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Idrogeno verde, l’unico rimedio alla crisi idrica e climatica. Checché ne dicano le lobby e Michael Moore

Il dibattito aperto sull’introduzione accelerata e massiccia del vettore idrogeno in un futuro sistema energetico più sostenibile è incentrato in gran parte su aspetti rilevanti, ma che non tengono per ora in conto una risorsa vitale come l’acqua. Gli esperti si misurano sui costi, sulle evoluzioni tecnologiche dei sistemi di produzione e di distribuzione, sui miglioramenti di efficienza di un ciclo ad oggi ai primi passi. Gli economisti e i governi si mostrano più o meno sensibili all’interesse dei maggiori gruppi multinazionali a mantenere centralizzato e dipendente da grandi impianti l’introduzione di un sistema di accumulo innovativo su larga scala. Tutti concordano sui vantaggi che deriverebbero dal conservare e immettere in rete l’energia prodotta, aumentando l’efficienza del sistema e, soprattutto, decarbonizzando significativamente il ciclo di produzione e consumo.

L’idrogeno sembrerebbe una soluzione ideale, ma occorre tener conto che, pur essendo diffuso nell’atmosfera, lo si trova per lo più legato saldamente in molte molecole, come gli idrocarburi o l’acqua, in cui il legame chimico con l’ossigeno è talmente forte che, fino agli ultimi decenni del ‘700, il liquido più diffuso sul pianeta era considerato inscindibile nei suoi componenti.

Quasi mai si riflette sul fatto che l’idrogeno può essere prodotto in quantità importanti solo scindendo molecole molto stabili, come ad esempio il metano (CH4) o, soprattutto, l’acqua (H2O), rilasciando nel primo caso gas climalteranti e nel secondo – almeno a prima vista – soltanto ossigeno dopo aver consumato corrente elettrica.

L’acqua da sola copre il 71% della superficie terrestre e il suo volume è di circa 1,5 miliardi di chilometri cubi. Quindi il ricorso all’acqua, così drammaticamente preziosa e carente in gran parte del pianeta abitato, dati i grandi numeri di sopra e l’urgenza di trovare soluzioni al cambiamento climatico, viene persa di vista nella ridefinizione del nuovo modello energetico.

Se andate su Google per sapere quanta acqua si consuma per produrre un kg di idrogeno farete fatica a raccapezzarvi. Semplificando qui al massimo, potreste, dopo molti sforzi, arrivare a cogliere la pericolosità di produrre idrogeno direttamente da metano e vapore acqueo (idrogeno grigio), come vorrebbero i più imprudenti, dando luogo ad emissioni assai dannose oltre che a massicci consumi di acqua.

Sareste poi incuriositi dai processi di elettrolisi, per cui l’idrogeno viene ottenuto al catodo di una cella contenente acqua con il passaggio di corrente elettrica. In sé il consumo di acqua nel solo processo di idrolisi non appare eccessivo (circa 10 litri di acqua per 1 kg di idrogeno). Ma come si può trascurare quanta acqua viene consumata per produrre la corrente necessaria a scinderne la stupefacente struttura molecolare?

A questo punto, ecco comparire due altri colori dell’idrogeno: il blu, quando l’elettricità proviene da centrali a metano con sequestro di CO2, il verde, quando la corrente proviene da eolico o fotovoltaico, che funzionano senza consumo d’acqua. A parte i problemi di costi – che non trattiamo qui – come non stupirci che non ci si faccia mai carico del fatto che l’idrogeno blu, in quanto prodotto da centrali a carbone o gas fossili, richiede enormi quantità d’acqua consumate in particolare nei cicli di raffreddamento?

Ad esempio, uno dei vantaggi propagandati della futuristica economia dell’idrogeno negli Stati Uniti è che l’approvvigionamento di idrogeno, sotto forma di acqua, è virtualmente illimitato. Questa ipotesi è talmente scontata che nessuno studio importante ha considerato appieno quanta acqua avrebbe bisogno un’economia dell’idrogeno sostenibile se non si alimentasse solo con fonti rinnovabili.

Michael Webber, direttore associato presso il Center for International Energy and Environmental Policy presso l’Università del Texas ad Austin, ha recentemente colmato questa lacuna fornendo una prima analisi del fabbisogno idrico totale con dati recenti per un’economia dell’idrogeno “di transizione” negli Stati Uniti a trazione fossile. L’analisi di Webber stima che per la quantità di idrogeno prevista dal piano al 2030 si utilizzerebbero circa dai 72 ai 260 trilioni di litri di acqua all’anno come materia prima per la produzione elettrolitica e come soprattutto refrigerante per l’energia termoelettrica. Si tratta di 196-714 miliardi di litri al giorno, un aumento del 27-97% dai 737 miliardi di litri al giorno (272 trilioni di litri all’anno) utilizzati oggi dal settore termoelettrico per generare circa il 90% dell’elettricità negli Stati Uniti.

Il significato più grande di questo lavoro di ricerca di Webber, unico al mondo, è che, utilizzando l’idrogeno come vettore ma lasciando inalterato il ricorso a centrali fossili (idrogeno blu) al posto di impostare un radicale decentramento sostenuto dall’elettricità fornita dalle fonti rinnovabili, potremmo avere un impatto molto drammatico sulle risorse idriche. C’è solo l’idrogeno verde come possibile soluzione sia all’emergenza climatica che a quella idrica.

In un recentissimo articolo Nicholas Kusnetz, reso famoso come consulente e protagonista del film di Michael Moore Planet of the Humans, suggerisce a Joe Biden il terreno su cui potrebbe nascere una intesa bipartisan sul clima: la produzione di idrogeno blu con il metodo di cattura e stoccaggio della CO2! Quindi, a suo dire, un sostegno sia dei democratici che dei repubblicani alla lotta climatica troverebbe un compromesso nel destinare incentivi alla cattura di anidride carbonica da sparare nei pozzi o da iniettare nelle caverne sotterranee, cioè un sostegno alle lobby dei fossili, ovvero al mantenimento del sistema energetico responsabile primo della crisi climatica.

Questo spiega le critiche che erano venute dal mondo ambientalista all’impostazione del film di Moore, il peggiore e più ambiguo nella carriera del famoso e spesso riconosciuto regista.

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Energia rinnovabili, il Covid-19 non ne ferma la crescita. Due studi ci spiegano perché

La terribile vicenda della pandemia in corso ha scosso le fondamenta di un rapporto tra scienza, informazione e democrazia che si era andato deteriorando, fino a mostrare l’inadeguatezza del rapporto che i cittadini hanno con il consenso legittimo che questi poteri possono e devono rappresentare. I processi di conoscenza e di interpretazione della realtà quotidiana, della vita dei cittadini, si sono ormai separati dalle nozioni che gli specialisti apprendono in modo non più interdisciplinare, fino a ricorrere a metodi di indagine così oscure ed a conseguenti decisioni che sfuggono al processo di partecipazione cui ogni comunità deve avere diritto.

Questo non vale solo nel caso dell’impalpabile azione distruttiva di un virus tanto minuscolo quanto onnipresente: vale anche quando ci si deve occupare dei meccanismi del cambiamento climatico o della conservazione della natura o, come nel caso che prendo qui in esame, degli effetti sulla salute o sul lavoro della progettazione di impianti che trasformano l’energia di fonti fossili o rinnovabili che siano.

Da tempo scrivo su questo blog della vicenda della conversione della centrale a carbone di Civitavecchia. Anziché aprire una discussione per garantire una presa di coscienza della popolazione sul futuro che le spetta, precipitano sul territorio decisioni o progetti che poco hanno a che fare con la ricerca consensuale del bene comune. Data l’importanza di passaggi come questo, che segneranno la vita di generazioni, mi limito qui a fornire qualche elemento di valutazione, il più accreditato possibile.

Sono di recentissima uscita due importanti studi sulle prospettive delle rinnovabili e sul sostegno dell’idrogeno e delle batterie alla loro efficienza e diffusione: il primo proviene dalla Iea e il secondo da Irena , l’uno e l’altro prestigiosi istituti, le cui analisi non saranno certo sfuggite ai dirigenti di Enel ed Eni che progettano e gestiranno gli impianti energetici dell’alto Lazio in una prospettiva temporale di almeno 20/30 anni, quando, cioè, secondo il Parlamento Europeo le emissioni di CO2 dovranno essere azzerate.

Il contenuto di questi due complessi ed esaurienti documenti, corredati di dati e grafici da chiunque rintracciabili in rete, mostra che la crisi del Covid-19 sta danneggiando, ma non ferma, a livello globale la crescita delle energie rinnovabili. Mentre l’economia globale e la vita quotidiana sono state frenate, le tecnologie per la generazione di elettricità da fonti rinnovabili, hanno dimostrato più flessibilità e maggiore resistenza alla crisi, rispetto agli impianti alimentati da fonti fossili.

Secondo le previsioni e in netto contrasto con tutti gli altri combustibili, le energie rinnovabili utilizzate per generare elettricità cresceranno nel mondo di quasi il 7% nel 2020, “annus horribilis”. A dimostrazione di questa previsione, nell’ottobre 2020, le azioni delle società solari in tutto il mondo erano più che raddoppiate di valore dal dicembre del 2019. Spinta da Cina e Stati Uniti, la capacità rinnovabile netta installata non solo ad uso elettrico crescerà di quasi il 4% a livello globale nel 2020, raggiungendo quasi 200 GW.

Ovvero, con l’aggiunta di energia eolica e idroelettrica la crescita di capacità rinnovabile globale raggiunge un nuovo record in quest’anno tremendo, rappresentando quasi il 90% dell’aumento della capacità totale di energia in tutto il mondo, con un forte incremento nei settori industriali, ancor più che negli edifici.

L’Europa e l’India guideranno un’impennata successiva delle energie rinnovabili nel 2021, valutata attorno a + 10%. Per l’Ue, questo è principalmente il risultato di progetti eolici e solari fotovoltaici su scala industriale precedentemente venduti all’asta in Francia e Germania (non in Italia!) e la cui crescita è supportata dalle politiche degli Stati membri per raggiungere l’obiettivo del 60% di energia rinnovabile al 2030 grazie anche al Recovery Fund dell’Ue che fornisce finanziamenti e sovvenzioni a basso costo. Potremmo quindi dire che le energie rinnovabili resistono alla crisi del Covid-19 ma non alle incertezze politiche…, come nel caso italiano.

Nonostante le sfide emerse dalla crisi del coronavirus, i fondamenti dell’espansione delle energie rinnovabili non sono mutati. Il solare fotovoltaico e l’eolico-onshore sono già i modi più economici per aggiungere nuovi impianti di generazione di elettricità nella maggior parte dei paesi.

I due studi citati affermano che nei paesi in cui sono disponibili buone risorse e finanziamenti economici, gli impianti eolici e solari fotovoltaici metteranno già alla prova gli impianti a combustibili fossili esistenti, non solo i nuovi. I progetti solari infatti ora offrono l’elettricità con il costo più basso della storia. Forse è bene segnalare ad Eni ed Enel (e, ovviamente, informare i cittadini spesso ignari) di riferirsi al grafico qui riprodotto. Come si può vedere, la capacità totale installata eolica e solare fotovoltaica è destinata a superare quella del gas naturale nel 2023 e del carbone nel 2024.


Il continuo calo dei costi delle energie rinnovabili sta cambiando il panorama degli investitori e il ruolo delle politiche. Irena prevede che il costo del KWh da (rinnovabili +batterie o idrogeno) sia già inferiore nel 2027 al costo del KWh da fonte fossile. Inoltre, va ricordato che le misure di stimolo economico incentrate sull’energia pulita possono sostenere direttamente o indirettamente le energie rinnovabili e lo stoccaggio in idrogeno. Sebbene la maggior parte dei miliardi di euro siano destinati dalla Ue in pacchetti finalizzati a fornire sollievo economico a breve termine, la previsione è che circa 300 miliardi di essi siano legati al risanamento del clima.

Infine, gli stessi studi citati rilevano che per un investimento di 1 milione di euro si producono 7,49 posti di lavoro a tempo pieno nelle rinnovabili e 7,72 posti nell’efficienza, contro solo 2,65 nei fossili. Ne vogliamo parlare sul serio a Civitavecchia e nelle Regioni che stanno approvando i Piani energetici? Oppure in Parlamento, dove si deve rivedere il Pniec e tra i cittadini elettori, che sono messi sotto tutela dai tecnici di Enel ed Eni e delle grandi ex-municipalizzate? Tutti appiccicati alle scelte obsolete della combustione del gas, pagato in bolletta sotto le spoglie arcane del “capacity market” e con il contributo dei cittadini consumatori.

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CURIAMO IL PIANETA

CORSO PER INSEGNANTI CGIL FLC

Strumenti didattici per comprendere e affrontare l’attuale intreccio di crisi pandemica, ecologica e sociale

a cura di associazione Laudato si’

PRATICARE L’ECOLOGIA INTEGRALE

Con l’enciclica Laudato si’ sulla cura della “casa comune”, papa Francesco ha chiesto agli abitanti della Terra, credenti e non credenti, di fermarsi a riflettere sull’evidenza che l’umanità sta creando le condizioni per la propria estinzione.  Siamo ospiti e non padroni del mondo che abitiamo e non è più possibile separare la salute degli uomini da quella degli animali e dell’ambiente, così come non è più possibile assentire alle enormi ingiustizie che vedono 27 persone possedere la stessa ricchezza della metà più povera degli abitanti della Terra. L’enciclica, non diversamente dai movimenti dei giovani che in ogni continente chiedono il diritto al futuro, indica la necessità di una presa di coscienza e l’assunzione di comportamenti individuali e collettivi che affrontino l’imminenza del “punto di non ritorno” indicato dagli scienziati, quando il riscaldamento climatico produrrà conseguenze irreversibili. A esserne maggiormente colpiti saranno i territori fragili, e le prime vittime saranno gli esseri umani più poveri ed esposti: quelli che papa Francesco chiama gli “scarti” di una cultura e di un sistema economico che ha fatto del profitto e della sopraffazione il proprio nucleo normativo.

OBIETTIVI

L’associazione Laudato si’ ha tratto dall’enciclica Laudato si’ indicazioni che investono i comportamenti individuali e collettivi di ciascuno, ponendo l’educazione e la formazione al centro di un processo di resistenza culturale che deve iniziare dalla scuola. È essenziale che studenti e studentesse possano essere accompagnati a cogliere in uno stesso orizzonte fenomeni apparentemente distanti e poco comprensibili, che tuttavia hanno un peso enorme sulle nostre esistenze.

In particolare vogliamo favorire:

  • la conoscenza scientifica dei fenomeni del riscaldamento climatico e della depredazione ambientale
  • l’analisi di un sistema economico che produce “scarti” umani e materiali, povertà e migrazione forzata
  • la riflessione su una cultura antropocentrica che vede l’uomo come destinatario delle risorse del pianeta e riduce il vivente a “cosa” utilizzabile ed eliminabile, e che crede di poter piegare le forze della natura al suo servizio: dal nucleare alle armi chimiche e batteriologiche
  • la percezione del livello di ineguaglianza che si esprime nelle povertà e nel mancato o ridotto accesso alle cure, a una sana alimentazione, all’abitazione e all’istruzione
  • la competenza per produrre cambiamenti che riguardino tanto gli stili di vita individuali quanto l’orizzonte globale indicato dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile 2030, a cominciare dalle città e dai territori in cui si vive
  • l’elaborazione di un diritto al lavoro finalizzato alla realizzazione individuale e alla sostenibilità economica e ambientale, che veda come prioritaria la cura dei singoli, della collettività e degli ecosistemi
  • la coscienza delle diseguaglianze di genere e delle discriminazioni sessuate
  • la volontà di recuperare un rapporto con il mondo animale, la natura, la bellezza e l’armonia del creato, senza il quale gli esseri umani sprofondano nell’alienazione
  • la coscienza dei limiti, dei pericoli e delle grandi possibilità connesse alla  tecnologica e al mondo digitale, assieme all’analisi della tecnosfera e degli sviluppi in positivo della cittadinanza digitale

STRUTTURA DEL CORSO

La nostra proposta formativa si basa sul volume Niente di questo mondo ci risulta indifferente, pubblicato nel maggio 2020, risultato di un serrato confronto durato più di due anni tra un centinaio di attivisti, associazioni, studiosi ed esperti, che si sono resi disponibili ad attività di supporto didattico per introdurre l’ecologia integrale nelle scuole.

I corsi saranno strutturati in 6 o più lezioni della durata complessiva di 60’, divise in 45’ di esposizione da parte di due relatori, in presenza o in remoto, così da assicurare una diversa prospettiva sul medesimo argomento, e 15’ di confronto e dialogo finale con i partecipanti.

Durante ciascuna lezione verranno mostrati powerpoint e brevi video, slide con dati e documenti, quadri normativi europei e internazionali relativi agli specifici argomenti trattati, sitografie e bibliografie per approfondimenti.

Prima di ciascuna lezione verrà distribuito materiale preparatorio.

Al termine delle singole lezioni e al termine del corso verranno distribuiti strumenti didattici per facilitare la continuazione del lavoro con gli studenti.

TRACCE PER LE LEZIONI

  1. Clima
  2. Sintomi e cause del riscaldamento globale
  3. Spiegazione e interconnessione dei fenomeni climatici che contrassegnano la crisi in atto: desertificazioni, siccità, incendi, inondazioni, innalzamento dei mari, uragani, eventi meteorologici estremi, scioglimento dei ghiacciai, rottura del permafrost e conseguente fuoriuscita di metano e agenti patogeni sconosciuti, invasioni epocali di insetti.
  4. Motivi e pericoli del negazionismo climatico.
  5. Funzione del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’ONU e della Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
  6. Analisi delle richieste e degli allarmi lanciati dagli scienziati e dal movimento globale  Fridays For Future.
  7. Cosa fare: fonti rinnovabili, decarbonizzazione, transizione energetica. Ripensare la mobilità. Salvare le grandi foreste pluviali
  • Migrazioni ambientali
  • Depredazione ambientale: land grabbing e water grabbing
  • Estrattivismo e minerali dei conflitti
  • Da cosa fuggono i migranti? Chi è un profugo?
  • Relazione tra crisi climatica, guerre e migrazioni di massa
  • Quadro giuridico internazionale e Convenzioni
  • Libia, Mediterraneo, accoglienza in Italia e in Europa
  • Percezione e realtà del fenomeno migratorio
  • Scarti e povertà
  • Resti della produzione industriale e discariche tossiche
  • Resti del nostro consumo e inquinamento dei mari
  • L’Antropocene come era geologica segnata dai nostri rifiuti
  • Lo scarto come paradigma delle diseguaglianze: continenti scartati e periferie
  • Scarti umani: poveri, emarginati, reclusi
  • Il lavoro schiavo
  • Destinazione universale dei beni della Terra
  • Le categorie dello scarto durante la pandemia di Covid-19: anziani, RSA, protocolli di accesso alla terapia intensiva, “pulizia etnica” dei popoli nativi
  • Giustizia sociale e giustizia ambientale sono due facce della stessa medaglia
  • Virtuale e artificiale
  • L’era digitale
  • La disinformazione cibernetica
  • La guerra per il controllo dei Big Data
  • Il riconoscimento facciale e il Grande Fratello
  • Amazon e il mondo a domicilio
  • Fake news e realtà aumentata
  • Sovranità digitale, democrazia partecipativa e Smart city
  • Guerra e nucleare
  • Il rischio di una corsa al riarmo nucleare
  • Gli ordigni atomici sul suolo europeo
  • Ghedi, Aviano e Sigonella: depositi nucleari Nato
  • Contiguità tra nucleare militare e nucleare civile
  • Il movimento pacifista contro il nucleare
  • Disobbedienza civile.
  • Riconciliare gli esseri umani con la natura e il vivente
  • evitare le pandemie ripristinando gli ecosistemi e gli spazi vitali delle specie
  • stili di vita, consumo etico e beni comuni
  • conversione ecologica
  • diritto alla bellezza, al silenzio, all’aria pulita, al futuro
  • presenza della natura nei luoghi in cui viviamo (scuole, uffici, fabbriche, spazi pubblici, periferie)
  • portare la cura del pianeta, delle relazioni e del vivente nelle politiche educative, occupazionali, sociali e culturali
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Istruzione, ricerca e ambiente per un’altra idea di futuro

9 novembre 2020

Le Giornate del Lavoro CGIL

VII EDIZIONE

a cura della FLC CGIL

Ne discutono insieme:

Mario Agostinelli, vice Presidente Laudato si’ – Presidente Energia Felice – ricercatore Enea

Alessandro Personé, Unione degli Studenti – Studenti per l’ambiente

Francesco Sinopoli, Segretario generale FLC CGIL

I relatori potranno partecipare ed intervenire collegandosi al seguente link: https://meet.google.com/mmj-nsdp-gun

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Comunità per il Clima: un nuovo modello di comunità sostenibile

19/11, online

(bozza presentazione)

Webinar di presentazione del libro:

“Niente di questo mondo ci risulta indifferente”

Premessa

L’enciclica Laudato sì, individua ed indica le profonde connessioni tra pace, accoglienza, tutela ambientale, giustizia sociale, lavoro degno, rispetto della natura, lotta alla povertà e sostenibilità dei consumi.

L’enciclica traccia un percorso di pensiero e di azione imperniato sull’ecologia integrale.

Quanto sopra, al di là delle parole dette a favore di un nuovo modello centrato sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale, poi stenta nei fatti ad affermarsi e ad essere posto al centro delle scelte politiche in relazione ad un nuovo modello economico da promuovere.

Leggendo i commenti dei giornali e i risultati delle analisi economiche, il nodo centrale è sempre lo stesso: calano i consumi, scende il PIL, bisogna rilanciare l’economia, la produzione i consumi ! Questo non è più possibile e servono scelte radicali perseguite con tenacia e lungimiranza.

Ovviamente mantenere la barra, sulla necessità del cambiamento non è semplice; serve una grande consapevolezza dell’ineluttabilità del trapasso ad un modello alternativo a quello consumistico, senza che questo spaventi e rischi di impoverire le comunità.

Il Progetto Comunità per il clima (promosso dall’Associazione Borghi Autentici e l’Associazione Laudato sì – Un’alleanza per il Clima, la terra e la giustizia sociale) deve essere motore primo di questa sfida e accompagnare gli amministratori delle comunità locali che, convinti della necessità del cambiamento siano poi capaci di trasferire questa necessità alla Comunità di cui sono espressione.

La riconversione ecologica è assai più di un riformismo verboso: è una pratica continua che può avere nei Borghi Autentici protagonisti privilegiati.

La pubblicazione “Niente di questo mondo ci risulta indifferente” è il risultato di un percorso promosso dall’ l’Associazione Laudato sì – Un’alleanza per il Clima, la terra e la giustizia sociale attraverso un tavolo formato da attivisti, studiosi, rappresentanti dell’associazionismo e dei movimenti, credenti e non credenti che hanno deciso di confrontarsi e collaborare alla stesura di un documento capace di tradurre la visione unitaria e sovversiva dell’enciclica in una sintetica disamina per punti.   

La pubblicazione, curata da Daniela Padoan, è un lavoro collettivo dei soci fondatori dell’Associazione Laudato sì – Un’alleanza per il Clima, la terra e la giustizia sociale: Mario Agostinelli, Virginio Colmegna, Oreste Magni, Antonio Soffientini, Guido Viale, Emilio Molinari, Daniela Padoan, Paola Regina, Simona Sambati, Emanuela Vicentini.

Nel corso del webinar, interverranno:

Don Virginio Colmegna,

Mario Agostinelli,

Daniela Padoan,

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Introduce e coordina: Antonio cardelli, Vice Segretario nazionale dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia.

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