Florian Illies nel suo 1913 descrive lo scivolamento dell’Europa verso il baratro, costellato da frivolezze, superficialità, rimozioni, noncuranza dello spezzarsi della vita per mano della guerra mondiale in arrivo. Anche noi, 40 anni dopo, potremmo vivere un tempo in cui ci si appressa alla guerra – questa volta definitiva – scordandoci di essere una specie in pericolo, mentre aspiriamo ad essere vincitori o vinti in una competizione insensata, che risucchia la gran parte delle risorse anche morali di cui disponiamo.
Quale dovrebbe essere il nostro compito ce lo indicano altresì il cambiamento climatico, la minaccia nucleare, l’estendersi dell’ingiustizia sociale, ma da questo lato non ci mettiamo in ascolto. Anzi, proprio in questi mesi scorre a profusione la banalizzazione del rischio o la colpevolizzazione del nemico di turno: si ragiona per blocchi di appartenenza, alleanze militari, massacri per tutelare i confini e perfino l’Europa, che dopo il 1945 si era dotata di Costituzioni di democrazia sociale, ha perso la voce.
Così arrivano notizie impensabili, ma segno di uno smarrimento della misura. Bresciaoggi del 28 Novembre annuncia l’aumento delle scorte di iodio nei depositi della provincia in previsione di un attacco nucleare. In effetti La Regione Lombardia ha pubblicato il 30 ottobre 2024 sul sito una delibera rivolta ai cittadini con cui dispone di “istituire 30 microdepositi sul territorio regionale dedicati allo stoccaggio di Ioduro di potassio“, sotto il titolo “Emergenza Ucraina – eventuale rischio nucleare: no a farmaci fai da te” (è noto come lo iodio – un palliativo a fronte di ben altri effetti – assista il funzionamento della tiroide nel caso di una eventuale esposizione a radiazioni. Anche se i danni sono concreti).
La disposizione non riproduce più quella degli anni precedenti per contrastare eventuale radioattività nell’aria, ma viene emessa in previsione di azioni ostili rivolte contro la popolazione: nello specifico, “in considerazione delle crescenti preoccupazioni per il potenziale rilascio di sostanze radioattive causate dagli scontri in Ucraina”. Per un bresciano è evidente la connessione tra un attacco missilistico russo e il grande deposito di bombe nucleari americano a Ghedi – in provincia – da poco ammodernate e rese aviotrasportabili. L’allusione è resa plastica dallo sfondo del sito che riporta la bandiera giallo-blu.
L’Asst del Garda (che gestisce gli ospedali di Desenzano, Gavardo e Manerbio) ha convocato per il 17 dicembre, con lettera firmata dalla direzione sanitaria, una riunione di “dirigenti medici e amministrativi, farmacisti, autisti di collegamento e operatori di magazzino» che ha per oggetto “Microdepositi di ioduro di potassio”, precisando nella stessa lettera che si tratta di un “antidoto da distribuire alla popolazione e agli operatori in caso di evento nucleare avverso”, in attuazione delle ultime disposizioni statali e regionali.
Certamente, non mette di buon umore che si stia facendo scorta di farmaci utili nel malaugurato caso di un’esposizione di massa a radiazioni nucleari: potrebbe voler dire anche che la percezione del rischio, ai piani alti delle istituzioni è aumentata, oppure, che si vuole disporre la popolazione ad un’ulteriore avversione verso in nemico russo e che potremmo essere alla preparazione di una fase molto operativa.
Occorrerebbe invece ragionare di quanto sia improvvida ed azzardata la decisione europea di inviare nostri missili che possano colpire il territorio moscovita, dando luogo ad azioni di risposta che stanno nell’ordine spaventoso della strategia del First strike, ormai sdoganata dai due grandi imperi in guerra per procura.
L’allarme, che si continua a sottovalutare, proviene perfino da un insospettabile e prestigioso esperto, come il francescano Benanti, che fa parte della Commissione nazionale per l’intelligenza artificiale, il quale, inopinatamente, pubblica sul Sole 24 ore dell’11 dicembre un articolo insolito per chi lo segue nelle sue frequenti valutazioni: “La guerra cognitiva della Cina: Pechino e l’arma manipolatoria dell’algoritmo”.
Prendendo spunto da un articolo pubblicato nel 2023 sulla rivista Information Security and CommunicationsPrivacy, una pubblicazione supervisionata dal Ministero dell’Industria e della Sicurezza Informatica cinese, l’esperto delinea un quadro chiaro su come gli algoritmi “potenziano” ogni fase di un’operazione cognitiva in un modello che profila il pubblico di destinazione, ne cattura l’attenzione e le esigenze psicologiche, prevede l’utilizzo di manipolazioni degli algoritmi per amplificare e promuovere narrazioni specifiche, raggruppa individui con opinioni simili in ”bolle informative” e li sprona ad interventi tempestivi che le facciano evolvere nella direzione desiderata. “Guerra cognitiva algoritmica teorizzata e strutturata da studiosi militari e politici cinesi”: i prossimi nemici.
Il pessimismo sembra contagiare perfino un eccellente e pacato analista geopolitico: Lucio Caracciolo che nell’ultimo numero di Limes definisce fallimentare la lotta contro il cambiamento climatico e mette in competizione i tempi della sopravvivenza con quelli che ci lascia a disposizione la guerra definitiva: quella nucleare.
Credo che queste opinioni pessimiste vadano accolte con preoccupazione e con tutte le forze rinnovate da chi si riorganizza per la pace. In fondo come scrive Ivan Illich: “la speranza di sopravvivenza umana risiede nella sua forza sociale”.
L’articolo Pastiglie allo iodio anti-radiazioni e guerre dirette con l’AI: come non essere pessimisti? proviene da Il Fatto Quotidiano.