Tutti gli articoli di mario agostinelli

CURIAMO IL PIANETA

CORSO PER INSEGNANTI CGIL FLC

Strumenti didattici per comprendere e affrontare l’attuale intreccio di crisi pandemica, ecologica e sociale

a cura di associazione Laudato si’

PRATICARE L’ECOLOGIA INTEGRALE

Con l’enciclica Laudato si’ sulla cura della “casa comune”, papa Francesco ha chiesto agli abitanti della Terra, credenti e non credenti, di fermarsi a riflettere sull’evidenza che l’umanità sta creando le condizioni per la propria estinzione.  Siamo ospiti e non padroni del mondo che abitiamo e non è più possibile separare la salute degli uomini da quella degli animali e dell’ambiente, così come non è più possibile assentire alle enormi ingiustizie che vedono 27 persone possedere la stessa ricchezza della metà più povera degli abitanti della Terra. L’enciclica, non diversamente dai movimenti dei giovani che in ogni continente chiedono il diritto al futuro, indica la necessità di una presa di coscienza e l’assunzione di comportamenti individuali e collettivi che affrontino l’imminenza del “punto di non ritorno” indicato dagli scienziati, quando il riscaldamento climatico produrrà conseguenze irreversibili. A esserne maggiormente colpiti saranno i territori fragili, e le prime vittime saranno gli esseri umani più poveri ed esposti: quelli che papa Francesco chiama gli “scarti” di una cultura e di un sistema economico che ha fatto del profitto e della sopraffazione il proprio nucleo normativo.

OBIETTIVI

L’associazione Laudato si’ ha tratto dall’enciclica Laudato si’ indicazioni che investono i comportamenti individuali e collettivi di ciascuno, ponendo l’educazione e la formazione al centro di un processo di resistenza culturale che deve iniziare dalla scuola. È essenziale che studenti e studentesse possano essere accompagnati a cogliere in uno stesso orizzonte fenomeni apparentemente distanti e poco comprensibili, che tuttavia hanno un peso enorme sulle nostre esistenze.

In particolare vogliamo favorire:

  • la conoscenza scientifica dei fenomeni del riscaldamento climatico e della depredazione ambientale
  • l’analisi di un sistema economico che produce “scarti” umani e materiali, povertà e migrazione forzata
  • la riflessione su una cultura antropocentrica che vede l’uomo come destinatario delle risorse del pianeta e riduce il vivente a “cosa” utilizzabile ed eliminabile, e che crede di poter piegare le forze della natura al suo servizio: dal nucleare alle armi chimiche e batteriologiche
  • la percezione del livello di ineguaglianza che si esprime nelle povertà e nel mancato o ridotto accesso alle cure, a una sana alimentazione, all’abitazione e all’istruzione
  • la competenza per produrre cambiamenti che riguardino tanto gli stili di vita individuali quanto l’orizzonte globale indicato dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile 2030, a cominciare dalle città e dai territori in cui si vive
  • l’elaborazione di un diritto al lavoro finalizzato alla realizzazione individuale e alla sostenibilità economica e ambientale, che veda come prioritaria la cura dei singoli, della collettività e degli ecosistemi
  • la coscienza delle diseguaglianze di genere e delle discriminazioni sessuate
  • la volontà di recuperare un rapporto con il mondo animale, la natura, la bellezza e l’armonia del creato, senza il quale gli esseri umani sprofondano nell’alienazione
  • la coscienza dei limiti, dei pericoli e delle grandi possibilità connesse alla  tecnologica e al mondo digitale, assieme all’analisi della tecnosfera e degli sviluppi in positivo della cittadinanza digitale

STRUTTURA DEL CORSO

La nostra proposta formativa si basa sul volume Niente di questo mondo ci risulta indifferente, pubblicato nel maggio 2020, risultato di un serrato confronto durato più di due anni tra un centinaio di attivisti, associazioni, studiosi ed esperti, che si sono resi disponibili ad attività di supporto didattico per introdurre l’ecologia integrale nelle scuole.

I corsi saranno strutturati in 6 o più lezioni della durata complessiva di 60’, divise in 45’ di esposizione da parte di due relatori, in presenza o in remoto, così da assicurare una diversa prospettiva sul medesimo argomento, e 15’ di confronto e dialogo finale con i partecipanti.

Durante ciascuna lezione verranno mostrati powerpoint e brevi video, slide con dati e documenti, quadri normativi europei e internazionali relativi agli specifici argomenti trattati, sitografie e bibliografie per approfondimenti.

Prima di ciascuna lezione verrà distribuito materiale preparatorio.

Al termine delle singole lezioni e al termine del corso verranno distribuiti strumenti didattici per facilitare la continuazione del lavoro con gli studenti.

TRACCE PER LE LEZIONI

  1. Clima
  2. Sintomi e cause del riscaldamento globale
  3. Spiegazione e interconnessione dei fenomeni climatici che contrassegnano la crisi in atto: desertificazioni, siccità, incendi, inondazioni, innalzamento dei mari, uragani, eventi meteorologici estremi, scioglimento dei ghiacciai, rottura del permafrost e conseguente fuoriuscita di metano e agenti patogeni sconosciuti, invasioni epocali di insetti.
  4. Motivi e pericoli del negazionismo climatico.
  5. Funzione del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’ONU e della Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
  6. Analisi delle richieste e degli allarmi lanciati dagli scienziati e dal movimento globale  Fridays For Future.
  7. Cosa fare: fonti rinnovabili, decarbonizzazione, transizione energetica. Ripensare la mobilità. Salvare le grandi foreste pluviali
  • Migrazioni ambientali
  • Depredazione ambientale: land grabbing e water grabbing
  • Estrattivismo e minerali dei conflitti
  • Da cosa fuggono i migranti? Chi è un profugo?
  • Relazione tra crisi climatica, guerre e migrazioni di massa
  • Quadro giuridico internazionale e Convenzioni
  • Libia, Mediterraneo, accoglienza in Italia e in Europa
  • Percezione e realtà del fenomeno migratorio
  • Scarti e povertà
  • Resti della produzione industriale e discariche tossiche
  • Resti del nostro consumo e inquinamento dei mari
  • L’Antropocene come era geologica segnata dai nostri rifiuti
  • Lo scarto come paradigma delle diseguaglianze: continenti scartati e periferie
  • Scarti umani: poveri, emarginati, reclusi
  • Il lavoro schiavo
  • Destinazione universale dei beni della Terra
  • Le categorie dello scarto durante la pandemia di Covid-19: anziani, RSA, protocolli di accesso alla terapia intensiva, “pulizia etnica” dei popoli nativi
  • Giustizia sociale e giustizia ambientale sono due facce della stessa medaglia
  • Virtuale e artificiale
  • L’era digitale
  • La disinformazione cibernetica
  • La guerra per il controllo dei Big Data
  • Il riconoscimento facciale e il Grande Fratello
  • Amazon e il mondo a domicilio
  • Fake news e realtà aumentata
  • Sovranità digitale, democrazia partecipativa e Smart city
  • Guerra e nucleare
  • Il rischio di una corsa al riarmo nucleare
  • Gli ordigni atomici sul suolo europeo
  • Ghedi, Aviano e Sigonella: depositi nucleari Nato
  • Contiguità tra nucleare militare e nucleare civile
  • Il movimento pacifista contro il nucleare
  • Disobbedienza civile.
  • Riconciliare gli esseri umani con la natura e il vivente
  • evitare le pandemie ripristinando gli ecosistemi e gli spazi vitali delle specie
  • stili di vita, consumo etico e beni comuni
  • conversione ecologica
  • diritto alla bellezza, al silenzio, all’aria pulita, al futuro
  • presenza della natura nei luoghi in cui viviamo (scuole, uffici, fabbriche, spazi pubblici, periferie)
  • portare la cura del pianeta, delle relazioni e del vivente nelle politiche educative, occupazionali, sociali e culturali
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Istruzione, ricerca e ambiente per un’altra idea di futuro

9 novembre 2020

Le Giornate del Lavoro CGIL

VII EDIZIONE

a cura della FLC CGIL

Ne discutono insieme:

Mario Agostinelli, vice Presidente Laudato si’ – Presidente Energia Felice – ricercatore Enea

Alessandro Personé, Unione degli Studenti – Studenti per l’ambiente

Francesco Sinopoli, Segretario generale FLC CGIL

I relatori potranno partecipare ed intervenire collegandosi al seguente link: https://meet.google.com/mmj-nsdp-gun

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Comunità per il Clima: un nuovo modello di comunità sostenibile

19/11, online

(bozza presentazione)

Webinar di presentazione del libro:

“Niente di questo mondo ci risulta indifferente”

Premessa

L’enciclica Laudato sì, individua ed indica le profonde connessioni tra pace, accoglienza, tutela ambientale, giustizia sociale, lavoro degno, rispetto della natura, lotta alla povertà e sostenibilità dei consumi.

L’enciclica traccia un percorso di pensiero e di azione imperniato sull’ecologia integrale.

Quanto sopra, al di là delle parole dette a favore di un nuovo modello centrato sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale, poi stenta nei fatti ad affermarsi e ad essere posto al centro delle scelte politiche in relazione ad un nuovo modello economico da promuovere.

Leggendo i commenti dei giornali e i risultati delle analisi economiche, il nodo centrale è sempre lo stesso: calano i consumi, scende il PIL, bisogna rilanciare l’economia, la produzione i consumi ! Questo non è più possibile e servono scelte radicali perseguite con tenacia e lungimiranza.

Ovviamente mantenere la barra, sulla necessità del cambiamento non è semplice; serve una grande consapevolezza dell’ineluttabilità del trapasso ad un modello alternativo a quello consumistico, senza che questo spaventi e rischi di impoverire le comunità.

Il Progetto Comunità per il clima (promosso dall’Associazione Borghi Autentici e l’Associazione Laudato sì – Un’alleanza per il Clima, la terra e la giustizia sociale) deve essere motore primo di questa sfida e accompagnare gli amministratori delle comunità locali che, convinti della necessità del cambiamento siano poi capaci di trasferire questa necessità alla Comunità di cui sono espressione.

La riconversione ecologica è assai più di un riformismo verboso: è una pratica continua che può avere nei Borghi Autentici protagonisti privilegiati.

La pubblicazione “Niente di questo mondo ci risulta indifferente” è il risultato di un percorso promosso dall’ l’Associazione Laudato sì – Un’alleanza per il Clima, la terra e la giustizia sociale attraverso un tavolo formato da attivisti, studiosi, rappresentanti dell’associazionismo e dei movimenti, credenti e non credenti che hanno deciso di confrontarsi e collaborare alla stesura di un documento capace di tradurre la visione unitaria e sovversiva dell’enciclica in una sintetica disamina per punti.   

La pubblicazione, curata da Daniela Padoan, è un lavoro collettivo dei soci fondatori dell’Associazione Laudato sì – Un’alleanza per il Clima, la terra e la giustizia sociale: Mario Agostinelli, Virginio Colmegna, Oreste Magni, Antonio Soffientini, Guido Viale, Emilio Molinari, Daniela Padoan, Paola Regina, Simona Sambati, Emanuela Vicentini.

Nel corso del webinar, interverranno:

Don Virginio Colmegna,

Mario Agostinelli,

Daniela Padoan,

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Introduce e coordina: Antonio cardelli, Vice Segretario nazionale dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia.

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Armi nucleari, ok alla ratifica del trattato per la proibizione. Ma manca la firma dell’Italia

La notizia rimbalza nascosta ma inoccultabile sui media di ogni Paese. Incredulità e disattenzione sembrano gli effetti cui si abbandonano in questi giorni gli opinionisti, i politici, perfino gli intellettuali, che in questo mondo civile hanno spesso dato per scontato che la vita e la sopravvivenza di intere popolazioni – o addirittura del genere umano – potessero essere esposti alla mancanza di controllo di pochi irresponsabili, disposti a risolvere con la forza nucleare più distruttiva le contese e i conflitti internazionali.

In fondo, dopo 75 anni, la nemesi di Hiroshima e Nagasaki ricade su chi ha cercato di interpretare sotto il profilo dell’annientamento la figura del nemico sconfitto. Forse solo così si spiega la mancanza di sollievo e la noncuranza con cui la maggior parte dei cittadini delle potenze nucleari del mondo o che ospitano sui loro territori ordigni atomici (è il caso dell’Italia) ha accolto una svolta storica sul piano legale, anche se non ancora conquistata su quello politico.

Dopo che il 7 luglio 2017, 122 paesi avevano votato in sede Onu a favore del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, il 24 ottobre 2020 il Tpan ha raggiunto i 50 Stati firmatari richiesti per la sua entrata in vigore, dopo che l’Honduras l’ha ratificato, appena un giorno dopo la Giamaica e Nauru.

Nel mondo, a partire dalla voce dei Paesi minori, sta succedendo qualcosa di nuovo e proprio quando la pandemia sembrerebbe sopire le grandi speranze. Sono milioni i cittadini – anche italiani – che si sono mobilitati per vietare le armi nucleari con una legge di validità internazionale e il ruolo della Campagna Internazionale per Abolire le Armi Nucleari, l’Ican, è stato decisivo. Tra 90 giorni, nonostante l’opposizione degli Stati Uniti, verrà ratificato il divieto categorico delle armi nucleari, oltre a quelle batteriologiche e chimiche.

Decenni di attivismo hanno raggiunto quello che molti hanno detto essere impossibile. Tutti e 50 gli Stati hanno dimostrato una vera determinazione, affrontando livelli di pressione senza precedenti da parte degli Stati armati nucleari per non aderire. Una recente lettera, resa pubblica solo pochi giorni prima della cerimonia, dimostra come l’amministrazione Trump abbia esercitato pressioni dirette sui 50 Stati, affinché si astengano dall’incoraggiare altri ad aderirvi.

Beatrice Finh, premio Nobel per la Pace, ha dichiarato: “I 50 paesi che ratificano questo Trattato stanno dimostrando una vera leadership nella definizione di una nuova norma internazionale secondo cui le armi nucleari non sono più solo immorali bensì totalmente illegali”.

Il trattato richiede che tutti i paesi che lo ratificano “mai in nessuna circostanza … sviluppino, testino, producano, fabbrichino e altrimenti acquisiscano, possiedano o accumulino armi nucleari o altri dispositivi esplosivi nucleari”. Vieta inoltre qualsiasi trasferimento o uso di armi nucleari o ordigni esplosivi nucleari – e la minaccia di utilizzare tali armi – e richiede alle parti di promuovere il trattato in altri paesi.

Purtroppo, il cammino reale è ancora lungo e insidioso, anche se la ratifica ha un significato storico e dirompente. Ci sono oltre 14.000 bombe nucleari nel mondo, migliaia delle quali sono pronte per essere lanciate in un istante e la potenza di molte di quelle testate è decine di volte maggiore delle armi sganciate su Nagasaki e Hiroshima. Nessuna potenza nucleare l’ha firmato, e solo 6 dei 49 stati europei hanno approvato e ratificato il trattato: Austria, Irlanda, Malta, San Marino Liechtenstein e lo Stato del Vaticano. L’Italia non ha firmato né ratificato il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, pur essendo uno dei cinque stati europei che ospitano testate nucleari statunitensi nell’ambito di accordi Nato presso le basi aeree di Aviano e di Ghedi.

Settantacinque anni e le lotte per la pace non sono passate invano. Ora abbiamo più chiara una visione delle interconnessioni che regolano non solo la sopravvivenza, ma anche l’orizzonte praticabile di una giustizia sociale e possiamo ancor meglio interpretare gli allarmi “romantici” con cui Albert Einstein, Bertrand Russell, Philip Morrison, Omar Bradley, Joseph Rotblat, cercavano di disinnescare il pericolo tutt’altro che irreale di un conflitto atomico.

Stiamo lasciando l’era nucleare per entrare, ci auguriamo, in quella solare. Per molti aspetti l’era solare oggi è al punto in cui si trovava l’era del carbone quando venne inventata la macchina a vapore. In quell’epoca il carbone era usato per riscaldare le abitazioni e per fondere materiale ferroso, mentre era appena agli inizi l’idea di usare motori a vapore alimentati a carbone per fornire energia alle fabbriche o ai sistemi dì trasporto.

Quando si considerano le tecnologie solari, gli attuali leader politici, ancora affascinati dal carbone e dall’energia nucleare, si comportano come gli scettici del XVIII secolo nei confronti del motore a vapore. L’era solare non può che coesistere con la pace e in tale contesto la connessione tra nucleare civile e militare ha continuato a rappresentare ancor oggi una contraddizione irrisolta.

Sappiamo quanto siano in atto tendenze ambientali che minacciano di alterare a fondo il pianeta e che mettono in pericolo la vita di molte specie che lo abitano, compreso l’uomo. Ogni anno nove milioni di ettari di suolo produttivo si trasformano in arido deserto; ogni anno vengono abbattuti oltre undici milioni di ettari di foreste, che equivarranno in un quarto di secolo a una superficie pari a quella dell’India. In un tempo che viene a mancare è di segno positivo lo slancio dei primi 50 Paesi per bandire il nucleare.

Ora tocca a noi, alla pressione che sapremo fare a cominciare dai nostri Comuni, le nostre Regioni, il nostro Governo. Nell’ultima enciclica “Fratelli Tutti” Francesco sembra anticipare l’avvenimento del 24 ottobre scorso, quando scrive: “Mai più la guerra! E che l’obiettivo finale dell’eliminazione totale delle armi nucleari diventi una sfida e sia un imperativo morale e umanitario. E con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per sconfiggere la fame e la povertà”. Basterà uno sforzo congiunto, non solo a sconfiggere il coronavirus, ma anche a non tornare più a come eravamo prima?

L’articolo Armi nucleari, ok alla ratifica del trattato per la proibizione. Ma manca la firma dell’Italia proviene da Il Fatto Quotidiano.

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Green deal, per il sequestro del carbonio servono tempo e denaro. Ma l’emergenza clima è qui

[Continua da qui]

di Mario Agostinelli e Angelo Consoli

Va detto che i costi delle tecnologie per l’idrogeno “blu” non sono affatto prevedibili. In altre parole, mentre sappiamo benissimo quanto sia sempre più competitiva la generazione rinnovabile, quanto costi un elettrolizzatore e quanto potrà variare tale prezzo nel corso del prossimo futuro, nessuno ha mai detto esattamente (e soprattutto nessuno ha mai dimostrato) quanto costa sequestrare sottoterra una tonnellata di CO2 in modo efficace e, soprattutto, sicuro.

La Commissione, pur di schiudersi alle pressioni di Gasnaturally, ha affermato che “al momento attuale né l’idrogeno rinnovabile, né l’idrogeno da fonti fossili con cattura del carbonio sono competitivi se paragonati all’idrogeno fossile”. E, pur ribadendo che “La priorità per l’Ue è lo sviluppo di idrogeno rinnovabile, prodotto utilizzando principalmente energia solare e eolica e che la scelta dell’idrogeno rinnovabile aumenta la capacità industriale europea nel settore degli elettrolizzatori, dispiega nuovi posti di lavoro e crescita economica in Ue” ritiene opportuna “una maturazione della tecnologia e della diminuzione dei costi di produzione”.

Una chiara concessione alle lobby fossili che insistono sul reforming sporco del metano e che non ha nulla a che vedere con il riconoscimento della mancanza di tempo cui l’emergenza climatica ci chiama. E’ chiaro il salto logico: occorre ammettere che, a tutt’oggi, nessuno è in grado di dire quale sia il reale costo del processo di Ccs e, quindi, di affermare che esso sia inferiore o superiore al costo dell’idrogeno da fonti rinnovabili.

Cominciamo col dire che una ricerca internazionale pubblicata di recente su Nature Energy che ha confrontato l’Eroei (il tasso di ritorno energetico di un impianto comparato all’energia necessaria per costruirlo e gestirlo) di impianti a fonti fossili dotati di Ccs con quelli a fonti rinnovabili dotati di sistemi di accumulo ha trovato che gli impianti Ccs hanno un ritorno energetico di gran lunga inferiore. Ma oltre che sul piano energetico, con la Ccs il piatto piange soprattutto su quello economico. Infatti ci sono vari modi di catturare e stoccare la CO2, con diversi livelli di sicurezza. Naturalmente gli impianti di Ccs più economici sono i meno sicuri, e viceversa, i più sicuri sono i meno economici.

Si tratta di un processo che richiede la costruzione di gasdotti particolarmente costosi per il trasporto della CO2 e dell’idrogeno, la cui lunghezza non può essere valutata finché non sia stata decisa la dislocazione dei depositi temporanei, che pure devono essere costruiti appositamente, perché richiedono determinate condizioni geologiche e sismiche che allarmano le popolazioni.

Non tutti sanno che nel 2007, in coincidenza con la strategia energetica sostenibile varata con gran convinzione dalla Merkel durante il suo semestre di presidenza europea (il famoso pacchetto Clima Energia 20 20 20), le lobby del fossile ottennero in compensazione 1 miliardo di euro per realizzare “la costruzione e la messa in funzione nell’Ue, entro il 2015, di 12 impianti di dimostrazione per la produzione commerciale di elettricità con cattura e stoccaggio del carbonio (Ccs)”. A tutt’oggi non se ne ha più alcuna notizia, come è stato certificato da una apposita relazione della Commissione che ha ammesso il fallimento del programma.

Inoltre è intervenuta anche la Corte dei Conti dell’Unione Europea che ha concluso che i finanziamenti ai progetti dimostrativi della Ccs sono stati uno spreco per l’Europa, perché sei progetti non sono stati neanche finanziati per mancanza delle basi minime per accedere ai finanziamenti europei, mentre per gli altri sei il programma “non ha realizzato i propri ambiziosi obiettivi in materia di cattura e stoccaggio del carbonio, poiché nessuno dei progetti che hanno ricevuto finanziamenti dall’Ue ha dimostrato la fattibilità della tecnologia su scala commerciale” (cfr. paragrafi 20-22). Un bilancio catastrofico, dunque, sia sul piano tecnologico che su quello economico, certificato dalla stessa Commissione e dalla Corte dei Conti Europea.

Nel caso esplicito delle dismissioni degli impianti a carbone occorre avviare subito un confronto democratico a partire dai comuni, dai territori e dalle Regioni fino al livello nazionale, per evitare che i prossimi 30 anni siano occupati dal rilancio di una infrastruttura fossile che contrasterà irreversibilmente la transizione europea verso gli ambiziosi obiettivi di idrogeno da rinnovabili. Si avvierebbe così un grande processo di risanamento del territorio e di valorizzazione delle risorse naturali, delle risorse economiche, umane e occupazionali a cui le forze politiche democratiche e i sindacati dei lavoratori non possono sottrarsi.

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