per fermare il nucleare”

www.fermiamoilnucleare.it

SCARICA IL VOLANTINO PER LA MANIFESTAZIONE DI CAORSO (PDF, 340 Kb)

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Comici per l’Acqua Pubblica – a Como

Spettacolo teatrale a sostegno dei Referendum per l’acqua pubblica

Una sfilata di famosi comici in stile Zelig e Colorado Cafè. È quella che si terrà giovedì 12 maggio alle ore 21 a Como presso il Teatro Nuovo di Rebbio in via Lissi n. 9. I comici sono appunto quelli resi celebri dalle trasmissioni TV Zelig e Colorado Cafè: Gianluca De Angelis, Luca Klobas, Leonardo Manera, Cinzia Marseglia, Diego Parassole, Alberto Patrucco, Nadia Puma, Henry Zaffa.

Non si erano mai visti tanti volti noti della TV di evasione esibirsi per una causa importante come quella per la difesa dell’acqua pubblica. Infatti lo spettacolo, dal titolo “L’Acqua non si vende”, è a sostegno della campagna referendaria per l’acqua pubblica: il prossimo 12 e 13 giugno tutti gli italiani saranno chiamati a votare per 2 Referendum sull’acqua, scegliendo tra la gestione pubblica o la gestione privata. Gli organizzatori (in primis il Comitato referendario comasco) chiedono di votare 2 Sì per l’Acqua bene comune, per impedire che la gestione dell’acqua venga ceduta ai privati.

Ma lo spettacolo del 12 maggio sarà soprattutto all’insegna della comicità, della satira e del buon umore. I comici si esibiranno nelle loro più celebri performance, unendo la loro comicità ad una causa davvero importante.

COMITATO REFERENDARIO COMASCO “2 Sì per l’Acqua Bene Comune”

Per informazioni: Roberto Fumagalli, Referente regionale Lombardia Referendum Acqua – email: roberto@circoloambiente.org

SCARICA LA LOCANDINA DELLA SERATA (PDF, 221 Kb)

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